[TR] L'impulso islandese.


13900

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"Il natale quando arriva arriva", diceva il Cipollino nazionale prima di addentare una fetta di panettone. Beh, la stessa cosa si può dire della Pasqua '22, almeno per il sottoscritto. L'appuntamento col weekend lungo arriva di soppiatto e, a fine marzo, mi trovo a dire "Ohibò, in meno di un mese è Pasqua". Sono da solo a casa, avrei un sacco di lavoro arretrato ma assolutamente zero voglia di dedicarci tempo... ecco che, d'impulso, pianifico un breve giro in Islanda.

L'obiettivo è quello di spendere il meno possibile e grazie a voucher, prenotazioni cancellate e quant'altro riesco a prendere una combo BA-AVIS-Icelandair per esattamente £1.50 in più rispetto a quanto non abbia già pagato. Quintino Sella sarebbe orgoglioso di me.

Il venerdì santo inizia presto. Il BA800 è alle 7 di mattina, ma siccome è weekend TfL ha pensato bene di chiudere la metro per fare dei lavori di manutenzione, per cui... ancora una volta, bus N9 da Gunnersbury. Il Boris Bus arriva con una decina di minuti di ritardo e livelli di riempimento tipo accellerato per Mumbai centrale di lunedì mattina. L'unico lato positivo è che l'autista mi fa "Get on from the back and don't bother swiping in". Ci saranno cinquanta persone tra me e il lettore per la carta, e così il mio viaggio all'insegna della responsabilità fiscale inizia con un giro in bus aggratise. Quintino Sella è incerto tra l'ammirazione per il braccino corto o la critica per questo sperpero di risorse pubbliche.


Un'ora e qualcosa dopo veniamo rigurgitati dal bus al pianterreno di LHR T5. L'alba deve ancora farsi vedere, ma il piano partenze è bello vivace. Brache e ciabatte ovunque, flotte di famiglie dirette verso posti terrificanti tipo Larnaca, Faro od Alicante. Scavalco nugoli di valigie Trunki con pargoli a cavalcioni, maledicendo il loro inventore, e mi rifugio al fast track. Perchè si, amici e vicini, oggi volo Club. E, no, non è un upgrade, Edoardo non devi mandarmi la mafia bulgara a casa.
 

13900

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Sbrigo le formalità della sicurezza in un attimo e prima di poter dire "sparpagliatevi" [cit.] sono a Galleries South. La lounge è ancora abbastanza vuota, e riesco a prendere posto in ciò che chiamo "le poltrone dell'antisociale", ossia quelle postazioni nascoste tra il business centre e le vetrate che danno sulla pista meridionale.




Il mangime self-service è ancora abbastanza limitato: caffè delle macchine (decente, con la torrefazione Union a fornire i chicchi), croissants di vario tipo e frutta. Il resto si ordina tramite il QR code. Mi limito a prendere croissant e una banana, lasciando lo sciambagn alle 6 di mattina a Grace Jones e ai buzzurri britannici diretti a qualche all-inclusive sulla Costa del Sol per rendere il proprio fegato ancor più legnoso.








Se c'è un'invenzione che ha beneficiato della pandemia, questa è il QR Code. Ricordo quando WIRED lo dava per morto, e in effetti se lo filavano solo in Cina, ma invece eccoci qua. Il sistema per prenotare il cibo in lounge è semplice e funzionale, e consente di prenotare anche una delle docce.




Il menù consente anche di sapere quante calorie ci sono in ogni prodotto. Un tizio vicino a me ordina 5 (diconsi cinque) bacon muffin e, così facendo, assume l'apporto calorico settimanale di un servo della gleba altomedievale.


Io vengo rapito dall'offerta di non uno, ma due tipi di caramelline gommose. La catena di pensieri che si forma nel mio encefalo è "Eh?", seguito da "gummy bears". A seguire, com'è ovvio, è la meravigliosa "I am your gummy bear" degli immortali Fanfare Ciocârlia, che ripropongo di cui sotto, e lì mi perdo a canticchiare "deghede deghede" finchè non si fa il momento di imbarcare.

