Il Sole24Ore di ieri pubblica un articolo, scritto da Marco Alfieri, a commento dell'ipotesi di creazione di un vettore del Nord che sostituisca AZ a Malpensa.
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Trasporto aereo. Da Volare a Gandalf la storia delle compagnie del Nord è punteggiata da una serie di crack
Il sogno mancato di Air Padania
Debiti, arresti e commissariamenti segnano la fine di troppe avventure
Marco Alfieri
MILANO
Compagnia del nord, basta la parola. Se pensiamo che il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, è dal 2001 che agitano (invano) lo spettro di un Air Padania pronta a subentrare nel caso Alitalia mollasse Malpensa, come previsto dal piano di acquisto targato Air France. “La compagnia del nord esiste solo nella fantasia politica di Formigoni e Bossi”, spiegano i detrattori. “Non è vero: ci sono industriali pronti ad entrare in un progetto serio, in alleanza con un grande vettore internazionale”, rispondono gli sponsor di Air Padania, che ieri ha trovato sostegno nella Lega ticinese, il cui leader Giuliano Bignasca ha incontrato Bossi promettendo aiuto nella battaglia pro Malpensa.
Di certo, qualcuno che sopra il Po c’ha già provato, in questi anni, sfruttando la liberalizzazione dei cieli, c’è stato. Peccato solo che la storia dell’aviazione made in Padania sia stata almeno per ora una poco eroica stagione di formidabili flop. Troppe le compagnie nate e morte in pochi anni, costrette a ripiegare le ali sotto montagne di debiti, arresti, tribunali e commissariamenti a metà tra avventurismo finanziario e dilettantismo industriale.
Il caso più controverso è quello di Volare, travolta da un crack da 500 milioni e poi finita in pancia ad Alitalia. Volare Airlines viene fondata nel ’97 dall’orafo vicentino Gino Zoccai e dall’ex pilota Vincenzo Soddu. Ma il grande salto avviene nel 2000, quando acquista da Lupo Rattazzi Air Europe, leader nel mercato charter. Nasce così la holding Volare Group, in cui entra al 49% il colosso Swissair. Dopo l’11 settembre comincia il declino. Fallita Swissair, Zoccai è costretto ad acquistarne la quota e salire al 75% della compagnia. Si tenta la svolta low cost trasformando Volare in Volareweb.com. I debiti però salgono e Zoccai deve rinunciare alla maggioranza. Nel frattempo entra anche l’imprenditore argentino Eduardo Eurnekian, ma l’iniezione di 80 milioni non frena il tracollo finanziario. Si tenta un ultimo rilancio con l’arrivo di Giorgio Fossa al posto dello stesso Zoccai. Ma anche lui lascia dopo pochi mesi. Gli subentra Mauro Gambaro. A inizio novembre 2004 la situazione precipita, con il varesino ministro Maroni che promette l’intervento pubblico per salvare i duemila posti di lavoro a rischio della “padanissima” Volare, tirandosi dietro le accuse di statalismo a singhiozzo.
Pasa qualche giorno ed è la procura di Busto Arsizio ad aprire un’indagine. Al centro dell’inchiesta il rapporto della KPMG sui bilanci 2001-2003 voluto da Fossa. Volare viene posta in amministrazione controllata. Mentre nella primavera 2005 scatteranno gli arresti per 6 ex manager tra cui Zoccai, Soddu e Gambaro, a cui viene contestato un crack da 500 milioni di euro.
Altro flop è quello del vettore luxury Gandalf Airlines, fondato nel ’98 da tre giovani dirigenti ex McKinsey per far volare a tutto confort gli uomini d’affari lombardi. Il vettore privato ha base operativa su Orio al Serio. Nel ’99 Gandalf si quota al Nuovo mercato, che in quegli anni fa volare le imprese più innovative. Il vettore in effetti sembra bruciare le tappe, forte di soci come il Fondo Pensione Cariplo. Il sogno però si spezza presto. Dopo aver bruciato 80 milioni di euro senza aver trovato un posizionamento strategico, e in mancanza di soci finanziatori, Gandalf ripiega le ali nel febbraio 2004, quando presenta istanza di fallimento al Tribunale di Parma.
