AirItaly in liquidazione, beni all'asta


TW 843

Senior Member
6 Novembre 2005
32,806
785
48
Azionista LibertyLines
Servidei non è un santo e ha i suoi bei protettori politici da tempo immemore.

Due dei suoi clienti che hanno l’aereo sotto coa LSA hanno marche 9H-...

Detto questo, qui ha ragione da vendere.
 

TW 843

Senior Member
6 Novembre 2005
32,806
785
48
Azionista LibertyLines
L'imprenditore scrive a Conte: "Qui tasse alte, vado a Malta"
Francesco Curridori
L'imprenditore scrive a Conte: "Qui tasse alte, vado a Malta"
"Sto pensando di trasferire tutto a Malta altrimenti dovrò licenziare 35 persone che sembrano poche, ma per me è come una famiglia dato che lavoriamo insieme da 20 anni". A dirlo a ilGiornale.it è Giuseppe Servidei, l'amministratore delegato di una piccola compagnia aerea, che ha scritto una lettera al premier Conte per denunciare come le tasse strangolano il settore dell'areonautica.

Esattamente in cosa consiste il vostro lavoro?

"Noi recuperiamo gli organi da trapianto o soccorriamo persone malate e in difficoltà. In alcuni casi abbiamo operato anche in zone di guerra. Perlopiù lavoriamo su richiesta come i taxi e facciamo una media di 4-5 voli al giorno per reperire e trasportare gli organi da trapiantare".

Quali problemi dovete affrontare?

"Come le ho già detto il nostro è un servizio delicatissimo e tra un mese e mezzo lasceremo il Centro-Sud Italia in mano a una società italo-maltese che ha vinto la gara d'appalto perché, pagando il 5% di tasse, è potuta essere più competitiva di noi".

Scusi, non per farle i conti in tasca, quanto guadagna la sua società?

"Guardi i margini di profitto sono del 3-5%, mentre la pressione fiscale oscilla tra il 48 e il 62%. In pratica, io ho un socio di maggioranza occulta, lo Stato, che mi rompe solo le scatole anziché venirmi in aiuto. Chi, come me, continua a lavorare in queste condizioni, o è fesso oppure è destinato a soccombere".

Vi sentite schiacciati dalle compagnie straniere?

"Certo, la competizione rimane zoppa per gli italiani tant’è vero che in Italia, in qualsiasi aeroporto, si trovano almeno 3 o 4 compagnie straniere con decine di aeroplani che fanno voli dall’Italia per l’Europa e addirittura dall’Italia per l’Italia come Ryanair, Vueling, EasyJet. In qualsiasi altro Paese non esiste una compagnia italiana che fa voli da quel Paese per altri Paesi o all’interno di quei Paesi, mentre Ryanair, in Italia, ha superato Alitalia per numero di passeggeri già da tre anni".

Cosa chiede di preciso a chi ci governa?

"Dicono che sono il nuovo? Dicono che vogliono cambiare? Benissimo, piuttosto che regalare Air Italy a Raynair facciano un esperimento: emanino un decreto che per 24 mesi ci consenta di avere una tassazione che sia al pari delle altre compagnie europee".

Altrimenti si rischia una sorta di 'delocalizzazione fiscale'. Giusto?

"Sì, servono pari opportunità altrimenti facciamo come Wirpool che sposta lo stabilimento in linea d’area di 80 km. E non è che loro sono filo-croati, semplicemente non vogliono spendere quel che spendono qui. Penso che dobbiamo competere ad armi pari come avviene negli Stati Uniti, mentre nell’Unione Europea ognuno fa come gli pare".

Perché, secondo lei, le soluzioni adottate finora sono state inefficaci?

"L’uso degli ammortizzatori sociali o di aiuti speciali come è stato fatto in passato per Alitalia non risolvono il problema, ma post-pongono, a carico del contribuente, il problema. Capisco l’assistenzialismo e la cultura di protezione che c’è intorno al mondo del lavoro però non si può pensare che un imprenditore bruci il suo patrimonio per pagare permessi o la tredicesima. In Italia, se io ho un pilota che non sa lavorare ci metto un anno e mezzo o anche due per mandarlo via e gli devo pagare anche 24 mensilità".