 

londonfog

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Grande inizio. I miei genitori avevano amici di Vercelli e Biella. I riferimenti a Quintino Sella mi hanno messo di buon umore in questa soleggiata (per il momento) mattina Londinese.
 

venexiano

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Un incipit così club level non me lo sarei aspettato, seppur ridimensionato alla luce della qualità del mezzo messo a disposizione da TfL per raggiungere l'aeroporto.
 

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I riferimenti a Quintino Sella mi hanno messo di buon umore in questa soleggiata (per il momento) mattina Londinese.
Mi aggrego al "club del buon umore", racconto e riferimenti unici come al solito – attendo il prosieguo.

[OT] Grazie Silvano per l'aggiornamento meteo, bene sapere che mi attende il sole dalle vostre parti. Sono in procinto di andare in aeroporto e la mattinata qui a Sarajevo è nevosa (!) con temperature prossime allo zero... Insomma, non mi capita spesso di dire "I can't wait to get to England!" [/OT].

G
 

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Abbandono il sancta sanctorum della lounge, non prima di aver dato uno sguardo al solito cavallo-con-lampada. Una delle cose che mi ha sempre perplesso della South Galleries e' questo spazio, invero enorme, adibito a ricettacolo per ciottoli, polvere e un modellino di A380. Costerebbe poco riadattarlo a una specie di terrazza all'aperto, dando cosi' piu' spazio alla lounge (che spesso, ante-Covid, era piena tipo bus 33 per Torino PN all'ora di punta), ma non e' mai stato fatto. Di sicuro ci saranno motivi, che io povero pivello ignoro.


Il gate e' A7, dall'altro lato del terminal.


Sono giorni tumultuosi, nel Regno, per la logistica e l'industria del trasporto aereo. Le compagnie hanno tagliato troppo, poi venduto troppo, e ora si trovano senza personale e mezzi sufficienti per far fronte alla domanda; il risultato sono copiosi, sentiti, numerosi zooteologismi... ma, stranamente, noialtri imbarchiamo in perfetto ordine ed orario. Il potente mezzo, uno di quegli A321neo amati da Alitalia Fan, e' pieno per 3/4, ma io ho una bella fila di Club tutta per me.

Su queste rotte piu' lunghe BA offre cuscino e coperta, che pero' non uso. Ci sono anche power ports (USB e presa) e wi-fi.


Menu per il volo. Il prosciutto e' interessante, ma decido di prendere solo frutta e yogurt.




Beveraggi. L'Aviation Gin e' di tale Ryan Reynolds, professione attore, e avendolo provato posso serenamente dire che il sig. Reynolds farebbe meglio a rimanere a Hollywood e lasciar perdere gli alcolici.


Chiude il boarding, siamo tutti belli e pronti e... disastro. Otto passeggeri non si sono presentati e occorre levare le valigie, ovviamente piazzate sia davanti che dietro. I lavori fervono, mentre ovviamente perdiamo lo slot.


All'A6, invece, sembra che tutti si siano presentati. Piero l'Integrated Ramp Supervisor, pero', e' ancora attaccato al telefono col cockpit. "Riattacca tu". "No, riattacca tu". "No, prima tu...."


Alla fine la decisione e' presa, qualcuno riattacca, e Piero si alza per mettersi a lavorare.


"Mara, esco a pisciare l'aereo!"


Fatto il giretto, Piero ripone il Mototok a suo posto.


Siccome siamo a Pasqua, Piero si immedisima nel ruolo del Nazareno. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quella dei Mototok.


Alla fine le 8 valigie sono espulse e siamo pronti a partire, ma non prima che arrivi un 777 di United nella nuova livrea. A mio modestissimo parere il remaquillage di United non e' venuto male. Le prime foto mi preoccupavano un po', soprattutto con quel misto tra azzurro e grigiolino, ma in generale mi sembra un'operazione ben riuscita e di sicuro migliore dell'ibrido Continental-UA (a sua volta meglio del tulipano blu pre-merger).


Facciamo pushback con circa 10/15 minuti di ritardo e, sorpresa delle sorprese, a fare gli onori di casa c'e' Pietro.


Taxiing e un ultimo sguardo alla Santa Alleanza BA-AA.


