Strage di Ustica: 40° anniversario


nicolap

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Ricorre oggi il quarantesimo anniversario della strage di Ustica, quando il DC-9-15 I-TIGI dell'Itavia esplose sopra il Tirreno provocando la morte delle 81 persone a bordo.
Si tratta, come ben noto, di una delle più controverse vicende della storia del nostro Paese, caratterizzata da un'indagine e da un procedimento giudiziario che ad oggi non sono riusciti a mettere la parola fine sull'intricata dinamica dei fatti che portò alla caduta dell'aereo.

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Prendendo spunto da un mio post scritto alcuni fa, ripercorro brevemente le tappe di questa vicenda:

  • Il giorno dopo l'incidente viene nominata dal Ministro dei Trasporti (Rino Formica, all'epoca) una commissione di inchiesta, presieduta dal Carlo Luzzatti. Nel team investigativo vengono invitati Antonio Ruscio (dirigente DGAC), Riccardo Peresempio (Civilavia), Francesco Bosman (ingegnere del RAI), Aldo Mosti (ufficiale dell'AM), Enzo Antonini (Cpt Itavia), Gaetano Manno e Bernardo Sclerandi (primi ufficiali Itavia), Pietro Fucci (medico legale) e Pietro De Luca (esperto sanitario). Prestano assistenza alla Commissione i delegati della Federal Aviation Administration e dell'NTSB.
  • La commissione conclude i lavori il 16 marzo 1982, stabilendo che la causa del disastro possa verosimilmente addebitarsi ad una esplosione. Che tuttavia è impossibile collocare all'interno o all'esterno dell'aereo. Si suggerisce quindi il recupero del relittoper condurre indagini più precise.
  • Il Pubblico Ministero Giorgio Santacroce nel frattempo commissiona ad un esperto dell'NSB americano, John Micidull, un'altra perizia. Viene richiesta in quanto la compagnia Itavia, soprattutto per iniziativa di Mario Cinti (Direttore delle Relazioni Esterne di Itavia ed ex ufficiale dell'AM), sostiene che la causa della strage sia da identificarsi in un missile. La perizia, consegnata il 25 novembre del 1980, viene svolta sui pochissimi frammenti rinvenuti in mare e sulle ipotesi formulate dalle parti, e conferma, in termini di possibilità, l'ipotesi del missile.
  • Il Giudice Istruttore Vittorio Bucarelli commissiona il 21 novembre del 1984 una nuova perizia al Prof. Massimo Blasi, ed iniziano i lavori di recupero del relitto del DC-9. Il 10 giugno del 1987 viene recuperata la scatola nera,il CVR ed alcune altre componenti del relitto, che vengono quindi prese in esame dalla Commissione Blasi.
  • Il 16 marzo del 1989 la commissione Blasi nella prima relazione conclusiva ritiene maggiormente probabile l'ipotesi del missile. Al momento della consegna della relazione finale, solo il 30% del relitto è stato recuperato.
  • Proseguono nel frattempo le operazioni di recupero del relitto, e il GI dispone una serie di quesiti supplementari alla luce dei nuovi reperti individuati. Viene poi completata la perizia radaristica della Selenia, che fornisce il quadro interpretativo dei tracciati e dei tabulati. La commissione Blasi a questo punto si spacca, e due componenti su cinque (lo stesso Blasi e Massimo Cerra della Selenia. il sesto è Carlo Romano, il medico legale, che non si esprime) rigettano la prima conclusione affermando come alla luce dei nuovi reparti e delle nuove perizie l'ipotesi più verosimile sia quella dell'esplosione interna. Si schierano contro, sostenendo invece l'ipotesi del missile, Ennio Imbimbo, Leonardo Lecce, Mariano Migliaccio.
  • Viene quindi chiesto alla Commissione Blasi di produrre una nuova perizia, le cui conclusioni vengono presentate il 26 maggio del 1990. Si tratta ancora una volta di una doppia e completamente discordante valutazione. Blasi e Cerra parlando di bomba a bordo e ritengono che non siano visibili altri aerei dalle tracce radar; Imbimbo, Lecce e Migliaccio sostengono invece la tesi del missile e della presenza di tracce riconducibili ad altri aerei.
  • Nel 1990, dopo un duro scontro con l'allora Sottosegretario alla PdC Giuliano Amato, Bucarelli si dimette e viene sostituito da Rosario Priore. Questi nomina una nuova commissione, presieduta dal Prof. Aurelio Misiti, che dispone adesso del 90% del relitto.
  • La commissione Misiti presenta le sue conclusioni il 23 luglio del 1994, affermando che la sola ipotesi di una esplosione a bordo, con ordigno collocato nella toilette, risulta accettabile. Due membri della commissione, il Prof. Casarosa e il Prof. Held, chiedono che venga allegata una nota aggiuntiva. In questa nota aggiuntiva concordano in linea di massima con le conclusioni di Misiti e degli altri periti, ma sostengono anche che l'ipotesi della bomba presenta dei margini d'errore, non potendosi quindi attribuire un margine di certezza completo. Dagli atti dell'inchiesta: "Casarosa e Held, membri del collegio peritale, che distinguevano parzialmente le proprie conclusioni dagli altri periti in quanto, nella loro nota aggiuntiva alla relazione finale, sostenevano che l'alta probabilità dell'ipotesi di un'esplosione interna non doveva portare ad escludere categoricamente altre ipotesi (in particolare la semi-collisione), la cui coerenza dipendeva tuttavia dalla eventuale acquisizione di nuovi elementi circa la presenza di altri velivoli. Casarosa ed Held ritenevano pertanto l'ipotesi esplosione interna "molto probabile ma affetta da non trascurabili livelli di incertezza".
  • Nel 1993, invece, un collegio di parte civile presieduto dall'esperto americano Robert Sewell aveva ipotizzato l'impatto con due missili.
  • Nel maggio del 1995 i periti del collegio radaristico presieduto dal Prof. Enzo Delle Mese, e composto anche dai colleghi Donali e Tiberio, presenta conclusioni altamente contraddittorie, che comprendono sia l'ipotesi della presenza di tre aerei militari nelle immediate vicinanze del DC-9 Itavia, sia in realtà l'assoluta assenza nell'arco di circa 50/60 miglia. Escludono inoltre la manomissione dei tracciati forniti dall'AM agli inquirenti.
Il resto è storia nota:

Il 7 gennaio 1998 il giudice Rosario Priore chiude l’inchiesta, trasmettendo gli atti ai PM Settembrino Nebbioso, Vincenzo Rosselli e Giovanni Salvi, che, il 31 luglio successivo chiedono il rinvio a giudizio per i generali dell’Aeronautica militare Lamberto Bartolucci, Zeno Tascio, Corrado Melillo e Franco Ferri, con l’accusa di attentato contro gli organi costituzionali. I magistrati precisano di non essere in possesso di elementi idonei per stabilire quali furono le cause della caduta del DC9.

Il 28 settembre 2000 si apre a Roma davanti alla sezione III della Corte d’Assise di Roma, il processo sui presunti depistaggi, che si conclude il 30 aprile del 2004
con l'assoluzione da tutte le accuse per i generali dell’Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo. Per un capo di imputazione, nei confronti di Ferri e Bartolucci, riguardante le informazione errate fornite al Governo in merito alla presenza di altri aerei la sera dell’incidente, il reato è considerato prescritto in quanto derubricato.
Con il deposito delle motivazioni, il successivo 27 novembre, i giudici chiariscono che a loro giudizio è errata l’ipotesi che il MiG trovato sulla Sila sia precipitato la stessa sera del disastro del DC9.

Il 3 novembre 2005 prende avvio il processo di appello contro i generali Bartolucci e Ferri perché rispondano del reato di omessa comunicazione al Governo di informazioni sul disastro di Ustica, che si conclude 15 dicembre successivo quando i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta da Antonio Cappiello, assolvono “perché il fatto non sussiste” Bartolucci e Ferri.

Il 10 maggio 2006 la Procura Generale di Roma propone ricorso per Cassazione, che, il 10 gennaio del 2007, assolve definitivamente i generali Bartolucci e Ferri.

