Alitalia, verso decreto per sbloccare prestito ponte di 400 milioni
Il governo sta valutando l'opportunità di vararlo già nel Consiglio dei ministri di lunedì o al più tardi giovedì per consentire ai<br/>commissari l'utilizzo della nuova liquidità (stanziata col<br/>decreto fiscale) anche se non è stata ancora finalizzata la<br/>cordata per la cessione della ex compagnia di bandiera
1 dicembre 2019
il futuro della compagnia
Alitalia: Patuanelli, nazionalizzazione non e' negativa
2' di lettura
Il governo starebbe valutando l'opportunità di varare già nel Consiglio dei ministri di lunedì o al più tardi giovedì, un decreto ad hoc per Alitalia, per consentire ai commissari, di fronte ai problemi di cassa, l’utilizzo dei 400 milioni del prestito ponte stanziati con il decreto fiscale, anche se non è stata ancora finalizzata la cordata per la cessione della ex compagnia di bandiera. Il prestito non dovrebbe però essere aumentato ma dovrebbe rimanere di 400 milioni.
I problemi di liquidità
Questa nuova iniezione di capitali è necessaria per tenere in vita la compagnia visto che non è stato possibile trovare un acquirente sul mercato, nonostante le sette proroghe dei termini per presentare un'offerta. Dei 900 milioni del primo prestito ponte, sul quale l'indagine della Ue è ancora in corso, sono rimasti nelle casse di Alitalia al 31 ottobre solo 315 milioni e la compagnia perde circa un milione di euro al giorno. Il nuovo prestito deve essere rifinalizzato perché, come ha spiegato lo stesso ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, la cordata con Fs-Delta e Atlantia non c'è più. Su quest'altro prestito, la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha fatto già sapere che «la Commissione è in contatto con le autorità italiane».
Al lavoro sui tagli, sindacati sulle barricate
La nuova parola d'ordine ad Alitalia , intanto, è «razionalizzare i costi», ossia tagliare quanto più possibile. I tre commissari straordinari, Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo, hanno il nuovo compito di mettere a punto la cura dimagrante di Alitalia, un lavoro che però appare tutto in salita. Tutti sono d'accordo, a partire dal Governo stesso, che non ci dovrà essere nessun “spezzatino” della compagnia: i rami volo, manutenzione e servizi di terra devono infatti restare assieme nel progetto della nuova Alitalia. Il mandato dei tre commissari «ha al centro l'integrità aziendale». Ma la partita si giocherà soprattutto sul nodo degli esuberi, che chiede, ad esempio, a gran voce Lufthansa per entrare nell'azionariato della newco. E su questo punto i sindacati non transigono.
Ipotesi nazionalizzazione
Quello che prefigura il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli è una soluzione della crisi che passi per due step. Il percorso per rilanciare la compagnia potrebbe essere quello «di fare una struttura commissariale che abbia come obiettivo la ristrutturazione e poi la remissione sul mercato o la nazionalizzazione». L'ingresso dello Stato non è quindi più un tabù. «Può non essere un evento negativo», esplicita il ministro. Ma la strada preferenziale resta la vendita a privati.
Per ora, comunque, Alitalia continuerà quindi a volare con soldi pubblici in amministrazione straordinaria, come sta facendo dall'aprile del
2017 quando Etihad staccò la spina e i lavoratori bocciarono successivamente in un referendum un piano di ricapitalizzazione da due miliardi di euro e con circa 1.000 esuberi. Secondo le stime, la somma spesa dallo Stato negli ultimi 40 anni per tenere in piedi l'ex compagnia di bandiera è salita a circa 10 miliardi di euro
TheSunTwentyFourHours