Partiti, con uno sguardo alla terra di nessuno tra T4 e Cargo.


Parlando di T4, per tutta la pandemia m'e' capitato di vedere aerei di BA ormeggiati al T4. Mai capito perche'.


Una volta in quota il sole si fa splendente, anzi accecante, e abbasso gli scurini.


Come dicevo, prendo solo frutta e yogurt. Purtroppo, malgrado Do&Co, siamo tornati alla frutta di cartone. A seguire, caffe'.




Sbrigato lo snack, me la dormo nel modo piu' sbracato fino alla chiamata del "20 minutes to landing" e buchiamo le nuvole in una Keflavik bagnata da una specie di monsone artico.

 

13900

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I miei genitori avevano amici di Vercelli e Biella.
Molto bene per Biella, molto male per Vercelli. Male male.

Un incipit così club level non me lo sarei aspettato, seppur ridimensionato alla luce della qualità del mezzo messo a disposizione da TfL per raggiungere l'aeroporto.
Lo so, lo so, normal service will return soon!

Mi aggrego al "club del buon umore", racconto e riferimenti unici come al solito – attendo il prosieguo.
Grazie G!
 
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londonfog

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[OT] Grazie Silvano per l'aggiornamento meteo, bene sapere che mi attende il sole dalle vostre parti. Sono in procinto di andare in aeroporto e la mattinata qui a Sarajevo è nevosa (!) con temperature prossime allo zero... Insomma, non mi capita spesso di dire "I can't wait to get to England!" [/OT].
Continuo con OT
Stiamo parlando di Londra, fa in tempo a diluviare quando arrivi. 😇
Fine OT
 

OneShot

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Paris
Aahhh (inteso come espirazione rilassante) un bel TR 13900 style!
Per la banana a colazione, un vecchio capocabina una volta entrò in cockpit dicendo: “a Comanná, je n’ho portate due, così armeno una saa magna!”
 
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13900

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Jökulsárlón.

L'Islanda e' uno di quei paesi dove potresti tornare cento volte e scoprire qualcosa di nuovo ad ogni visita. Questa e' la mia terza volta ed, dopo Snaefellsnes e Westfjords, e' il momento di andare a sud. Passare oltre Vik, verso la laguna di Jökulsárlón e oltre, verso Vestrahorn.

L'inizio non e' dei migliori. Piove, piove che dio la manda. Catinelle, cats and dogs, ditela come vi pare ma piove. In orizzontale, in verticale, a 45 gradi. Pioggerellina e gocce enormi, di quelle che fan male quando ti cadono in testa. Il tempo e' mefitico, ma allo stesso tempo ho "solo" una giornata di guida davanti a me. AVIS, in cambio di un voucher per un weekend gratis, mi fornisce di una Mitsubishi rossa e io sono presto fuori, sulla strada, per un caffe' da Reykjavik Roasters e un nuovo raid di Isey Skyr. Sorpresa delle sorprese, un nuovo gusto!


La guidata e' piacevole, se non fosse per le nuvole bassissime e i tanti turisti da sorpassare. Il mio piano era di arrivare a Skaftafell e dormire li' nel mio bivvy, ma uno sguardo all'app del meteo fa capire che il risultato non sarebbe dei migliori. Arrivato il paesello di Kirkjubæjarklaustur (che, si, ho copincollato da Wikipedia) faccio benzina e decido di iniziare a chiedere in giro se ci sono posti che offrono cio' che nei Westfjords veniva chiamata "sleeping bag room". Immaginatevi una stanza d'hotel col bagno in comune, e ora levate il letto e il comodino. Gli islandesi hanno nomea di essere un popolo scorbutico, ma secondo me sono i piu' aperti, ospitali e simpatici dei popoli nordici, e aggiungo anche gli olandesi nel mazzo. Comunque sia, la signora addetta alla frittura delle patatine fritte del distributore di grassi locale e' pronta a fornirmi l'indirizzo di una fattoria dove potrebbero avere cio' che fa al caso mio. Guido ancora un po' e arrivo a Geirland, dove la receptionist dell'hotel locale e' pronta a fornirmi una stanza-barbone, ossia uno sgabuzzino moquettato. Non c'e' una presa di corrente, ma per contro ho una finestra, luce e una scaffalatura vuota e libero accesso al bollitore della sala pranzo, che uso per farmi il pacchetto di noodles istantanei che e' il cibo-base del barbone.