Il 10 settembre 2011 la parola passa al tribunale civile di Palermo, dove il giudice Paola Proto Pisani condanna in sede civile i ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di ottanta familiari delle vittime della strage di Ustica. Secondo il giudice, che non dispone nuove indagini, la condanna per i i due ministeri è motivata dal non aver fatto abbastanza per prevenire il disastro. Passa in sintesi la linea del mancato controllo dello spazio aereo, in conseguenza del quale non fu garantita la sicurezza del volo. Di fatto si ribaltano le conclusioni dei procedenti giudizi in sede penale.

Secondo le conclusioni del tribunale civile di Palermo "sussistono comprovati elementi per ritenere" che l'aereo civile sarebbe sia stato abbattuto durante una azione di guerra svoltasi nei cieli italiani.

La Cassazione in data 28 gennaio 2013 ha confermato la condanna stabilita dal giudice di Palermo, sostenendo che "è abbondantemente e congruamente motivata "la tesi secondo la quale fu un missile ad abbattere l'aereo".

Si conclude, senza conclusioni, una storia tutta italiana.
 

belumosi

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Grazie Nicola, riassunto esemplare delle vicende giudiziarie.
Non avendo il tempo e la voglia di leggere l'imponente mole di carte, sarei curioso di capire quali elementi concreti hanno portato i sostenitori della teoria del missile, a partire dalle varie commissioni. Siamo solo di fronte sistematiche interpretazioni forzate degli elementi disponibili, o esistono realmente fattori (penso soprattutto al relitto) che seppur in modo non univoco, possono essere compatibili con l'ipotesi del missile?
 

nicolap

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Grazie Nicola, riassunto esemplare delle vicende giudiziarie.
Non avendo il tempo e la voglia di leggere l'imponente mole di carte, sarei curioso di capire quali elementi concreti hanno portato i sostenitori della teoria del missile, a partire dalle varie commissioni. Siamo solo di fronte sistematiche interpretazioni forzate degli elementi disponibili, o esistono realmente fattori (penso soprattutto al relitto) che seppur in modo non univoco, possono essere compatibili con l'ipotesi del missile?
A giudicare da ciò che hanno detto i periti (non quelli di parte, ovviamente), non si ravvisa alcun elemento concreto che possa sostenere la tesi del missile. Men che meno la "quasi collisione", che ancor oggi fa drizzare i capelli agli esperti.
Come funzionano i missili AA è invece ben noto, così come le tracce che lasciano sulla fusoliera degli aerei che colpiscono, come ben evidente nella foto qui sotto dai resti della cabina del B-777 Malaysian abbattuto sull'Ucraina.

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nicolap

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Segnalo una bellissima e commovente pagina dedicata dal Corriere della Sera alle 81 vittime. Per ognuna di esse una foto e una piccola storia.
Un ricordo davvero bello e struggente.

 

leerit

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ubblicato il: 27/06/2020 11:17


Un cablogramma dopo l’altro inviato da Beirut, poco prima della strage del 27 giugno 1980, per avvertire il governo italiano del “pericolo a breve” che correva il nostro Paese per mano del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. E fra gli obiettivi dell’Fplp, deciso a riprende le azioni terroristiche sul nostro territorio dopo l’arresto del loro referente in Italia, Abu Saleh, e il sequestro dei missili palestinesi a Ortona (in violazione del cosiddetto “Lodo Moro”), non c’era solo l’“occupazione di un’Ambasciata”, ma anche il “dirottamento di un Dc9 Alitalia”. Una soffiata, quella data al capocentro del Sismi in Libano, Stefano Giovannone, che secondo lo stesso 007 poteva “coprire i reali obiettivi e luoghi delle suddette operazioni”. È quanto si legge in un articolo di Francesco Grignetti sulla Stampa contenente, dunque, notizie clamorose sui telegrammi inviati al governo italiano da Giovannone poco prima della strage e anche il giorno stesso, 27 giugno 1980. “Ventisette giugno 1980, 40 anni fa – scrive La Stampa -, la sede centrale del Sismi riceve allarme rosso dal Libano”.

