[TR] Mal d'Asia (finito)


I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
La prima volta in Malesia ero stato a Malacca, città coloniale che mi era piaciuta assai. I colleghi mi suggeriscono pertanto di fare un salto a George Town, altra città dal passato coloniale, mollemente adagiata sul lato orientale dell'isola di Penang.

Essendo il terzo aeroporto più trafficato e una delle principali città dell'isola, i collegamenti con KL non mancano di certo; ne aprofitto quindi per partire dall'aeroporto cittadino di Kuala Lumpur, nel sobborgo di Subang, il Sultan Abdul Aziz Shah Airport, giusto per non volare con le solite Air Asia o Malaysian Airlines. Fino all'apertura dal più grande e moderno KLIA, Subang era anche l'unico aeroporto internazionale al servizio della città.

Si pensò di riconvertirlo a centro espositivo, ma alla fine il governo malese decise di tenerlo aperto solo ai voli di aviazione generale e ai velivoli turboelica, e divenne negli anni l'hub per Firefly (una compagnia del gruppo Malaysian Airlines) e una base di Malindo Air.

Il modo più veloce e comodo per raggiungere l'aeroporto è sicuramente prenotare una macchina con Grab; il tragitto da Bukit Bintang richiede circa 20 minuti e costa circa 10/15€.
Considerata la mole di traffico attuale (circa 2 milioni di passeggeri annui) e quella sopportata prima dell'apertura di KLIA (circa 16 milioni...), la struttura, modernizzata e resa più bella, è assolutamente sovradimensionata, col fantastico risultato di avere zero code e molto spazio.





Al check-in, con una pletora di banchi aperti, non c'è assolutamente coda, e deposito il bagaglio in un attimo. La carta d'imbarco non è il classico tagliando rettangolare, ma uno scontrino della spesa stampato su carta termica.



Anche ai controlli di sicurezza mi sbrigo in un secondo, stante la completa assenza di persone in coda. Che pacchia...

C'è solo un piccolo problema. In barba alle raccomandazione dell'hotel (due ore di anticipo sono troppe, le conviene arrivare al massimo un'ora prima...) sono qui due ore spaccate prima del volo - e ora non so che cosa fare, visto che oltre i controlli di sicurezza non c'è nulla. Più meno sembra di stare nella sala d'aspetto di una ASL, ma con l'aria condizionata, in attesa che chiamino il numerino.



Dato che il volo è mezzo vuoto, chiamano l'imbarco molto a ridosso della partenza - e l'imbarco è spettacolare: passerella coperta lungo il perimetro dell'aerostazione, e camminata sottobordo, con un paio di addetti che indicano la strada e l'assistente di volo pronta a raccogliere gli ombrelli distribuiti all'uscita dell'aerostazione - inutili nel nostro caso, visto che ha appena smesso di piovere.


Tratta: Kuala Lumpur-Sultan Abdul Aziz Shah Airport (SZB) >>> Penang International Airport (PEN)
Volo: FY 1428
Aereo: ATR 72-500 (ATR 72-212A)
Marche: 9M-FYJ
Età: 8.4 anni
Posto: 2F
Sched/Actual: 1100-1200 // 1105-1150
Durata volo: 45'
Gate: 6

Non sapendo bene le regolamentazioni in termini di fotografia aeroportuale, ovvero, se rischio il gabbio oppure no, mi limito a rubare una istantanea, col telefonino, del nostro potente ATR, oggi in livrea speciale per pubblicizzare Jom Jalan, un servizio malese di prenotazione online per attività turistiche.



Si sale da dietro, come da tradizione ATR, per cui avere il 2F equivale a stare in piccionaia; per carità, a me va benissimo, basta avere le eliche dietro la testa...



Lo spazio per le gambe è più che buono. Il volo è mezzo vuoto ma qualcuno al check-in ha voluto assegnare un posto vicino al mio... per fortuna il passeggero si sposterà da solo ad imbarco ultimato.



Mi piace la combinazione dei colori di cabina. A parte che si abbina perfettamente a come sono vestito, ovviamente.



Decolliamo che ricomincia a piovere. Non sapevo che SZB fosse anche una base aerea; in foto due C-130 e un P-3 Orion.



E via verso i sobborghi di KL.



Il tempo in volo è velato; non che ci sia molto da vedere in ogni caso - acqua per lo più. Viene servito un piccolo rinfresco - prendo un succo di mango (ero quasi sicuro che lo avrebbero avuto!) che viene accompagnato da un pacchetto di noccioline. Combinazione dolce-salato molto sparkling.



Atterriamo. Che l'isola sia lussureggiante, lo si vede subito. Che il vetro sia rigato, pure.



Sono uno degli ultimi a scendere, ma molti si attardano a fare foto - se una mamma può scattare foto impunemente alla sua bimba con l'unicorno, io potrò ben fare una foto all'ATR, no?



e uno sguardo anche all'altra possibile opzione per venire qui:



Prendo un taxi verso l'hotel e mi fiondo subito a esplorare la città.

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DaV
 
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26 Aprile 2012
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Stranamente deluso dal non vedere bevande con colori improponibili, anche se il dolce a forma di orsetto e il fatto che tu vada in giro coi colori dell'Aston Villa sono una buona alternativa.

Parlando seriamente... continua così - soprattutto col cibo - che mi sembri il nuovo Tony Bourdain!!
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Sorry! Ho avuto un paio di settimane lavorativamente difficili... da casa ormai non ci sono più orari. Riprendiamo!

C'eravamo lasciati all'aeroporto di Penang. Penang (o meglio, la sua città principale, George Town) è rassicurantemente asiatica: quartieri vecchi e decadenti, moderni shopping mall, templi coi loro riti per noi imperscrutabili, cibo e odori da strada in abbondanza. Quello che vi potreste aspettare da un paese asiatico in pieno sviluppo, qui lo trovate in abbondanza.

