Aerei, compagnie e aeroporti scrivono al governo: «No al distanziamento a bordo»
di Leonard Berberi
Lettera di Iata, Assaeroporti, Ibar, Assaero e Aicalf ai ministri Speranza (Salute) e De Micheli (Trasporti): «Con il distanziamento ulteriore durissimo colpo per il settore»
Le compagnie aeree e gli aeroporti chiedono al governo italiano di non introdurre di nuovo il distanziamento all’interno dei velivoli come misura di prevenzione anti-Covid o l’intero settore potrebbe collassare nel bel mezzo di quella che è una timida ripresa. È quanto si legge nella lettera di due pagine che le principali associazioni di categoria (Iata, Assaeroporti, Ibar, Assaero e Aicalf) hanno inviato martedì 4 agosto al ministro della Salute Roberto Speranza e alla collega delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli e della quale il Corriere della Sera ha ottenuto una copia.
La riunione del Cts
La preoccupazione dei vettori e degli scali italiani diventa esplicita alla vigilia della riunione del Comitato tecnico-scientifico — previsto giovedì — che potrebbe decidere una nuova stretta sui voli, ripristinando l’obbligo di distanziamento di almeno un metro anche all’interno degli aeromobili. L’Italia diventerebbe — di nuovo — l’unico Paese in Europa a prevedere questa misura e il provvedimento, spiegano gli esperti, finirebbe per interrompere la gran parte dei collegamenti. Per questo le associazioni di categoria nella lettera ai due ministri auspicano «che tale questione non sia nuovamente al vaglio del Cts» e ricordano «le peculiarità che caratterizzano il trasporto aereo e l’efficacia delle misure implementate nell’ultimo mese e mezzo da tutti gli operatori del settore, con enormi sforzi sia in termini di risorse umane che economiche».
L’unicità italiana
Il Dpcm dell’11 giugno 2020 ha disposto la possibilità di derogare all’obbligo di distanziamento a bordo degli aeromobili nel caso in cui siano rispettate una serie di condizioni come l’aria interna cambiata ogni tre minuti, pulita con i filtri Hepa e in verticale (dall’altro al basso). «Sulla base di quanto sopra — viene scritto nella missiva — dal 15 giugno l’intera macchina del trasporto aereo si è attivata per garantire ai passeggeri l’attuazione e il rispetto delle misure sanitarie disposte, con il precipuo obiettivo di ridurre quanto più possibile il rischio di contagio da Covid-19». Nella comunicazione si ricorda al governo italiano che nessuna istituzione europea — l’Easa (l’agenzia per la sicurezza aerea) e l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) — prevede «alcun distanziamento fisico a bordo, in linea peraltro con quanto indicato anche a livello internazionale»
Le misure
Iata, Assaeroporti, Ibar, Assaero e Aicalf ricordano che per contenere la diffusione del coronavirus hanno introdotto «numerose misure quali, a mero titolo esemplificativo, il contingentamento degli accessi in aerostazione, la rilevazione della temperatura corporea, la pulizia e sanificazione delle superfici e degli ambienti, l’obbligo di indossare la mascherina in aeroporto e per l’intero periodo di permanenza a bordo, il rispetto delle regole per il trasporto dei bagagli e, non da ultima, la tracciabilità dei passeggeri e l’attività di raccolta delle autodichiarazioni rilasciate dai passeggeri in arrivo in Italia».
La richiesta al governo
Proprio per questo, scrivono le associazioni ai ministri Speranza e De Micheli, e «in assenza di nuove e diverse evidenze scientifiche, un passo indietro segnerebbe un ulteriore durissimo colpo per il settore, con effetti dirompenti sull’operatività aeroportuale e sulla mobilità dei passeggeri, essendo evidente che in una macchina così complessa e articolata, ogni ulteriore elemento di appesantimento rischia di pregiudicarne il complessivo funzionamento». «Auspichiamo vivamente che le specifiche disposizioni vigenti per il settore non siano modificate in termini maggiormente restrittivi — concludono —, non essendoci alcuna evidenza di un peggioramento delle condizioni correlate a tale modalità di trasporto».
Il rischio caos voli
L’introduzione del distanziamento — spiegano al Corriere i dirigenti di due diverse compagnie aeree straniere — potrebbe costringere alla cancellazione di migliaia di voli nazionali e internazionali e di centinaia di migliaia di biglietti già emessi. «Volare con un tasso di riempimento di non più del 65% per noi sarebbe economicamente insostenibile a meno di non aumentare in modo evidente il costo del viaggio e in assenza di un contributo da parte del governo italiano», confida il manager di una delle principali low cost operanti nel Paese. Una situazione che riporterebbe l’Italia al caos normativo — in materia di rimborsi ai viaggiatori — delle settimane subito dopo l’inizio della pandemia nel nostro Paese e nel resto dell’Europa.
Lettera di Iata, Assaeroporti, Ibar, Assaero e Aicalf ai ministri Speranza (Salute) e De Micheli (Trasporti): «Con il distanziamento ulteriore durissimo colpo per il settore»
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