Un allarme rosso che recita: “Habet informazioni tarda sera. L’Fplp avrebbe deciso di riprendere totale libertà di azione senza dare corso ulteriori contatti a seguito mancato accoglimento sollecito”. Si tratta, evidenzia La Stampa, di “un telegramma cifrato che per decenni è stato coperto da segreto di Stato, inaccessibile a chiunque, magistrati compresi, e che solo dal 2014 è stato parzialmente declassificato. Attualmente vi è apposto il timbro di 'segretissimo'. Non è dato sapere se i magistrati di Roma, che tuttora indagano sulla Strage di Ustica, lo abbiano avuto in visione. Di sicuro nel 2016 lo hanno letto i membri della Commissione Moro II, ma senza possibilità di fotocopiarlo, e con divieto assoluto di divulgazione”. Si stratta di un documento “che La Stampa è finalmente in grado di raccontare” e che contiene un allarme, quello del Sismi, scrive il quotidiano, “arrivato a Roma poche ore prima del disastro aereo, è oggettivamente inquietante e rilancerebbe la tesi dell’attentato ad opera di una frangia filolibica del terrorismo palestinese”.


Il “telegramma – scrive la Stampa -, firmato dal colonnello Stefano Giovannone, l’ottimo capocentro del Sismi che da Beirut copriva l’intero Medio Oriente e si era meritato nel Sismi il nomignolo di Maestro, era l’ultimo di una serie sempre più angosciata. In quei mesi, per via di una storia di missili palestinesi sequestrati in Abruzzo, a Ortona, l’intelligence italiana aveva dovuto sostenere l’urto delle minacce da parte dell’Fplp, l’organizzazione palestinese di fede marxista. Il governo italiano aveva promesso che avrebbe trovato un accomodamento. Che il processo in corso sarebbe stato 'aggiustato' e che quanto prima sarebbe stato rimesso in libertà il referente in Italia dell’Fplp, tale Abu Anzeh Saleh. Le cose però non erano andate così”.


E a quel punto “quelli dell’Fplp erano furibondi – prosegue l’articolo -, c’era un’ala estremista che voleva passare all’azione ed era sempre più faticosamente contenuta dal leader George Habbash. Nel 1973 aveva sottoscritto anche lui, dopo Arafat, il Lodo Moro che avrebbe dovuto tenerci al riparo da attentati. Ma nel giugno 1980 faceva sapere di non essere in grado di tenere i suoi”. E Giovannone, evidenzia La Stampa, scriveva: “Se il processo dovesse avere luogo e concludersi in senso sfavorevole, mi attendo reazioni particolarmente gravi in quanto Fplp ritiene essere stato ingannato e non garantisco sicurezza personale ambasciata Beirut”.


“Impressionante è la sequenza”, scrive La Stampa: “Nove giorni prima del 27 giugno, Giovannone aveva inviato un altro allarmatissimo telegramma cifrato: “Non si può più fare affidamento sulla sospensione delle operazioni terroristiche in Italia e contro interessi e cittadini italiani decisa dall’Fplp nel 1973, e si può ipotizzare una situazione di pericolo a breve scadenza”. Aveva saputo anche di più: “Fonte fiduciaria indica due operazioni da condurre in alternativa contro obiettivi italiani: 1) dirottamento di un Dc9 Alitalia, 2) occupazione di una Ambasciata”. La soffiata, insomma, riguardava un Dc9 di linea. Ma “lo 007 – prosegue La Stampa - era troppo avvertito per credervi appieno". “Non si può escludere che la notizia sia stata diffusa allo scopo di coprire i reali obiettivi e luoghi delle suddette operazioni”. Allo stesso tempo avvisava che l’Olp non poteva più garantire per l’Fplp “attualmente controllato da esponenti filolibici”. E infine c’era il timore che facessero “ugualmente le azioni minacciate utilizzando elementi estranei…”.



 

belumosi

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L'altra sera nella trasmissione di Purgatori hanno trasmesso un intervista a Pasquale Diodato, che ha perso mogli, cognata e 3 figli. Da groppo in gola.
 

matteonair

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Grazie mille per il riassunto esaustivo. Premetto che le mie uniche conoscenze su questo evento derivano dalla relativa puntata di Indagini ad Alta quota. Questa si conclude supportando senza particolari incertezze la teoria della bomba dimostrata da Frank Taylor. Sembra addirittura che ci sia un buco ben visibile localizzato vicino al bagno posteriore dove sarebbe appunto stato collocato l’ordigno. La puntata si conclude notando come il dubbio ormai lo abbiano solo i cittadini italiani e che per il resto del mondo l’unica risposta possibile sia l’esplosione interna.
La mia domanda è come mai la nostra magistratura sia arrivata a una conclusione diversa? O è questo episodio a essere Giunto a una conclusione errata? ( mi pare strano perché dopo avere visto circa 200 episodi di questo programma ho sempre notato una grande aderenza ai fatti...)
 