Dato che George Town è la seconda città per dimensione del paese, quello che non vi dovete aspettare è l'atmosfera raccolta e intima di Malacca; qui di turisti da tutto il continente, e oltre, ve ne sono in abbondanza, ormai favoriti anche dal volo diretto di Qatar Airways che ha messo la città sulle mappe internazionali.

Arrivo in hotel e la camera è già pronta, quindi ne aprofitto per lasciare le cose in stanza, darmi una rinfrescata e organizzare la visita del pomeriggio. Il Cititel Express è un po' un grossolano pugno nell'occhio in un quartiere fatto di case basse nel tipico stile cinese (storicamente, il Penang è lo stato malese dove la percentuale di popolazione di etnia cinese è predominante, anche se le recenti immigrazioni interne, favorite dal governo centrale, hanno aumentato la popolazione di etnia malese fino a raggiungere la parità), ma ha il vantaggio di offrire una discreta visuale.



La maggior parte della popolazione di etnia cinese è Hokkien (discendenti dagli emigrati del Fujan) e cantonese; si trovano quindi innumerevoli clan house un po' ovunque, che raggruppano specifici nuclei familiari, come quello della famiglia Tan, considerata una delle cinque famiglie principali di Penang.

La clan house è del 1800, ma è stata rimaneggiata più volte nel corso del '900, soprattutto dopo la guerra. Per chi fosse incuriosito dal trabiccolo, voglio dire, dalla macchina in primo piano, è una Perodua Bezza, uno dei due produttori di automobili malesi (l'altro è Proton). Ci sono salito due volte e, a parte ad assomigliare terribilmente ad una Duna trattata col botulino, non è poi così male.







Camminando, ci si può imbatte negli innumerevoli murales all'interno del centro storico (che è patrimonio UNESCO); va detto, alcuni più riusciti di altri, ma queste improvvise tracce di colore sui muri, solitamente imbiancati a calce e ormai anneriti da smog e intemperie, crea un bell'effetto.



Questo negozio spudoratamente turistico si è inventato un modo colorato per pubblicizzare le sue stoffe batik, proprio di fronte al museo della pittura batik (tu chiamale, se vuoi... sinergie).



Poi ti giri... e taaaac ecco un altro murales.



Il clan degli Yap costruì questo tempio negli anni '20 per onorare il loro patrono.



Il quartiere storico è particolarmente fotogenico. Ci sono un sacco di piccoli bar e ristoranti dove fermarsi per un succo di mango fresco o una birra; il caldo non è troppo opprimente, anche se certamente siamo in un paese tropicale e l'umidità si fa sentire.



La comunità di origine cinese viene generalmente definita Peranakan in tutto il sud-est asiatico, e Baba Nyonya specificamente in Malesia, ed è composta dalle famiglie originarie immigrate da Guandong e Fujian e via via diluite dai matrimoni misti con le popolazioni di origine malese, da cui hanno preso una parte delle tradizioni, pur rimanendo estremamente fedeli alle proprie.

I Peranakan sono sempre stati una elite culturale ed economica in tutta l'area, spesso fedeli ai regimi coloniali (ora olandesi, ora inglesi) da cui traevano ingenti ricchezze grazie alla loro vocazione per il commercio, favorita dalla capacità imprenditoriale, dall'etica confuciana, e dalla padronanza di almeno tre lingue. Molte delle famiglie si convertirono al cristianesimo.



Con l'indipendenza della Malesia e dell'Indonesia da, rispettivamente, Regno Unito e Paesi Bassi, la cultura Peranakan ha iniziato a svanire, venendo ricondotta nell'alveo di una più generica cultura cinese - sia per la perdita di popolarità delle sue tradizioni tra i giovani Peranakan, più attratti dai lustri occidentali, sia per gli effetti delle politiche assimilazioniste della maggioranza malese e indonesiana nei rispettivi paesi.



Intanto continuo il mio gironzolare senza particolare meta, ostacolato (o coadiuvato) dal fatto che mezza città (e i templi più interessanti) sono chiusi perché stanno girando qualche film o serie televisiva. Molte scene di Crazy Rich Asians sono state girate a Penang (nel film, peraltro, il clan Young raffigura in modo abbastanza fedele la realtà di una famiglia Peranakan presa tra la voglia di modernità delle generazioni più giovani e il tradizionalismo della famiglia).





Mai lasciare una bici in giro...



Ovviamente a Georgetown sono presenti anche innumerevoli edifici costruiti dalle amministrazioni coloniali inglesi - Penang era parte delle colonie reali, sottoposte al controllo di un governatore nominato direttamente dalla corona. La vicinanza a India, Birmania e Singapore era strategica, e la Chartered Bank of India, Australia and China (una delle banche più importanti nei traffici commerciali tra il Regno Unito e le colonie asiatiche) decise di commissionare la costruzione di un edificio per la sua sede locale, che venne finito negli anni '30 del Novecento; la banca (nella sua incarnazione attuale, Standard Chartered) ha lasciato l'edificio solo a fine 2019 e si sta discutendo come rimetterlo a servizio della comunità.



Le banche sono sempre state in prima linea nella costruzione di edifici ad effetto - la fu ABN-AMRO commissionò la sede della sua filiale locale nel 1905, ora sede di una banca cinese, mentre l'adiacente sede dell'ente turistico malese (filiale di Penang) venne costruita per la HSBC:



Poco lontano, il dispensario risale al 1923.



I due edifici più significativi dell'amministrazione coloniale inglese rimangono la Town Hall (1879) e la City Hall (1903). La Town Hall corse il serio rischio di essere demolita, prima che l'amministrazione statale pose l'edificio sotto vincolo nel 1993. La prima libreria di Georgetown nacque al suo interno.





