Alitalia, il governo cambia rotta. Prima ristrutturazione, poi la vendita
23 NOVEMBRE 2019
Compagnia più vicina a Lufthansa: sarà divisa in tre società con un solo commissario e un manager esterno. In pole Michael Kraus
DI LUCIO CILLIS
ROMA - Il Piano B per salvare Alitalia ora si materializza. Nelle prossime ore, a meno di improbabili rilanci da parte di uno dei due possibili partner industriali (Delta o Lufthansa), la gara aperta oltre due anni fa è destinata a cambiare volto. E i tre amministratori straordinari, che fin qui non sono riusciti a “piazzare” Alitalia, potrebbero lasciare il posto a una Fase 2.
Il governo – secondo un piano anticipato il 19 novembre scorso da Repubblica – proverà ad aprire un nuovo commissariamento a tempo – tra i sei e i dodici mesi - non più mirato alla “vendita” in blocco di Alitalia come oggi, ma finalizzato alla ristrutturazione della compagnia e alla sua successiva cessione. Già nelle prossime 48 ore il ministro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli potrebbe chiudere con la vecchia amministrazione straordinaria. Mandando in soffitta anche l’idea del consorzio con Mef, Atlantia e Ferrovie, a favore di una nuova amministrazione straordinaria: Alitalia verrebbe affidata ad un nuovo curatore (uno solo e non tre come oggi).
Allo stesso tempo verrebbe coinvolta nell’operazione di rilancio una figura manageriale di alto profilo proveniente dall’universo dell’aeronautica civile. Tra i papabili Michael Kraus, ex di Air Dolomiti e quindi vicino al mondo Lufthansa. Sarà una sorta di direttore generale che guiderà una società più “leggera”, sia nei posti di lavoro sia per numero di aerei. Una strada che - una volta imboccata - potrebbe portare Alitalia tra le braccia di Lufthansa che ha più volte dichiarato di voler acquisire la compagnia, ma solo dopo una profonda ristrutturazione.
L’ottimizzazione dei costi è un passaggio obbligato: Alitalia ha 11 mila addetti, grosso modo lo stesso numero di Ryanair, quarto vettore al mondo per passeggeri trasportati. Sia Delta, sia i tedeschi, hanno presentato un piano industriale con un taglio ai dipendenti tra 2.800 e 5.800 lavoratori, oltre a una flotta tra gli 80 e 100 aerei, contro i 118 attuali.
Ma ecco, secondo quanto appreso da Repubblica, cosa prevederebbe il nuovo piano. Alitalia potrà ripartire incassando nelle prossime settimane i 400 milioni di euro stanziati dal governo, l’ennesimo prestito ponte. Alitalia dovrà poi “dimagrire” e separare le proprie attuali attività di volo, manutenzione e operazioni di terra in tre distinte entità. Anche al ritmo di un milione al giorno di perdite, ne verrebbe garantita la sopravvivenza almeno fino al settembre del 2020, mettendo in conto anche possibili sorprese, come un rincaro record del cherosene per gli aerei.
Il boccone migliore, ovviamente, sarà rappresentato da Alitalia “volo”, la prima delle “tre” gambe del nuovo gruppo italiano, che manterrà aerei e personale navigante oltre ai dipendenti di terra necessari per l’operatività del network. La seconda azienda, invece, si occuperà delle manutenzioni in un solo polo tra Napoli (Atitech) e Roma. La terza società sarà orientata allo smaltimento bagagli e all’assistenza a terra per quella che sarà – almeno all’inizio – una Alitalia Handling.
Una volta separate le attività, il socio industriale (Delta o più probabilmente Lufthansa), rientrerebbe in corsa per rilevare uno o più rami assieme a Fs e Atlantia. Da ricordare che l’accordo che vede Alitalia membro effettivo di Sky Team (con Delta, Air France-Klm) scadrà a fine anno. Mentre la compagnia tedesca potrebbe già collaborare inserendo Alitalia nel proprio network commerciale e nell’alleanza Star Alliance (con United Airlines) a partire dal 2020.
Restano da risolvere i nodi relativi agli esuberi. Oggi ci sono 1.075 dipendenti in cassa integrazione. In futuro potrebbero usufruire di pensionamenti anticipati o scivoli altre 600 persone. Ma all’appello manca ancora una soluzione per gli altri posti di lavoro a rischio. Per la parte Alitalia “handling” sarebbe già in pole position una delle grandi società che si occupano di questi servizi di terra, come Swissport.
E che qualcosa si stia muovendo lo dimostrano gli interventi del fine settimana: il ministro dell’Economia Gualtieri è prudente e punta a una «soluzione di mercato in tempi brevi», mentre secondo il collega del Mise Patuanelli «ci sono i margini per chiudere». Infine Maurizio Landini, numero uno della Cgil,avverte che «è il momento di agire rapidamente».
La Repubblica