All'estero come funziona?

"In Austria, Irlanda, Malta non è così, basta una lettera e ne prendono un altro. Ma non solo. A Malta si paga complessivamente il 35% di cui il 30% vengono restituiti al proprietario della società come incentivo per attirare i capitali nel nostro Paese".

Con la sua proposta, invece, cosa cambierebbe?

"Con questo decreto ripartirebbe il settore perché, dopo due anni, lo Stato si accorgerebbe che incassa di più e, alla fine, sicuramente confermerebbe queste agevolazioni come è successo per le navi di lusso. Dopo 7-8 mesi hanno visto che, con la legge Monti, avevano messo in ginocchio il settore e l’hanno ritirata".

L'alternativa quale sarebbe?

"Se non si vuole o non si può attuare questo decreto perché non ci sono soldi per queste agevolazioni, perlomeno facciano una legge per cui chi viene a lavorare in Italia paga le nostre stesse tasse. Così potremmo essere primi anche nell'aviazione e, invece, ci obbligano a chiudere le compagnie aeree. A questo punto, vendiamoci direttamente a Francia e Germania e facciamola finita".

Cosa si aspetta che succeda con la vicenda Air Italy?

"La prospettiva, al momento, è che Raynair o chiunque prenderà l’ex Meridiana, si prenderà i suoi slot per poter atterrare a Linate. I dipendenti saranno licenziati tutti oppure verranno sottoposti alla legislazione di Dublino e finiranno nella precarietà irlandese. Alitalia ne pagherà le conseguenze, ammesso che qualcuno se la compri".
 

TW 843

Senior Member
6 Novembre 2005
32,806
785
48
Azionista LibertyLines
“Avrei dovuto dire io basta”, la dolorosa lettera di una hostess dopo il disastro Air Italy

Sono ormai diciotto giorni che stento a dormire..18 giorni che puntualmente mi sveglio nel cuore della notte, sudata, di soprassalto. Accendo la luce perché spaventata: “cazzo, ancora un incubo” mi dico. Poi realizzo, e il vero incubo lo sto vivendo ogni giorno, sveglia, lucida, non sudata. La vita reale. Quella che l’11 febbraio è drasticamente cambiata. A me e a 1500 miei colleghi.

Assistenti di volo, piloti, uffici, marketing, programmazione, maintenance, lo staff del ground, ingegneri, ecc… la vita di 1500 persone collassa, da un momento all’altro. Ero a Miami quel maledetto 11 febbraio, l’aria che tirava non era fra le migliori da mesi, vero. Vuoi un po’ per il fuso orario, vuoi per un certo sesto senso mi svegliai alle 3 di notte.. non riuscii più a dormire, una vocina insistente mi urlava nell’orecchio di godermi a fondo qualsiasi momento da quell’istante in avanti perché sarebbe stata l’ultima volta. Lì. In quella realtà.

I dialoghi fatti il giorno prima in volo con i colleghi continuavano a frullarmi in testa. Pensavo, pensavo, pensavo…

“Ragazzi hanno cancellato tutte le Lagos/Accra della stagione, qualcuno sa qualcosa????”. “Ragazzi mi stanno dicendo che oggi hanno cancellato la NY in partenza, cosa sta succedendo?” Cercavamo risposte tra di noi, concrete, a 11mila metri di altezza. “Mancato load factor, troppi pochi passeggeri e i passeggeri sono stati riprotetti.. succede.”

Sarà, ma quando mai cancelliamo una New York a poche ore prima della partenza??!? “Ragazzi, io la butto lì, se riusciamo a tornare in servizio a casa il 12 è già una bella cosa” le solite frasi disfattiste, dai! Il senso di inquietudine però, si faceva sempre più fitto. Pensavo, pensavo, pensavo…

Decisi di alzarmi, nel cuore della notte, me ne andai a bordo piscina a riflettere.. l’ansia mi stava divorando, ammetto. Andai in palestra. Dalla vetrata, dopo circa un’oretta, vidi il mio comandante in tenuta ginnica parlare animatamente al telefono. “Beh ci sta, è notte e in italia è mattino presto, sicuramente accusa il fuso orario anche lui e non dorme” mi dissi… ma no, Flavia no, lo sai. Sta succedendo qualcosa. Entrò in palestra. Il volto preoccupato.