Qui siamo a due passi dalla costa - la terraferma è pochi chilometri più in là.



A inizio '800 venne costruita la prima chiesa anglicana del sud-est asiatico, per servire la crescente comunità inglese.



Ma qui, la maggior parte dei luoghi di culto, sono i templi. Tutti in coda.



Gironzolando a caso ci si imbatte in case tradizionali meticolosamente ristrutturate; quasi tutte queste strutture ora ospitano boutique hotel o B&B.



Una delle tre sere che passo a Penang riesco a trovarmi con una mia collega dell'ufficio locale; voleva portarmi in un ristorante un po' fighetto, ma chiedo se possibile di andare in un hawker centre - è sorpresa, pensava che noi europei fossimo un po' pretenziosi sul mangiare. E sì che ci conosciamo da anni...

Viene a prendermi in macchina e andiamo non lontano da casa sua, sulla costa nord, dove ha comprato qualche anno fa un bell'appartamento in una torre residenziale, al ventesimo piano o giù di lì, vista illimitata sull'oceano da una parte, collina tropicale dall'altra. Ha avuto anche il dubbio privilegio di poter assistere alla tragedia dello tsunami in diretta; su una delle spiagge lì sotto sono morti i (per fortuna) pochi cittadini malesi colpiti direttamente dalle onde.

Nelle vicinanze, c'è un piccolo (per gli standard locali) hawker centre con una cinquantina di diversi stalli. Ah, cos'è un hawker centre? È un luogo coperto dove ci sono decine e decine di bancarelle che preparano al momento una grande varietà di cibi, e decine di tavoli liberi nel centro. Si prende posto al tavolo, si ordina, si paga, si comunica il numero del tavolo, si riceve il cibo. Easy.





Da notare che sono l'unico occidentale in tutto il mercato - in effetti è davvero fuori mano per la maggior parte dei turisti, e gli hawker centre a George Town sono più famosi e ottimi, per cui non ha molto senso venire qui apposta, a meno che non vi ci portino :D

Scampo indenne le cose più piccanti, anche se devo dire che riesco a gestire (non so come) una salsina rossa quando ci inzuppo (poco) dei wanton croccantissimi. Ad un certo punto devo dichiararmi pieno, altrimenti avrebbe continuato a ordinare cibo!

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I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Penang (isola) ospita anche Penang (monte. Vabbè, collina). La sommità, a circa 750m, si può raggiungere tramite strade asfaltate e sentieri. Ma anche no. C'è una comoda funicolare.

Ovviamente, il panorama è fenomenale - peccato per la foschia. Durante buona parte dell'anno, la collega dell'ufficio di Georgetown mi diceva che lo smog generato dagli incendi a Sumatra (bruciano la foresta tropicale per creare più spazio per le coltivazioni più redditizie: palma da olio) arrivano fino a Penang - sono circa 250km in linea d'aria attraverso lo stretto di Malacca.





Verso nord-est, stanno reclamando nuovo terreno alle acque; tanto la costa è ormai compromessa...



È possibile fare innurevoli camminate partendo dalla stazione a monte, molte delle quali in mezzo ad una natura a dir poco lussureggiante. Dotatevi di maglietta di ricambio...







Questi sono sicuro di averli visti in vendita all'Ikea a 1.99€ al vasetto.



Che bestia, impossibile non capire perché i rapaci siano parte dell'iconografia umana da sempre.



Non lontano dalla stazione a valle si trova il tempio della caverna dei pipistrelli; il tempio è piccolino e dentro la caverna si vede poco, ma i pipistrelli ci sono davvero. Almeno qui non li mangiano.







Ed ecco qui i pipistrelli, sì dai, quelle macchie sul soffitto che sembrano macchie di muffa. Foto a mano libera, mossa, senza vedere nulla, a ISO43298745893247, super-editata che neppure i peggiori HDR che trovate su Flickr...



Templi templi e ancora templi. La statua di bronzo dedicata alla dea della Pietà, Kuan Yin, alta trenta metri, e la sua pagoda, alta 60, al tempio di Kek Lok Si, uno dei più grandi di tutto il sud est asiatico. Qua le moschee sono la minoranza...



... ma, ovviamente, ci sono. Il problema principale qui non è la religione, ma l'etnia - i musulmani non-malesi sono più o meno discriminati, in quanto a possibilità di carriera nelle cariche pubbliche, come i non-malesi di qualsiasi altra religione.





Torno in città con un taxi ordinato su Grab - consiglione, scaricate l'app se siete in Malesia! Altri graffiti - questo è dell'artista britannico Gabriel Pitcher.



Non so bene dove sono, dato che sto girando più o meno a casaccio. Ma dalle porte, direi che siamo in una zona benestante.







Poco lontano, il Leonka vive.



Bristol avrà anche Bansky, ma Penang rilancia con i graffiti treddì.



Su consiglio della collega, faccio un salto in un quartiere non molto turistico, ma alquanto caratteristico - i sei villaggi sull'acqua che ancora ospitano il primo nucleo dell'immigrazione cinese, ognuno popolato da uno dei sette clan (i moli erano anch'essi sette, ma uno è stato distrutto da un'incendio, cosa che peraltro avveniva regolarmente visto che case, molti e magazzini sono tutti in legno).



Acuni sono più turistici degli altri - il molo Chew più di tutti. Qui si trovano un po' di negozietti di chincaglierie (magneti, cartoline...) e alcuni posti dove fermarsi a bere qualcosa.



Molte case ora sono in lamiera di metallo, ma alcune in legno resistono ancora.



I villaggi sui moli sono stati inseriti nella lista dell'UNESCO quando il centro di George Town venne dichiarato patrimonio dell'umanità, e questo li ha salvati da una quasi certa distruzione. La cementificazione dietro, peraltro, avanza inesorabile.