Poi ci sono altri due casi di compagnie che volavano per conto di Alitalia, in una specie di franchising di rotte. Il primo è quello della varesino-bergamasca Azzurra Air. Fondata nel dicembre ’96 da Air Malta, nel capitale sociale figurano, oltre al vettore maltese al 49%, IMS International e Mediocredito centrale. Il crollo avviene a fine 2003. A novembre il gruppo annuncia l’acquisizione della francese Air Littoral ma l’accordo salterà a dicembre per il dissesto finanziario di Azzurra, ceduta nel frattempo al fondo d’investimento Seven Group. Nell’estate del 2004 la compagnia è dichiarata fallita, lasciando a casa 420 dipendenti. Nel luglio 2005, l’ex presidente Fausto Capalbo e l’ex a.d. Palmonella vengono arrestati per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita.
Il secondo flop di azienda che lavora su commessa Alitalia è quello di Minerva Airlines, mini-compagnia di proprietà di Giovanni Mancuso, imprenditore calabrese di serramenti proprietario del Catanzaro calcio, ma da subito basato sul triestino Ronchi dei Legionari. Finché il legame con Alitalia, via via trasformato da franchising in wet lease e poi in code sharing, tiene, la compagnia vivacchia. Non appena la Magliana taglia gli appalti, arriva il default. Le prime difficoltà cominciano nel 2003, il fallimento invece nel luglio 2004.
Se questi sono i flop più clamorosi, la stessa Alpi Eagles, l’ex compagnia vanto del ricco nordest, è in grandissima difficoltà, mentre Eurofly (gruppo charter di Meridiana), naviga in pessime acque finanziarie ed è stato convocato uno sciopero piloti per il prossimo 19 gennaio. D’altronde nel comparto aereo servono capitali enormi da investire e non basta l’amicizia di qualche politico per decollare. Invece il cielo del nord Italia si è troppo spesso riempito di faccendieri e rampanti compagnie durate lo spazio di un mattino. L’unica success story padana resta quella di Air Dolomiti, nata nell’89 dall’intuizione dell’industriale bresciano Alcide Leali e passata nel 2003 a Lufthansa. Anche se alcuni rumour danno il fondatore pronto a rientrare nel gruppo. Di certo, con l’acquisto dello strategico vettore nordestino, Lufthansa ha incassato un’ottima quota di mercato sull’area per i voli di lungo raggio via Monaco. Un po’ poco, però, per brindare alla compagnia del nord.
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Trasporto aereo. Da Volare a Gandalf la storia delle compagnie del Nord è punteggiata da una serie di crack
Il sogno mancato di Air Padania
Debiti, arresti e commissariamenti segnano la fine di troppe avventure
Marco Alfieri
MILANO
Compagnia del nord, basta la parola. Se pensiamo che il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, è dal 2001 che agitano (invano) lo spettro di un Air Padania pronta a subentrare nel caso Alitalia mollasse Malpensa, come previsto dal piano di acquisto targato Air France. “La compagnia del nord esiste solo nella fantasia politica di Formigoni e Bossi”, spiegano i detrattori. “Non è vero: ci sono industriali pronti ad entrare in un progetto serio, in alleanza con un grande vettore internazionale”, rispondono gli sponsor di Air Padania, che ieri ha trovato sostegno nella Lega ticinese, il cui leader Giuliano Bignasca ha incontrato Bossi promettendo aiuto nella battaglia pro Malpensa.
Di certo, qualcuno che sopra il Po c’ha già provato, in questi anni, sfruttando la liberalizzazione dei cieli, c’è stato. Peccato solo che la storia dell’aviazione made in Padania sia stata almeno per ora una poco eroica stagione di formidabili flop. Troppe le compagnie nate e morte in pochi anni, costrette a ripiegare le ali sotto montagne di debiti, arresti, tribunali e commissariamenti a metà tra avventurismo finanziario e dilettantismo industriale.