“Ciao…brutte notizie dall’Italia vero?” Domandai diretta. “Gli azionisti oggi si riuniscono e si deciderà il da farsi.. e ora lo sfondo questo tapis roulant, devo sfogarmi un po’!!!” La sua risposta, la sua battuta per sdrammatizzare l’attimo. Tornai in camera. Un bel respiro, una doccia e scesi per fare colazione, dove c’era anche tutto il resto dell equipaggio.

11 fantasmi. Questo eravamo. Pallidi, preoccupati. Tutti incollati ai nostri telefoni, non che in genere non lo fossimo, ma questa volta era diverso. Il punto era avere info sulla situazione di Airitaly. Ci spostammo in piscina, non faceva particolarmente caldo. Nessuno di noi parlava. Ci raggiunse il collega. “Ragazzi, è arrivata la mail. Chiudiamo.” Di massa è partito un “ ahahahah, ma che cazzo dici dai?? Non è il momento piantala”

Non lo conoscevo tanto, era la prima volta che ci volavo insieme, ma si sarebbe meritato un Oscar per la sua interpretazione, se mai avesse davvero deciso di scherzare proprio in quel frangente. Improvvisamente, il buio. Lo shock. L’aria che manca. Soffoco. Non è vero. È uno scherzo. “Ma veramente?! Ma che cazzo dicono?? Aspetta rileggiamo insieme, non può essere.”

Tutto crolla. Sei al centro del mondo e vedi frantumarsi tutto intorno a te. Solo polveri. Illesa fuori, ma distrutta dentro. Mai e poi mai, dalla sera alla mattina, nessuno si sarebbe aspettato di ricevere un foglio A4 logato, una mail con scritto “signori chiudiamo, pagheremo tutto e tutti, grazie per il vostro lavoro, arrivederci e tante belle cose”.

A stento, ancora, faccio fatica a crederci e probabilmente non ho ancora ben realizzato, perché non può finire così. Mai e poi mai avrei pensato che quello sarebbe stato il mio ultimo volo da titolare. Siamo tornati fuori servizio in Italia il giorno dopo, da passeggeri, con un’altra compagnia che operava il nostro volo per conto nostro. “On behalf of Airitaly, welcome to this flight to Milan Malpensa operated by Vamos Air” l’annuncio dell’assistente di volo.

“Cosa?!??! Non è vero.”

Sto cercando di elaborare un lutto, perché di fatto questo è. Ultimamente mi sentivo parecchio stanca, è un lavoro che ti dà tanto ma che ti toglie anche tanto. Vede succhiarti via tante energie, innumerevoli notti perse, ritmi frenetici disumani… ma è come una droga, non c’è un cazzo da fare. Lo maledici quando lo fai, ti manca immensamente quando non lo fai.

Avrei dovuto dire io basta a questa “love story malata”, a lamentarmi per i servizi di bordo pesanti, a prendermi male pensando che il mese prossimo avremmo ricominciato i voli su Los Angeles e San Francisco, e solo Dio sa quanto può essere pesante fare 12h e 30 di volo, rimanere in stop 19h e tornare indietro a casa, affrontando un volo notturno e 9h di fuso orario.

Avrei dovuto dire io basta al freddo preso in aereo di notte, ai litri di the bollente bevuti x scaldarmi durante i turni di assistenza con la coperta addosso, a sedermi al briefing prima del volo con l’ansia di sentire dal capocabina ormai la consueta frase “chi lavora in business oggi con me?” (panico), che cercavamo di evitare tutti come la peste!

Avrei dovuto dire io basta a questi ritmi frenetici, agli aerei, ai continui sbalzi di fusi orari. Alle soste, ai problemi che riscontravamo a bordo, ai giorni passati fuori casa, alla maledetta business class con tremila servizi e duemila piatti, piattini e posate e cocktail che nemmeno ad un matrimonio…

Avrei dovuto dire io basta a 4 tratte nazionali il giorno prima di partire per un volo di lungo raggio.