Virando più sul turistico, ma assolutamente da non perdere, c'è Entopia, nella parte nord dell'isola - a meno che non vi facciano schifo gli insetti e, più precisamente, le farfalle.



Sotto la cupola vetrata è stata ricostuita un'ambientazione tropicale (io pensavo già fossimo ai tropici, ma qui l'umidità è decisamente peggio, tanto che la macchina fotografica rimane appannata per dieci minuti buoni...) dove scorrazzano libere migliaia di farfalle, alcune grosse come pugni.









A parte gli insetti, vi sono decine di pannelli illustrativi che spiegano nei dettagli l'utilità di questi insetti per l'ecosistema e cosa comporti la loro diminuzione a causa del surriscaldamento globale.
Quà e là, altri ospiti vi osserveranno curiosi



Si può stare dentro ore, volendo, ma per guadagnarvi l'uscita dovrete per forza passare in quella che sembra una discoteca di terz'ordine della riviera romagnola.



Ci si può passare tranquillamente una mattinata piena e, se il meteo lo consente, abbinarlo ad un salto all'Escape, un parco a tema avventura con ponti tibetani e percorsi nella jungla, oppure il giardino delle spezie tropicali. Ci saranno anche mezzi di trasporto pubblico da/per Entopia, ma la cosa più pratica è prendere un Grab (la tariffa è tra i 25 e i 30 ringgit, circa 5.30/6.30€).

Dato che, appena esco, inizia a diluviare (nel senso di temporale tropicale), torno verso Georgetown per un ultimo giro in città, confidando che spiova durante il tragitto - cosa che succede puntualmente.



Qua sembrava più Havana che Penang,





L'ultima immagine che ho, sia nella mia mente, che nella macchina fotografica, è quella di una turista cinese che va verso uno dei murales più famosi e tortura il fidanzato con una sequenza infinita di foto che finiranno sicuramente su Instagram e Twitter (o, più probabilmente, WeChat e Sina Weibo, in attesa che il partito comunista cinese non decida che qualcosa vada censurato e cancellato). So long, Penang.



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DaV
 

vipero

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.
ehm... quale trabiccolo in primo piano?

Comunque sembra di essere al seguito di Chef Rubio ne "Alla ricerca del gusto perduto" :)
 

Seaking

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Ottimo, destinazione appena inserita nella lunga lista di to do che mi auguro di poter soddisfare senza aspettare anni.

Molto ben raccontato e corroborato da tante curiosità e foto.

Bravo davvero!
 

aamilan

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Posto molto interessante e bel racconto.

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nicolap

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10 Novembre 2005
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Roma
Lo spazio per le gambe è più che buono. Il volo è mezzo vuoto ma qualcuno al check-in ha voluto assegnare un posto vicino al mio... per fortuna il passeggero si sposterà da solo ad imbarco ultimato.
Ho fatto delle stime, partendo dal formato A4 della rivista di bordo (mm 210x297), per calcolare la lunghezza della tua gamba, ma le tengo per me, così come i commenti sui calzoncini.

Decolliamo che ricomincia a piovere. Non sapevo che SZB fosse anche una base aerea; in foto due C-130 e un P-3 Orion.
Quello a sinistra non è un Orion, è un Breguet Atlantic. Aereo che tuttavia non è in forza all'aeronautica/marina malese e mi domando quindi cosa ci facesse lì. Forse un Atlantic francese in transito verso mete nel Pacifico?
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Quello a sinistra non è un Orion, è un Breguet Atlantic. Aereo che tuttavia non è in forza all'aeronautica/marina malese e mi domando quindi cosa ci facesse lì. Forse un Atlantic francese in transito verso mete nel Pacifico?
Hai ragione, che svista! Tra l'altro l'Orion è un quadrimotore.

Ho controllato sugli scatti immediatamente precedenti e successivi, e si vede anche un A400M, quindi hai probabilmente ragione sul motivo della visita.

L'alternativa è che fosse in supporto a qualche missione FONOP, una fregata francese avesse fatto un passaggio dalle parti delle Spratley (o era lo stretto di Taiwan, non ricordo) a inizio aprile, magari erano ancora in zona.

DaV
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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707
a Taiwan, nel cuore e nella mente
Tornato in hotel, prenoto un Grab e meno di venti minuti e 5€ dopo sono in aeroporto, che ha una configurazione tutt'altro che lineare pur avendo un solo terminal; una mappa sul tabellone degli orari aiuta ad identificare le aree per il check-in. Dato che riparto la mattina successiva da KUL, stavolta la scelta ricade su Malaysia Airlines - dormirò in un piccolo ostello/hotel nei pressi dall'aeroporto per massimizzare la quantità di sonno.



Le code sono assolutamente a caso - grazie anche a Air Asia, e ai suoi passeggeri, che intasa buona parte dello spazio disponibile. Le signorine ai banchi Malaysia Airlines sono molto gentili e disponibili.

Il lato landside è buio, brutto e sporco; ma una volta passato l'ostacolo del check-in, il controllo di sicurezza è veloce. Il lato airside è luminoso, brutto e sporco, con troppa gente, ma con delle belle vetrate vista pista.



Mi appropinquo su alcune sedie vuote, e osservo l'avione arrivare.



Imbarco più o meno in orario, ma pushback quasi mezz'ora in ritardo.



Tratta: Penang International Airport (PEN) >>> Kuala Lumpur International Airport (KUL)
Volo: MH 1155
Aereo: Boeing 737-8FZ
Marche: 9M-MLF
Età: 8.9 anni
Posto: 28A
Sched/Actual: 1805-1910 // 1835-1924
Durata volo: 49'
Gate: B1

Stando a Expertflyer, il volo è praticamente pieno, ma il posto al mio fianco dovrebbe rimanere libero; si tratta comunque di cinquanta minuti di volo, penso di poter sopportare l'eventuale passeggero al mio fianco. Rimarrà comunque libero.
Lo spazio per la gambe è quello che è ma, di nuovo, per cinquanta minuti penso di poter sopravvivere. L'aereo ha solo 9 anni, ma ne dimostra molti di più, anche se è pulito.