Il caso più controverso è quello di Volare, travolta da un crack da 500 milioni e poi finita in pancia ad Alitalia. Volare Airlines viene fondata nel ’97 dall’orafo vicentino Gino Zoccai e dall’ex pilota Vincenzo Soddu. Ma il grande salto avviene nel 2000, quando acquista da Lupo Rattazzi Air Europe, leader nel mercato charter. Nasce così la holding Volare Group, in cui entra al 49% il colosso Swissair. Dopo l’11 settembre comincia il declino. Fallita Swissair, Zoccai è costretto ad acquistarne la quota e salire al 75% della compagnia. Si tenta la svolta low cost trasformando Volare in Volareweb.com. I debiti però salgono e Zoccai deve rinunciare alla maggioranza. Nel frattempo entra anche l’imprenditore argentino Eduardo Eurnekian, ma l’iniezione di 80 milioni non frena il tracollo finanziario. Si tenta un ultimo rilancio con l’arrivo di Giorgio Fossa al posto dello stesso Zoccai. Ma anche lui lascia dopo pochi mesi. Gli subentra Mauro Gambaro. A inizio novembre 2004 la situazione precipita, con il varesino ministro Maroni che promette l’intervento pubblico per salvare i duemila posti di lavoro a rischio della “padanissima” Volare, tirandosi dietro le accuse di statalismo a singhiozzo.
Pasa qualche giorno ed è la procura di Busto Arsizio ad aprire un’indagine. Al centro dell’inchiesta il rapporto della KPMG sui bilanci 2001-2003 voluto da Fossa. Volare viene posta in amministrazione controllata. Mentre nella primavera 2005 scatteranno gli arresti per 6 ex manager tra cui Zoccai, Soddu e Gambaro, a cui viene contestato un crack da 500 milioni di euro.
Altro flop è quello del vettore luxury Gandalf Airlines, fondato nel ’98 da tre giovani dirigenti ex McKinsey per far volare a tutto confort gli uomini d’affari lombardi. Il vettore privato ha base operativa su Orio al Serio. Nel ’99 Gandalf si quota al Nuovo mercato, che in quegli anni fa volare le imprese più innovative. Il vettore in effetti sembra bruciare le tappe, forte di soci come il Fondo Pensione Cariplo. Il sogno però si spezza presto. Dopo aver bruciato 80 milioni di euro senza aver trovato un posizionamento strategico, e in mancanza di soci finanziatori, Gandalf ripiega le ali nel febbraio 2004, quando presenta istanza di fallimento al Tribunale di Parma.
Poi ci sono altri due casi di compagnie che volavano per conto di Alitalia, in una specie di franchising di rotte. Il primo è quello della varesino-bergamasca Azzurra Air. Fondata nel dicembre ’96 da Air Malta, nel capitale sociale figurano, oltre al vettore maltese al 49%, IMS International e Mediocredito centrale. Il crollo avviene a fine 2003. A novembre il gruppo annuncia l’acquisizione della francese Air Littoral ma l’accordo salterà a dicembre per il dissesto finanziario di Azzurra, ceduta nel frattempo al fondo d’investimento Seven Group. Nell’estate del 2004 la compagnia è dichiarata fallita, lasciando a casa 420 dipendenti. Nel luglio 2005, l’ex presidente Fausto Capalbo e l’ex a.d. Palmonella vengono arrestati per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita.
Il secondo flop di azienda che lavora su commessa Alitalia è quello di Minerva Airlines, mini-compagnia di proprietà di Giovanni Mancuso, imprenditore calabrese di serramenti proprietario del Catanzaro calcio, ma da subito basato sul triestino Ronchi dei Legionari. Finché il legame con Alitalia, via via trasformato da franchising in wet lease e poi in code sharing, tiene, la compagnia vivacchia. Non appena la Magliana taglia gli appalti, arriva il default. Le prime difficoltà cominciano nel 2003, il fallimento invece nel luglio 2004.
Se questi sono i flop più clamorosi, la stessa Alpi Eagles, l’ex compagnia vanto del ricco nordest, è in grandissima difficoltà, mentre Eurofly (gruppo charter di Meridiana), naviga in pessime acque finanziarie ed è stato convocato uno sciopero piloti per il prossimo 19 gennaio. D’altronde nel comparto aereo servono capitali enormi da investire e non basta l’amicizia di qualche politico per decollare. Invece il cielo del nord Italia si è troppo spesso riempito di faccendieri e rampanti compagnie durate lo spazio di un mattino. L’unica success story padana resta quella di Air Dolomiti, nata nell’89 dall’intuizione dell’industriale bresciano Alcide Leali e passata nel 2003 a Lufthansa. Anche se alcuni rumour danno il fondatore pronto a rientrare nel gruppo. Di certo, con l’acquisto dello strategico vettore nordestino, Lufthansa ha incassato un’ottima quota di mercato sull’area per i voli di lungo raggio via Monaco. Un po’ poco, però, per brindare alla compagnia del nord.