Avrei dovuto dire io basta alle turbolenze che immancabilmente arrivavano con l’uscita dei carrelli (“perchè la turbolenza lo sa. Lei sa quando devi fare il servizio e arriva”)

Avrei dovuto dire io basta alla vita privata sacrificata.

Avrei dovuto dire io basta al compleanno del fidanzato o dell’amica perso, al “no cavolo, dopodomani non ci sono, organizziamo la settimana prossima??”, allo sguardo dei miei cani vedermi varcare la soglia di casa con la valigia…


Avrei dovuto dire io basta.

Non voi.

Non così.

Flavia Presta
 

flapane

Utente Registrato
6 Giugno 2011
2,759
260
DUS/NAP
Vabbè, immagino il "basta" sia dovuto alla rabbia, mi sembra le piacesse il suo lavoro, tant'è che, alla fine, "basta" non ha mai avuto il coraggio di dirlo. Umanamente posso immaginare che sia un brutto periodo.
 

belumosi

Socio AIAC
Utente Registrato
10 Dicembre 2007
14,868
3,007
Avrebbe dovuto dire basta l'Agha Khan Karim. Molto tempo fa.
Verissimo. E la lettera dimostra quanto le percezione dei dipendenti fosse lontana dalla realtà. Quella di un'azienda tecnicamente fallita da anni, che un miliardario orgoglioso si rifiutava di lasciar fallire.
Auguri a Flavia, che tra l'altro scrive davvero bene.
 

Dancrane

Amministratore AC
Staff Forum
10 Febbraio 2008
19,094
3,898
Milano
Vi spiego lo schianto di Air Italy. L’analisi di Intrieri
...
Giusto dare conto della risposta di Scaramella:

Ritengo sia necessario ricordare i fatti rispetto alla ricostruzione fatta con l’articolo da Voi pubblicato.