Air Asia e Malaysia Airlines se la suonano e ormai Air Asia credo che trasporti più passeggeri da/per la Malesia; al motto di "Now Everyone Can Fly", l'impero di Tony Fernandes ora vola in praticamente tutta l'Asia.



Rulliamo sotto un cielo minaccioso e decolliamo verso nord.



Prima di virare di 180 gradi e mettere la prua in direzione sud.



Il volo, nonostante siamo accompagnati da nuvoloni degni del luogo, è piuttosto tranquillo. Le assistenti di volo si lanciano, letteralmente, nell'improbo compito di dover distribuire, su un volo pieno, un bricchetto di succo d'arancio chimicissimo (e che a me piace un sacco) e un pacchetto di noccioline. Difficile pensare o chiedere di più su un volo nazionale di 50 minuti.



Sorvoliamo KL nel momento in cui un'apertura nelle nuvole consente di vedere qualcosa. Qualcuno potrebbe anche riconoscere le Petronas Tower...



Atterriamo in quello che sembra uno scenario post-apocalittico alla Blade Runner.



Una gigantesca sentinella con gli occhi rossi scruta l'area a caccia di intrusi. Noi siamo autorizzati e rulliamo fino al terminal, che ormai la notte è scesa.



Parcheggiamo vicino ad un altro 737 di Malaysian Airlines. Scendo davvero tra gli ultimi disgraziati, e arrivo al nastro di riconsegna che la valigia è già lì che gira. Vado alla stazione del KLIA e, invece che prendere l'espresso per KL, prendo uno dei locali che fanno la stessa tratta, destinazione Salak Tinggi; pernotto nello stesso hotel/ostello dove ero stato un paio di anni prima, e ci ritorno perché è pulito, tranquillo, ha l'aria condizionata e la mia camera singola costa tipo 10€.

La strada per arrivarci è un non-luogo - jungla da una parte, insediamenti recenti dall'altra, quello che sembra uno sfasciacarrozze, insetti così grossi che sembra di essere dentro Avatar, una spianata dove probabilmente nascerà un altro rigurgito di cemento - ma è rapida e in quindici minuti a piedi, più o meno si arriva.

Mi sistemo nella mia stanza e scendo subito dopo per prendere qualcosa per la colazione della mattina successiva (l'ostello offre solo tè e caffè); ricordo che c'è un 7-Eleven a poca distanza, ma passando davanti ad una specie di rosticceria-kebabbaro turco-malese vengo rapito dal profumo della carne arrostita e alla fine prendo del riso jasmine e una tonnellata di grigliata mista, insieme a una Coca gelata, per una cena tardiva. Mi dimentico completamente il motivo per cui sono sceso in strada e torno in hotel - ovviamente sono dovuto uscire nuovamente a prendere qualcosa per la colazione...

[cont.]
 

I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
10,683
707
a Taiwan, nel cuore e nella mente
Dove andare dopo la Malesia? Ma a Taiwan, ovviamente, a rompere le scatole ai miei amici taiwanesi :D

Prendo il biglietto tramite Avios; Malaysia Airlines ha buoni orari, il costo in miglia e basso e le tasse sono pressoché inesistenti. E poi, il volo è su un 330! Il volo è alle 9 o giù di lì, che consente un comodo arrivo verso l'ora di pranzo o poco più tardi.

Come la sera precedente, mi avvio a piedi verso la stazione. Sunsuria è una planned city, in gran parte ancora in costruzione, ma che ospita già un'università, un paio di quartieri residenziali di case basse, e in un futuro prossimo un mega shopping mall. Certo, bisognerebbe ricordare ai cittadini certi principi di educazione civica, tipo non gettare i rifiuti nell'erba...



La stazione ha una forma molto peculiare, che a me piace. Calata nel contesto della jungla tropicale, stranisce un po'.



Pure le sensazioni sono disallineate col contesto. Il clima, ad esempio - c'è vento, è nuvolo, minaccia pioggia. Sento che dovrei avere freddo, ma ci saranno 28 gradi e un'umidità che fa spavento.




Il tragitto, sul treno suburbano condizionato, è breve - una sola fermata.

Il check-in è veramente rapidissimo, nonostante l'aeroporto sia trafficato - Malaysia Airlines non taccagna sui check-in, bontà loro. Ricevo la mia preziosissima carta d'imbarco cartacea, solo dopo aver mostrato l'itinerario completo che include la conferma che ho un volo di uscita da Taiwan.



Il bello, o il brutto, a seconda dei punti di vista, è che a KUL non c'è un controllo di sicurezza centralizzato, ma si può circolare in tutto il terminal dopo un blando controllo al metal detector; il controllo vero avviene solamente prima di entrare al proprio gate.

Al terzo tentativo, trovo il tempo di fare un salto al giardino tropicale che sta in mezzo al satellite, chiamato nientepopodimenoché KLIA Jungle Board Walk.



Se avete freddo, è il posto adatto a voi, visto che la temperatura e l'umidità sono, appunto, tropicali. Io non vedevo l'ora di tornare nel terminal...



Durante la mia visita, non c'era nessun altro a passeggiare tra le fresche frasche. Immagino che i biznizmen non abbiano tempo per questo, e oggi non sarà stato giorno (o l'orario) per i gitanti. In questo senso, è un rifugio dalla jungla aeroportuale.



Compro del mango disidratato per finire i ringgit (che, non so come, sembrano non finire mai) e vado diretto al gate, che sta aprendo, trovandomi così in pole position per passare i controlli, che sono in ogni caso piuttosto veloci.