nicolap

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Il documento di Giovannone costituisce a mio avviso un'ottima pista per l'analisi. Il lodo Moro e le complesse dinamiche del nostro ruolo regionale temo siano il contesto entro cui muoversi.
E, si badi bene, anche nell'ipotesi della bomba lo Stato non ne esce certo a testa alta. Chi sostiene che l'ipotesi della bomba serva a scagionare lo Stato, di solito della questione non ha letto molto.

L'altra sera nella trasmissione di Purgatori hanno trasmesso un intervista a Pasquale Diodato, che ha perso mogli, cognata e 3 figli. Da groppo in gola.
Terribile. Ogni storia delle vittime è terribile. Quelle dei bambini soprattutto.
Terribile è tuttavia anche usarle strumentalmente per sostenere le proprie prerogative. Ci sarebbe un altro termine per definirlo.

Grazie mille per il riassunto esaustivo. Premetto che le mie uniche conoscenze su questo evento derivano dalla relativa puntata di Indagini ad Alta quota. Questa si conclude supportando senza particolari incertezze la teoria della bomba dimostrata da Frank Taylor. Sembra addirittura che ci sia un buco ben visibile localizzato vicino al bagno posteriore dove sarebbe appunto stato collocato l’ordigno. La puntata si conclude notando come il dubbio ormai lo abbiano solo i cittadini italiani e che per il resto del mondo l’unica risposta possibile sia l’esplosione interna.
La mia domanda è come mai la nostra magistratura sia arrivata a una conclusione diversa? O è questo episodio a essere Giunto a una conclusione errata? ( mi pare strano perché dopo avere visto circa 200 episodi di questo programma ho sempre notato una grande aderenza ai fatti...)
Taylor restò a bocca aperta nel constatare il clima entro cui dovette svolgere le indagini.
Ci sono molti soldi di mezzo. Ahimè.
 
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i-ffss

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grazie nicola, soprattutto per l'apprezzata "laicità" del racconto che, come già ampiamente discusso, è quel che manca a chi si occupa di questa storia. aggiungo che il calibro dei personaggi che sostengono ipotesi alternative al missile, facciano più danno che altro.
 

Paolo_61

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Il documento di Giovannone costituisce a mio avviso un'ottima pista per l'analisi. Il lodo Moro e le complesse dinamiche del nostro ruolo regionale temo siano il contesto entro cui muoversi.
E, si badi bene, anche nell'ipotesi della bomba lo Stato non ne esce certo a testa alta. Chi sostiene che l'ipotesi della bomba serva a scagionare lo Stato, di solito della questione non ha letto molto.


Terribile. Ogni storia delle vittime è terribile. Quelle dei bambini soprattutto.
Terribile è tuttavia anche usarle strumentalmente per sostenere le proprie prerogative. Ci sarebbe un altro termine per definirlo.


Taylor restò a bocca aperta nel constatare il clima entro cui dovette svolgere le indagini.
Ci sono molti soldi di mezzo. Ahimè.
Oltre ai soldi c’è di mezzo anche una narrazione che vuole gli ameriKani cattivi autori di ogni nefandezza nell’universo intero. Narrazione chiaramente favorita dalla situazione politica internazionale
 

nicolap

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Oltre ai soldi c’è di mezzo anche una narrazione che vuole gli ameriKani cattivi autori di ogni nefandezza nell’universo intero. Narrazione chiaramente favorita dalla situazione politica internazionale
Sebbene il "daje alla Francia" vada per la maggiore ultimamente.
 
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Fewwy

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Al TG1 la menano con la storia del missile senza un minimo di imparzialità: la parola “bomba” non si sente proprio.

Roberto Fico - Presidente della Camera e terza carica dello Stato - se ne esce con: ”Quella sera c’era una vera e propria guerra nei cieli italiani...”