Sono stato AD di Meridiana da gennaio 2013 a novembre 2014: attribuire a me la causa di un fallimento dichiarato invece dall’azienda nel 2020 (sei anni dopo), dopo che ci sono stati quattro diversi amministratori delegati e ben due cambi dell’assetto azionario e di controllo è evidentemente inaccettabile. Per la precisione, ho ricevuto le deleghe gestionali dell’azienda nel gennaio 2013, con perdite nette di €100m registrate nel 2012 e dopo che le precedenti gestioni avevano registrato continue ed ingenti perdite fin dal momento della incauta operazione di acquisizione di Eurofly, operazione che fui appunto chiamato e rivedere. Dopo soli 9 mesi ho portato l’azienda a un ebitda in equilibrio con perdite operative radicalmente ridotte sia il primo (2013) che il secondo anno (2014) della mia gestione. In quell’anno peraltro il carburante costava oltre 90$ al barile (oggi è a 57$) e Meridiana attraversava una profonda crisi sindacale, avendo annunciato un piano di 1000 esuberi, ciò in quanto l’azienda volava con 28 aerei mentre aveva equipaggi (tutti assunti dalle precedenti gestioni) per 60 aerei.
Nel novembre 2014 mi sono dimesso dal ruolo di AD di Meridiana e di Air Italy, da direttore aviation del fondo Akfed e dai consigli di amministrazioni delle aziende controllate dal fondo, per motivi personali ed anche perché l’azionista Akfed aveva deciso di non dar seguito all’investimento nel piano di rinnovo della flotta che era stato invece precedentemente approvato con il mio piano industriale. Non potendo dar seguito interamente al piano che avevo predisposto ho ritenuto che non ci fossero gli estremi per completare il risanamento aziendale e mi sono dimesso. Le perdite nette del 2014 – a cui fa riferimento l’estensore dell’articolo – includono una svalutazione straordinaria della flotta (gli MD80 di meridiana) di oltre €100m e di altre voci una-tantum, che evidentemente il consiglio di amministrazione di Meridiana, in assenza di un piano di rinnovo flotta ritenne necessario; tale svalutazione straordinaria è evidentemente stato decisa dopo la mia uscita ed è ad essa che vanno attribuite le perdite nette una tantum di quell’anno. Un volta assorbito l’effetto della svalutazione straordinaria ed una tantum, l’azienda ha chiuso l’anno successivo con perdite operative ben più contenute avendo beneficiato della ristrutturazione operata nella mia gestione. A partire poi dall’ingresso dei nuovi soci le cose sono andate diversamente.
Ritengo peraltro necessario sottolineare che sotto la mia gestione si è registrato il record storico di profittabilità dell’azienda, nella stagione estiva 2013, e che l’unico anno – degli ultimi 15 – in cui Meridiana ha registrato un incremento dei passeggeri trasportati e della puntualità è stato il 2013, che è anche l’unico anno interamente gestito dal sottoscritto. Rivendico pertanto la correttezza, trasparenza e bontà di tutte le scelte manageriali che ho effettuato ed è per questo motivo che l’articolo non è solo volutamente parziale e gravemente impreciso, ma soprattutto diffamatorio.
Il corretto operato della mia gestione è stato persino sottolineato dal Giudice di Tempio Pausania che nell’argomentare alcune delle numerose motivazioni di archiviazione per insussistenza relative a presunti reati per i quali ero stato denunciato dalle organizzazioni sindacali, ha appunto sottolineato – la totale insussistenza dei fatti contestati e la natura pretestuosa di tutte le denunce – come l’unica possibilità di recupero economico finanziario dell’azienda si era avuta sotto la mia gestione.
Quanto alle affermazioni sulla mia nomina a Presidente di Enav avvenuta nel 2017 sono diffamatorie, si lascia intendere di una mia presunta incompetenza ed inadeguatezza, mentre invece le mie competenze sono state valutate e certificate non solo da primari head hunter coinvolti nel processo ma anche dalle strutture tecniche del Ministero dell’economia ed ovviamente dall’assemblea dei soci di Enav (pubblici e privati) che votarono la mia nomina con oltre il 99% dei voti, benché l’azionista governo avesse solo il 53% delle quote azionarie.
I commenti relativi alla asserita inadeguatezza del piano industriale per Alitalia che l’azienda per la quale lavoro ha contribuito a sviluppare per conto di FS ed in collaborazione con gli altri possibili soci, sono privi di argomentazione. Il Sig. Intrieri non può aver avuto accesso ad un documento strettamente confidenziale, redatto ad uso esclusivo del CDA di FS, quindi offre dei commenti basati su supposizioni e non su fatti reali. Ritengo inoltre che tali considerazioni spetterebbero se del caso al CDA di FS che tale piano ha analizzato in dettaglio ed approvato, salvo poi verificare che le condizioni poste per dare avvio all’operazione Alitalia, e non inerenti il piano industriale, non erano interamente soddisfatte.
Detto infine che non ho mai incontrato il sig. Intrieri, che conosco peraltro solo per aver letto sulla stampa delle vicende (penali) che lo riguardano, preciso che lo stesso non mi ha mai contattato al fine di verificare la veridicità delle sue affermazioni, né tali verifiche sono state fatte da altri esponenti di Start Magazine.
Roberto Scaramella

https://www.startmag.it/smartcity/air-italy-la-lettera-scaramella/
 

Cesare.Caldi

Utente Registrato
14 Novembre 2005
36,517
1,218
N/D
Air Italy in liquidazione ha ricevuto alcune manifestazioni di interesse. In valutazione dai liquidatori.

Olbia, 26 marzo 2020 – A seguito del bando pubblicato lo scorso 19 marzo 2020, con termine ultimo di presentazione di offerte alle ore 18,00 del 25 marzo 2020, Air Italy in liquidazione comunica di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse. I liquidatori procederanno ad esaminare quanto ricevuto per le valutazioni conseguenti.
 

TW 843

Senior Member
6 Novembre 2005
32,806
785
48
Azionista LibertyLines
Sostegno al reddito e soluzione industriale: la ricetta Air Italy

Un incontro urgente con governo e Air Italy per conoscere gli esiti del bando di vendita della compagnia e dare un futuro ai suoi 1.453 lavoratori. I sindacati sollecitano la massima chiarezza e un maggiore coinvolgimento sul prosieguo della vertenza. Vogliono capire, in sostanza, se l’obiettivo è soltanto quello di chiudere per sempre la vicenda Air Italy (come sembrerebbero indicare modi e tempi della vendita) o se ci sono margini per rilanciare il progetto della linea aerea, magari costruendo una joint venture con soci privati e la partecipazione diretta delle Regioni Sardegna e Lombardia (possibilità ventilata, almeno a parole, dai loro rispettivi presidenti Solinas e Fontana).