Mi fanno cenno di passare con la cintura ma chiedono di tirare fuori la macchina fotografica e tutto il corredo dallo zaino...



Tratta: Kuala Lumpur International Airport (KUL) >>> Taiwan Taoyuan International Airport (TPE)
Volo: MH 366
Aereo: Airbus 330-200
Marche: 9M-MTZ
Età: 9.2 anni
Posto: 20A
Sched/Actual: 0915-1410 // 0919-1353
Durata volo: 4h 34'
Gate: C37

L'aereo è un ex Air Berlin, di cui mantiene la configurazione della cabina di business class - non che mi interessi, volando io ovviamente in barbon class.



Un esuberante assistente di volo sulla quarantina accoglie alla porta i passeggeri - saluta e scherza che neanche Paolo Bonolis. Senza dubbio, ha personalità. Lo affianca una più posata, ma assai sorridente, collega, di poco più anziana: di anni ne avrà cinquanta - stante l'impossibilità scientifica di determinare l'età di un asiatico, ovviamente. Prendo possesso del mio posto e sono deliziato dal sapere che il volo è pieno solo per metà - un sacco di spazio per tutti, me compreso.

Una eurowhite con un guizzo di fantasia.



L'aeroporto è (non soprendentemente, spero) una marea di code malesi.



Io sono sull'ala; decolliamo verso nord.



La temperatura della cabina è tipo dieci gradi sottozero. Mi avvolgo nella coperta di pile viola elettrico e aspetto con ansia l'ipotermia. Invece, 35 minuti dopo il decollo, arriva il rancio.
Mi aspettavo qualcosa di piuttosto blando, invece servono il nasi lemak, uno dei piatti nazionali malesi: riso bollito in latte di cocco, uovo bollito, arachidi e acciughe essiccate. Come contorno, è presente il rendang di pollo, una specie di spezzatino - è lievemente piccante, ma pur nella mia totale incapacità di mangiare cibo piccante, commestibile; o forse è il noto effetto-aereo, che rende cibo apparentemente disgustoso quasi edibile. L'assistente di volo brillante, che serve lungo il mio corridoio, ci tiene a spiegarmi come va mangiato e come si mischiano gli ingredienti.



La frutta è eccellente - non mi aspettavo niente di meno. E poi bonus point per il succo di mango, che dovrebbe essere una bevanda obbligatoria in tutti i paesi del mondo.
Appena finita la colazione, passano col dolce - un gelato simile alla bomboniera Algida, e mi sembra di tornare a quando i miei me la compravano al cinema guardando Bianca e Bernie nella terra dei canguri.



L'assistente di volo brillante, passando a ritirare i vuoti, vuole assicurarsi che il nasi lemak sia stato di mio gradimento. Tutto sommato non posso dire che fosse male, quindi per rincuorare il mio oste di aver gradito, elogio, forse oltre il necessario, il cibo; mi spertico però in lodi per la frutta, quella sì davvero eccellente.

Dieci minuti dopo, rispunta dal galley con due confezioni di frutta - dovevo sembrare davvero deperito...



Finita la razione extra di vitamine, mi imbacucco nuovamente nella coperta e vado di Marvel.



Un 330 (o 340) lato finestrino con posto a fianco libero credo sia il nirvana del passeggero di economy. Tra una ronfata e un film (non necessariamente separate), le quattro ore e mezza passano abbastanza velocemente. Entriamo nello spazio aereo taiwanese da sud, e passiamo sopra Kaohsiung.

La collina al centro è il Chaishan; decine di sentieri la attraversano ed è popolata da una numerosissima colonia di scimmie, tanto che è nota in inglese come Monkey Mountain.



Passiamo sopra l'aeroporto e base aerea di Tainan (visibile, ma infotografabile dalla mio posto) e seguiamo tutta la costa fino alla discesa.



Credo a causa dei venti, atterriamo da nord. In effetti si balla parecchio in discesa. La centrale termoelettrica di Linkou appare più vicina che mai.



Atterriamo tirando una botta pazzesca e rulliamo fino al dito.



In un tripudio di prunus mei mi circonda.



Entro nel terminal, passo indenne le termocamere che si trovano in qualsiasi aeroporto asiatico - la memoria della SARS, qui, è ancora viva - e in meno di mezz'ora riesco a completare il mio rituale: ritirare banconome al bancomat, prendere una SIM locale, passare l'immigrazione, ritirare il bagaglio, ricaricare la easyCard e prendere la metro verso la stazione dei treni ad alta velocità di Taoyuan.

Non ho prenotato alcun treno, dato che non sapevo bene quanto ci avrei messi tra lo sbarco e l'arrivo in stazione; sfortunatamente è periodo di vacanza (il Tomb Sweeping Day è tra un giorno) e quindi la maggior parte dei treni sono già prenotati; prendo un biglietto per la carrozza senza prenotazione, sperando di trovare un posto per sedermi.



Mi metto nella coda come indicato dai pittogrammi a terra (grandiosa, semplice invenzione) che si allinea alle porte delle carrozze e aspetto il mio turno per salire - è chiaro che il viaggio sarà in piedi... che per fortuna dura poco, e dopo Chiayi una parte dei posti si libera, quindi posso sedermi per gli ultimi 30 minuti.



Arrivo a Kaohsiung e pernotto in loco prima di proseguire il giorno successivo per Pingtung e il Kenting. Non lontano dall'hotel c'è il mercato notturno di Lihue - dove faccio un salto per qualche snack assortito.