Passo un po' del tardo pomeriggio a dormire e a sentire la pioggia. Poi, approfittando di un momento di tregua, esco a cercare la cascata Stjornafoss che dovrebbe essere nei paraggi.

Ci sono un sacco di pennuti migratori, animali di cui ignoro il nome ma che sembrano anatre di qualche tipo. Mi allontano in fretta, prima che i miei pensieri classici alla vista di un'anatra (pensieri che includono forno, patate e sughino) si palesino.


Per star sul sicuro loro se la squagliano e come dargli torto.




E poi, senza preavviso, ritorna la pioggia.

Il mattino dopo sono sveglio a un'ora piu' consona per un after che per una vacanza. Ma sono diretto a Vestrahorn, per via di Jökulsárlón, quella laguna glaciale che e' sempre assalita da turbe di persone. Qualcosa mi dice che e' meglio essere li prima del previsto.

Il meteo islandese e' fantastico. O meglio, le previsioni vanno viste solo un giorno per l'altro, ma entro le 24 ore sono precise al millimetro. La mattina viene data come umida e nebbiosa, e nel pomeriggio invece e' previsto sole. Inizio a guidare sulla Route 1 ben prima dell'alba in un mondo sospeso nella nebbia. La strada e' nera. Intorno, il paesaggio e' composto di 10 metri di pietrisco, anch'esso nero, e nuvole. Uniche note di colore sono i paletti segnavia e qualche ciuffo d'erba gialla aggrappato disperatamente alle dune. Sono il solo sulla strada; e' Sabato santo, non c'e' nessuno in giro. Non incrocero' un'altra auto fino almeno alle 11 di mattina.

Mi fermo in un punto imprecisato lungo la via. Sulla sinistra dovrebbe esserci il ghiacciaio Vatnajökull, ma potrebbe esserci Moira Orfei in groppa a un ippopotamo a 10 metri da me e non me ne renderei conto. Cio' che vedo, invece, e' questo:


Un ponte, che inizia e finisce nel nulla. Perche' o percome, non so. Rimango un po' a fissarlo e poi mi rimetto in marcia. Il lato piu' impressionabile di me ha gia' iniziato a pensare a Blade Runner 2049 - gli ambienti, l'atmosfera - e mi trovo ad ascoltarne la colonna sonora, quella di Hans Zimmer. Brividi.

Qualche tempo dopo arrivo a Jökulsárlón. Il parcheggio e' vuoto ad eccezione di un paio di camper. Vedo un tizio aprire il portellone laterale del suo furgone, dare un'occhiata fuori e richiudere subito. Problemi suoi, mi dico, perche' la fuori c'e' questo.








Sono da solo in riva alla laguna. Il ghiacciaio da cui provengono tutti gli iceberg e' nascosto dalla nebbia, e i rumori sono attutiti. C'e' solo un rombo di fondo, quello del mare che si infrange sui ciottoli e sulle rocce della spiaggia, e i rumori del ghiaccio. Gli iceberg cozzano lentamente uno contro l'altro in una carambola spinta dalla marea montante, in una cacofonia di tonfi, scricchiolii e strani scoppiettamenti, come di tappi di bottiglia che saltano uno dopo l'altro. Il mondo ora e' bianco, nero o azzurro. Non c'e' altro.

La pioggia viene a chetarsi e mi rendo conto che, finalmente, ha smesso. Cammino su un sentiero di sabbia nera verso il mare, in direzione opposta al flusso dell'acqua. All'improvviso vedo qualcosa di grigio tra le onde color cromo:


Ma e' un secondo, e non ritorna piu'.

Le viste classiche di cio' che chiamano Diamond Beach sono risapute: sabbia nera, mare blu, ghiaccio bianco e il sole basso sull'orizzonte in un'orgia di riflessi dorati. Oggi, invece, siamo bicromatici. Bianco e nero, tertium non datur.