L’invito “a manifestare interesse per l’acquisizione dei complessi aziendali facenti capo ad Air Italy in liquidazione” è stato pubblicato giovedì 19 marzo (con un avviso pure sul Financial Times e sul Sole 24 Ore), e si è chiuso alle ore 18 di mercoledì 25 marzo. Il giorno seguente (26 marzo) la compagnia ha comunicato “di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse”, precisando che “i liquidatori procederanno a esaminare quanto ricevuto per le valutazioni conseguenti”.

Air Italy è stata posta sul mercato in due lotti, aviation e manutenzione, acquistabili assieme o separatamente. Nel lotto aviation non rientrano gli aerei (i velivoli della Qatar Airways sono tornati a Doha, mentre quelli in leasing sono stati riconsegnati), bensì gli slot, i diritti di traffico (in particolare quelli su Milano Linate), le certificazioni nazionali e internazionali, i contratti di beni e attrezzature, i manuali approvati dall'Enac. In vendita per il lotto manutenzione gli immobili, gli uffici e i magazzini di Milano Malpensa e Olbia.

“Abbiamo chiesto un incontro urgente ai liquidatori Enrico Laghi e Franco Lagro per farci illustrare le manifestazioni d’interesse, ma a oggi ancora non siamo stati convocati”, commenta Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil e responsabile del trasporto aereo: “L’unica cosa che sappiamo è che le manifestazioni d’interesse sono relative solo ad alcuni pezzi dell’azienda”. Attualmente le proposte arrivate sono secretate, ma ovviamente trapelano le indiscrezioni.

Per il settore aviation (che ha negli slot di Milano Linate, cioè le finestre temporali in cui le compagnie sono autorizzate al decollo, il punto di massimo interesse) abbastanza sicura sembra l’offerta del gruppo americano Us Aerospace Partners, fondato in Texas nel 2002, con sei sedi operative negli Stati Uniti e presente in cinque Paesi (in Europa, in Austria e Islanda): la società ha già espresso interesse anche per l’acquisto di Alitalia, ma considerata la prossima nazionalizzazione della compagnia di bandiera, Air Italy potrebbe rappresentare una sorta di “piano B”. Alcuni rumour portano anche a un secondo pretendente: il fondo H-Eli (già attivo nel settore del trasporto aereo), controllato dalla H-Invest di Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, che si avvarrebbe della lunga esperienza dell’ex patron di Air Italy Giuseppe Gentile.

Per il polo manutentivo si sarebbe fatta avanti la Geasar, società gestore dell’aeroporto di Olbia Costa Smeralda (dal marzo 1989) e proprietaria dei beni immobili dello scalo. L’idea – sempre secondo quanto riportano le indiscrezioni – sarebbe quella di creare un polo manutentivo d’eccellenza (rilevando attrezzature, magazzini, pezzi di ricambio e contratti in corso per le sedi di Olbia e Milano Malpensa), a disposizione delle compagnie aeree di tutto il mondo, riprendendo la tradizione di alta professionalità maturata con Meridiana Maintenance.

“Adesso c’è l’emergenza Covid-19 che va superata, in generale proprio per l’intero comparto, ma poi la questione Air Italy andrà affrontata”, riprende Cuscito, ricordando che “nei giorni successivi alla crisi della compagnia c’erano state diverse dichiarazioni di possibilità di intervento da parte delle Regioni Lombardia e Sardegna”. E c’è di più: bisogna considerare che “alla fine della crisi, quando i trasporti riprenderanno, il trasporto aereo che sarà più necessario, e che sicuramente avrà la ripresa più rapida, sarà proprio quello da e verso le isole. Air Italy potrebbe allora svolgere un ruolo strategico”. Il punto, precisa il segretario nazionale Filt, è capire se e come Air Italy “si possa inserire nell'ambito della complessiva ristrutturazione a livello nazionale del trasporto aereo”.