Fiaccato da una digestione un po' impegnativa, vado a dormire - la decorazione dell'hotel è versione sogni d'oro bambino :D


 

13900

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Il "il Tomb Sweeping Day" è una festa che ha Dancrane scritto su ogni superficie... :D

Grande continuazione, dacci dentro!
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Ammetto di essere stato un po' pigro. Vabbè, parecchio. Ovvero, non ho moltissime foto; il che non è proprio un massimo quando si vuole raccontare di viaggi, ma ci proviamo lo stesso...
Innanzitutto, come raggiungere Kenting; quasi semplice - in treno fino a Fangliao, e poi uno dei tanti bus che percorrono la costa.

Si va quindi alla stazione di Kaohsiung, che è in fase di rinnovo; la nuova stazione sotterranea ha aperto l'anno prima, mentre tutto l'intervento dovrebbe essere terminato per il 2025, su progetto dello studio olandese Meccanoo.



La carrozza sembra più una metropolitana - in effetti la maggior parte dei treni, uno ogni dieci o quindici minuti, collega Kaohsiung a Pingtung in modalità shuttle. Se non fosse che la carrozza è strapiena, non sarebbe poi così male.
A Fangliao, si prende il bus. Il treno prosegue verso est (la linea ferroviaria è un anello che percorre tutta l'isola), ma la punta meridionale è isolata in termini ferroviari, per cui l'unica alternativa è il trasporto su gomma.



A Hengchun si scende (il bus prosegue lungo tutta la costa, volendo) e si noleggia il motorino, dato che è più pratico e veloce. In origine, Hengchun era una città completamente fortificata, costruita dalla dinastia Qing per controllare il canale di Bashi che divide Taiwan dalle Filippine; il secondo motivo era la necessità di tenere a bada la popolazione Palawan, indigena di quest'area, dopo che massacrarono gli equipaggi di una nave americana e di alcuni pescherecci giapponesi, naufragati a terra.

Una parte delle mura è ancora in piedi, così come le quattro porte.



Nei pressi della porta meridionale, c'è una serie di ristorantini, uno dei quali fa dei ramen fantastici.



Il paesaggio è ovviamente tropicale. L'area mi ha ricordato parecchio le Filippine che, dopotutto, sono a meno di 400km da qui.





Il faro di Eluanbi segna la punta meridionale dell'isola. Oltre, solo l'oceano.





Nel parco nazionale è ospitato anche l'acquario e il museo nazionale di biologia marina.



La vasca principale contiene 5.7 milioni di litri di acqua marina e un tunnel lungo 80 metri.



Ovviamente per ospitare lui. Mai avrei pensato che fotografare dei pesci sarebbe stato così complicato...





Il pesce più bello rimane lui (o lei):



La sala delle meduse è tra le più belle. Le meduse però sono impossibili da fotografare...



Poco distante da Hengchun si trova una curiosità geologica che si apprezza al meglio la notte - delle fessure nel terreno rilasciano gas combustibile che è perennemente acceso.

Il posto si chiama Chuhou (出火) ed è circa ad un chilometro a est della porta orientale di Hengchun. Al di fuori dall'area si trovano spesso venditori che cercheranno di propinarvi mais da far saltare sulla fiamma fino a diventare pop-corn. Ultimamente sembra sia molto popolare con gli Instagrammers e chi fa foto con giochi di luce.



Quest'area è abbastanza buia per tentare qualche foto stellare, ma ovviamente la batteria scarica decide altrimenti.



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I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Le connessioni a sud non sono particolarmente buone; tipo, andare da Kenting a Taitung non è esattamente veloce né pare un'idea brillante. Quindi, ovviamente, decido di fare proprio così.
Questo comporta ovviamente riprendere il bus fino a Fangliao e, successivamente, il treno fino a Taitung, sulla linea più lenta dell'intera isola. Il treno, almeno, è comodo.



A Taitung il meteo è pessimo, e alterna pioggia a pioggia. In zona è possibile fare innumerevoli camminate in montagna e si trovano decine di sorgenti termali. Ci vuole una ciotola di beef noodles per scaldarsi...



Il vantaggio di così tanta pioggia è la presenza di abbondante verzura anche in centro città (che, ammetto, non ho esplorato particolarmente).



L'area di Jhihben è quella con la maggiore concentrazione di sorgenti termali e di sentieri da escursionismo, e ospita la Jhihben National Forest.





La foresta è in parte attrezzata con aree pavimentate e schede illustrative, in parte con stretti sentiri escursionistici.





Da qualche parte, là in fondo, ci dovrebbe essere l'oceano Pacifico. Ma io vedo solo nuvoloni neri... (quindici minuti dopo è venuto giù il diluvio).







Camminare mette appetito. Una buona idea è l'hot pot - una pentola con dentro brodo (ce ne sono di vari tipi - di manzo, di gallina, di maiale, di pesce, vegetale, piccante...), cui si aggiungono gli ingredenti da cucinare, che poi vengono mangiati intingendoli in varie salsine.



Si ritorna verso ovest, direzione Pingtung. Davvero una pessima idea venire qui solo per così poco tempo, senza averne per esplorare i dintorni... :(



Ma, almeno, c'è tempo per ancora un po' di cibo. Magari volete dei dumplings (questi qui erano divini)...



...o una zuppa di wanton (ottima, con la nota piccante data da un'abbondante dose di pepe macinato).



Se poi avete ancora fame, ci si può fermare ad uno dei tanti posti che vi prepareranno al momento un fritto misto con quello che volete voi: pollo (con e senza ossa, fegatini, pelle, qualcuno offre anche zampe e bargigli), funghi, verdure, salsiccia, tofu, sanguinaccio (o qualcosa di simile, ma fatto col riso). Si seleziona dal banco refrigerarto con le pinze, si mette tutto in una ciotola di metallo e si passa al cuoco che lo salerà, peperà, aggiungerà spezie a richiesta, e poi friggerà.