La spiaggia e' cosparsa di frammenti di ghiaccio scaricati dal ghiacciaio, carpiti dalle onde e rispediti a terra. La visibilita' e' migliorata, ma in lontananza ci sono ancora frammenti di nebbie a livello del terreno. Colonie di sterne artiche sono in attesa sul bagnasciuga.






Mi avvicino per quanto posso, ma decido di non andare troppo in la' per non disturbare. Questo, alla fin fine, e' il loro habitat e ci saranno fin troppi umani a dar loro fastidio nelle prossime ore. Non e' che non ci sia da vedere, qui.










Dopo un'oretta circa decido di tornare in su, verso la laguna, alla ricerca di quella testa misteriosa che avevo intravisto all'andata. Un uccellino interrompe la sua cantata mattutina per offrirmi il suo profilo nobile.


Gli iceber sono criptici.


Ma poi, quando mi sto dando per vinto e occhieggio la Mitsubishi, eccola!


La foca e' letteralmente ai miei piedi. E s'e' portata una sua collega!




Le guardo nuotare, immergendosi per mangiare e tornare su, per un bel po' di tempo... finche' non arriva un'altra auto e l'incantesimo si rompe. Tempo di tornare sulla strada.
 

venexiano

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Che spettacolo. Ricordo come fosse ieri la mia unica visita a Jökulsárlón, in estate, e ricordo soprattutto i tentativi di pronunciare correttamente Kirkjubæjarklaustur (riusciti, mi dissero, ma forse volevano solo essere gentili). Tra l'altro mi sembra di aver pernottato proprio a Geirland. Bei posti davvero.
 

vipero

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Non so se avrei più voglia di fare un bagnetto, o di provare un gin tonic col ghiaccio dell'iceberg...
mmmhhh... me sa che vincerebbe il gin tonic.
 

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Bellissimo TR e posti indimenticabili!
Quando ci sono stato io a Jökulsárlón, in luglio, c'erano comunque 6 gradi nebbia e pioggia, sarà il microclima di quel posto..
 

falkux

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Oggi en plein: il tuo tr in Islanda e quello, tornato in auge, nel mare di Aral. Ti vedo materializzarti anche nel cesso, ma non so quale dei due mi abbia appassionato di più. Che dire, se non che quando vedo che hai pubblicato un tuo tr mollo tutto (...) e corro a leggerlo!
 
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Che spettacolo. Ricordo come fosse ieri la mia unica visita a Jökulsárlón, in estate, e ricordo soprattutto i tentativi di pronunciare correttamente Kirkjubæjarklaustur (riusciti, mi dissero, ma forse volevano solo essere gentili). Tra l'altro mi sembra di aver pernottato proprio a Geirland. Bei posti davvero.
grazie mille Venexiano. Io ho imparato a non provarci nemmeno, con le pronunce. Il trauma adolescenziale di Leicester che si dice in un modo e Manchester in un altro non m’è ancora passato.

Non so se avrei più voglia di fare un bagnetto, o di provare un gin tonic col ghiaccio dell'iceberg...
mmmhhh... me sa che vincerebbe il gin tonic.
Fai bene, c’era pieno di cartelli che proibivano il nuoto, nonchè salvagenti da lanciare a chi si trovasse in difficoltà natatorie.


Era Pozzetto, comunque.
Tomato tométo!

Bellissimo TR e posti indimenticabili!
Quando ci sono stato io a Jökulsárlón, in luglio, c'erano comunque 6 gradi nebbia e pioggia, sarà il microclima di quel posto..
diciamo che non sono noti per le estati calde! Grazie per leggere :)

Oggi en plein: il tuo tr in Islanda e quello, tornato in auge, nel mare di Aral. Ti vedo materializzarti anche nel cesso, ma non so quale dei due mi abbia appassionato di più. Che dire, se non che quando vedo che hai pubblicato un tuo tr mollo tutto (...) e corro a leggerlo!
se appaio io nel tuo bagno mentre ti stai appollaiando su Trono mi sa che devi smetterla di condire la ratatouille con i funghetti magici!

La sintesi non mi sembra il massimo dell'apprezzamento.
Mi hanno detto di peggio, almeno essere lassativo ha una funzione pubblicamente utile!
 
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