I sindacati interni alla compagnia puntano alla nazionalizzazione. In un comunicato del 24 marzo scorso rilevano che “l’aviazione civile, in un Paese con le caratteristiche orografiche come quelle italiane, non può prescindere da una grande azienda nazionale di trasporto aereo che si faccia carico di garantire i collegamenti”. Dopo aver salutato positivamente la nazionalizzazione di Alitalia, chiedono “al governo e alle regioni Sardegna e Lombardia pari dignità di trattamento per Air Italy, che per quasi sessant'anni ha permesso a milioni di passeggeri di volare”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ta, Anpac, Anpav, Usb, Ap e Cobas, dunque, sollecitano le istituzioni a “ricomprendere Air Italy, che custodisce un patrimonio di competenze irripetibili, in un ampio progetto di rilancio dell’intera industria nazionale di trasporto aereo”.

Ma facciamo un passo indietro. Air Italy nasce nel marzo 2018, come nuova denominazione della compagnia Meridiana. Il capitale azionario è in mano a due soci: il 51 per cento è detenuto da Alisarda (holding dell’imprenditore Aga Khan IV), mentre il restante 49 è della Qatar Airways (subentrata nella newco nel luglio 2016). A motivare la messa in liquidazione della società (avvenuta l’11 febbraio scorso, con la nomina dei liquidatori Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro) e il conseguente esubero di tutto il personale è – afferma l’azienda – l’insostenibile situazione finanziaria e la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale. Al 30 novembre 2019 la perdita complessiva ammontava a oltre 356 milioni di euro, che si aggiungeva a una riserva negativa di 841 mila euro, a fronte di riserve per quasi 264 milioni e del capitale sottoscritto e versato di quasi 134 milioni.

“La crisi di Air Italy – spiega Cuscito – deriva dall'incapacità manageriale di applicare il piano industriale presentato nel 2016, che prevedeva lo sviluppo delle macchine di lungo raggio e l’incremento della flotta fino a circa 50 aeroplani”. Il segretario nazionale della Filt Cgil punta l’indice sia “sulla cattiva gestione dei manager” sia sul fatto che i due azionisti “hanno dimostrato di essere incompatibili dal punto di vista industriale, visto che non sono mai stati in grado di prendere decisioni per mettere in pratica il piano di rilancio del 2016. Un rapporto ‘malato’, da cui ci ha rimesso la compagnia, che non è mai riuscita a decollare”.

L’ultima questione, che come solitamente accade è la prima vera questione, riguarda la sorte dei 1.453 dipendenti, per i quali il 3 marzo scorso si è aperta la procedura di mobilità. “In questo momento i lavoratori sono ancora a carico dell’azienda”, argomenta l’esponente sindacale: “Noi abbiamo molto insistito con il governo affinché si desse copertura, mediante gli ammortizzatori sociali, anche ad Air Italy, E siamo riusciti a far inserire nel decreto Cura Italia una norma che prevede l’applicazione della cassa integrazione pure alle aziende in via di liquidazione. A questo punto ci attendiamo nelle prossime settimane gli incontri relativi all'applicazione del decreto”.

I dipendenti sono 1.453 (di cui 781 naviganti e 672 personale di terra), dislocati a Milano Malpensa (circa 900), a Olbia (oltre 500) e poche unità a Milano Linate, Roma Fiumicino, Catania, Napoli, Palermo e Firenze. “Riteniamo fondamentale, oltre all'ovvio sostegno al reddito, cercare di trovare una soluzione di natura produttiva per questi lavoratori”, conclude Fabrizio Cuscito: “Stiamo rischiando di perdere un patrimonio di professionalità, dai tecnici delle manutenzioni aeronautiche ai piloti, che abbiamo nel Paese. Rischiamo di perderli perché hanno tutti licenze e certificazioni che vanno in scadenza, e sono professionalità che il nostro Paese ora butta, ma poi dovrà prendere dall'estero. Questo non deve accadere, e ci batteremo con tutte le nostre forze affinché non accada”.

Rassegna.it