Questi take away li troverete sempre nei mercati notturni, e spesso anche all'interno dei quartieri residenziali - sembra siano parte dei servizi essenziali a cui nessun taiwanese possa rinunciare :D



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I-DAVE

Moderatore
6 Novembre 2005
10,683
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
La mattina parto da Pingtung molto presto in modo da non perdere il prossimo volo - direzione: le isole Pescadores (come sono più note da noi e come le battezzarono i portoghesi), o Penghu, come sono chiamate qui.


Arrivo all'aeroporto di Kaohsiung circa un'ora e mezza prima del volo - è troppo presto, il check-in per i voli nazionali apre solamente un'ora prima. Cheffare nel mentre? Da una precedente visita, mi pare di ricordare una specie di terrazza coperta, per cui salgo all'ultimo piano dell'aerostazione e, invece di una terrazza, trovo un vero e proprio mini-museo.





È tutto in mandarino, ma non credo occorra traduzione per riconoscere i gadget di Eva Air a tema Hello Kitty...





Oppure quelli di China Airlines e i Buddy Bears - OhBear (Taiwan), Hero (Kaohsiung) e Kumamon (Kumamoto).





C'è anche un angolino dedicato a FAT - Far Eastern Air Transport e i suoi inossidabili Md80.





Il lungo corridoio ha ovviamente vetrate che danno sul piazzale e sui satelliti, inframmezzato da pannelli esplicativi, anche se la vista non è particolarmente entusiasmante; sono disponibili binocoli per chi volesse fare bird watching :D







Si può vedere facilmente il "jetbridge" pedonale coperto che porta dagli imbarchi nazionali agli aerei.





Per qualche bambino (e adulto) che volesse entrare nel mood pre-volo...






Completa la sezione una delle più grandi collezioni di modellini che abbia mai visto in un aeroporto - una volta a Malpensa c'era la collezione Piazzai, ora esposta a Volandia.





La collezione includa una paio di chicche - il Do228 della Daily Air (che ora opera con i DH6), piccola compagnia locale che collega la costa est con le due piccole isole di Lanyu e Lyudao, e le isole minori dell'arcipelago delle Pescadores (Wang'an e Qimei) con Penghu:





e la defunta TransAsia con il 330





Un'ora prima ritorno ai banchi del check-in per imbarcare il bagaglio e ritirare la carta d'imbarco. Di solito l'allowance su questi corti voli nazionali è di 10kg; il mio bagaglio è intorno ai 15kg e temo un salasso, ma le tariffe sono davvero basse (tra i 30 e i 50 centesimi per kg aggiuntivo).





Tutti i voli sono per le isole, tranne il solitario volo giornaliero per Hualien di Mandarin Airlines. Volevo volare con FAT, ma solo a condizione di farlo sull'ottantone; dato che tutti voli sono tutti operati con ATR, una compagnia vale l'altra e quindi opto per Uni Air.





Dal lato check-in non è l'aeroporto più entusiasmante al mondo, ma almeno ha le vetrate fronte strada che permettono alla luce di entrare, nonostante la giornata uggiosa.





FAT distribuisce ancora un timetable cartaceo!





I controlli di sicurezza sono velocissimi ed è possibile portare a bordo liquidi in bottigliette singole fino a 500ml, per un massimo di 2l totali. L'area dei gate non è molto grande ma ha un paio di negozi e questa pacchianissima colonna ricoperta da un dragone illuminato di verde.







Chiamato l'imbarco, si fa una passeggiata all'aperto, sotto una tettoia, per il controllo della carta d'imbarco, prima di camminare fino all'aeromobile.





Il nostro Atr in tutto il suo splendore.







Tratta: Kaohsiung International Airport (KHH) >>> Penghu Airport (MZG)
Volo: B7 8695
Aereo: ATR 72-600 (ATR 72-212A)
Marche: B-17015
Età: 4.2 anni
Posto: 7A
Sched/Actual: 0937-1009 // 0930-1010
Durata volo: 32'
Gate: 17


Purtroppo stavolta sono proprio a fianco all'elica, non certo il mio posto preferito.





La cabina è tutta sui toni del grigio nelle sue varie tonalità. Elegante, ma un po' buia. In compenso è pulitissima.





Byebye!





Rulliamo verso la pista. Hey, T'Way! Ci vediamo tra un paio di mesi. Il tempo è peggioramento, ora piove.





Decolliamo nell'orrido cielo sopra i sobborghi occidentali di Kaohsiung. I decolli sui turboprop regalano sempre soddisfazioni a piene mani.





Lasciamo terra dopo pochi attimi, ed entriamo in una nuvola appena siamo sul mare aperto.





Due minuti dopo, le due assistenti di volo iniziano a distribuire fazzoletti e succhi di frutta alla mela. Su un volo di 30 minuti!





Il volo è pieno; come detto, i colori della cabina la rendono un po' buia.





Non che fuori splenda il sole...





Makung è aeroporto militare, pertanto, appena ci avviciniamo a portata di isole, le assistenti di volo fanno un annuncio chiedendo di mettere via fotocamere, videocamere e telefonini. Ultimo scatto ad alcuni scogli e poi roger wilco.





L'avvicinamento è ballerino - l'isola è ventosa e il tempo è quello della tempesta. Sballonzoliamo allegramente prima di toccare con una legnata vigorosa, e poco dopo siamo già parcheggiati di fronte al terminal.


Chiaramente non se ne parla di fare foto all'aereo, anche se non ci sono militari in giro - sono sicuro che il personale di rampa lo vieterebbe comunque. Su e giù per un paio di rampe di scale, si arriva al carosello dei bagagli, dove in pochi minuti vengono consegnate le valigie; prima di uscire, un addetto controlla la corrispondenza tra il bag tag e la ricevuta consegnata al check-in.


Prendo un taxi e vado in hotel a lasciare lo zaino, per poi lanciarmi all'esplorazione.

DaV