Anche oggi, saremo un paese civile domani.
 

i-ffss

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la storia della segnalazione di possibili attentati dei palestinesi era anche uscita fuori per la strage di bologna: anche lì c'è già la verità storica e processuale fatta e i "mostri" Mambro e Fioravanti colpevoli è anche quella "religione" al pari del "missile" di Ustica; ora magari a Bologna son stati per davvero i NAR e il DC9 l'ha tirato giù un missile: ma se viene fuori qualcosa di nuovo che potrebbe cambiare la vista sugli eventi, batti la pista: alle brutte finisci in un vicolo cieco e torni all'inizio come nel gioco dell'oca. se la bomba però avesse matrice palestinese, mi sembra strano non vi fosse rivendicazione: i palestinesi rivendicano...a meno che magari tra quelle carte ancora secretatate [non la pistola fumante come si è detto altrove] si trovi un rapporto dei servizi di sicurezza che ha raccolto la rivendicazione magari "derubricandola" a non attendibile...ma siamo nell'ambito del fantafiction
 
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airport81

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Non vorrei che domani ci dicessero: abbiamo messo una bomaba ma il detonatore non ha funzionato, nel frattempo c'erano molti aerei militari nel Tirreno che si esercitavano con i missili senza però colpire nessuno ed il Dc-9 Itavia è precipitato per una forte depressurizzazione esplosiva!Fin quando non salterà fuori la pistola fumante ognuno di noi sposerà la tesi che ritiene più verosimile
 

BrunoFLR

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Una cosa raccapricciante. Tutto ciò che le stesse inchieste hanno platealmente smentito viene presentato come fatto.
E la gelosia della tizia verso Bologna che gli ha tolto il palcoscenico dove la metti?
Io mi guardo indagini ad alta quota.

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nicolap

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Inizia ora la trasmissione dedicata a Ustica su Rai 3.
la parte del leone la fanno Ramon Cipressi, con sottopancia "ingegnere aeronautico", di professione designer grafico per fumetti di fantascienza (http://www.ramoncipressi.com/bio.htm), insieme al suo collega "ingegnere aeronautico" Marco De Montis, che però nella vita si occupa di turbine a gas(http://genova.reteluna.it/it/l-inge...tro-con-l-ingegner-marco-de-montis-AdKZc.html). Insieme hanno scritto su Ustica un ... romanzo.
 
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nicolap

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Oltre ai soldi c’è di mezzo anche una narrazione che vuole gli ameriKani cattivi autori di ogni nefandezza nell’universo intero. Narrazione chiaramente favorita dalla situazione politica internazionale
Sicuro di farti cosa gradita ti segnalo il volume "U.S.TICA. Quarant'anni di bugie", di Pino Nazio. Però non ti anticipo nulla sulla trama, che tanto dal titolo non la capirai mai.
 
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Paolo_61

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A proposito di spiegazioni possibili dell’ipotesi bomba:

Roma, 5 ott. (Adnkronos) - C'e la Libia dietro le stragi di Ustica e Bologna. E' quanto sostiene, l'ex esponente democristiano Giuseppe Zamberletti, sottosegretario agli Esteri nel 1980, l'anno delle due stragi. In un libro che uscira' fra due settimane (''La minaccia e la vendetta. Ustica e Bologna: un filo tra due stragi''. Franco Angeli editore) Zamberletti, che rivela anche episodi inediti, ripercorre le tappe che portarono ad un accordo tra il nostro Paese e Malta, accordo fortemente avversato dalla Libia, che per questo, secondo Zamberletti, avrebbe deciso di attuare le due stragi.

La prima, quella di Ustica, sarebbe stata adottata attraverso la collocazione di una bomba nella toilette posteriore del Dc9 Itavia, sulla pista di Bologna, prima del decollo del velivolo. Si sarebbe trattato di quella che Zamberletti definisce nel libro la ''minaccia'', cioe' un attentato che aveva l'obiettivo di impedire all'Italia di stringere l'accordo con Malta.

La seconda strage, quella alla stazione di Bologna, attuata nella stessa citta' in cui fu collocata la bomba nel Dc9, fu compiuta il 2 agosto, proprio il giorno in cui una delegazione italiana, guidata proprio da Zalberletti, si reco' a Malta per firmare con Dom Mintoff l'accordo di collaborazione. Si sarebbe trattato della ''vendetta'' di Gheddafi nei nostri confronti. (segue)