[TR] ལ་དྭགས - Nella terra dei passi montani.


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Là, nel cuore dell'Eurasia, c'è un luogo dove l'aria è sottile, il clima freddo, l'acqua scarsa e le montagne altissime. Una landa desertica, punteggiata di monasteri antichissimi, moschee ugualmente secolari, valli isolate e torrenti evanescenti. Un posto dove le bandiere di preghiera garriscono al vento e dove il leopardo delle nevi tende agguati alle sue prede.

ལ་དྭགས in tibetano, la-dags nella traduzione letterale occidentale, Ladakh per tutti: questa è la "terra dei passi di montagna". Un pezzetto di Tibet scampato alla distruzione cinocomunista, conquistato dall'India dopo anni di guerre contro - appunto - la Cina e il Pakistan. Dopo anni di tentativi, sono finalmente riuscito ad andarci.

 

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Capitolo I - Barbon, fortissimamente barbon.

Questo biglietto è stato tickettato, in origine, nel 2019. LHR-DEL e ritorno, anda e rianda in World Traveller, 747-400 Mid-J in entrambi i casi. Dovevo fare una cinque giorni in Ladakh, una specie di ricognizione prima di provare un vero e proprio trek da quelle parti. La partenza era prevista per la Pasqua del 2020 e sappiamo tutti com'è andata a finire. Avanti veloce fino al 2023 e questo biglietto è stato riemesso una sfilza di volte: dopo il primo tentativo per DEL è stato cambiato per un GRU, poi un SCL, poi voucher, poi SAN, poi LAX, e infine LHR-DEL e ritorno, andata in WT e ritorno nella borghesissima WT+. Nel frattempo i 747 sono ahimè diventate scatolette di tonno.

Mi presento in un uggioso giorno di maggio a Heathrow, faccio i miei bravi controlli passaporti e in men che non si dica sono al T5B, da dove partirà il volo di oggi, BA143.


Anche l'impronta del 747-400 è sparita dagli stand di T5:


Avendolo provato in ogni classe, posso tranquillamente dire che l'A350-1000 è il mio aereo preferito nella flotta di BA. Ha i suoi difetti, beninteso (frutto della configurazione troppo densa scelta da Cruz) ma quanto a comfort... è imbattibile.


Nel frattempo s'è messo a piovere, e il 35K ha lasciato l'impronta sul cemento dello stand.


Il volo di oggi è effettuato da G-STBI, un 777-300ER degli ultimi rimasti coi vecchi interni. L'aereo è ancora configurato 14F 56J 44W 183M, mentre buona parte dei suoi fratellini 77W sono già stati cambiati a 8F 76J 40W 130M con Club Suite. Noto, parcheggiato rigorosamente ad minchiam, un furgone della società che si occupa delle espulsioni dal Regno Unito (qui tutto è esternalizzato a qualche società terza, incluse carceri, acquedotti e quant'altro, ovviamente con risultati terribili). Mi sa che ci rivedremo a bordo.


Breve storia triste: vedete quei tubi rossi attaccati al 350K laggiù in fondo (o, come dice mio padre in un idioma che confonde i linguisti, là bas au fond)? Bene, sono i terminali di una nuova unita PCA (Pre-Conditioned Air unit), insomma un condizionatore di terra che consente di non dover accendere l'APU e, di conseguenza, bruciare Jet A1, scaldare il pianeta e far girar le balle a Greta. Teoricamente, tutti gli stand di T5 hanno una PCA integrata ma, in sostanza, non sono granchè usabili. HAL aveva scelto le unità meno costose in listino, cambiarle costa una cifra enorme e quindi si usano dei cabinotti portatili. Uno dei motivi per cui LHR è l'aeroporto più costoso del mondo sono fregnacce come questa.


Ma poco importa, chè è ora di partire. Siamo addirittura quasi in orario, e l'imbarco inizia abbastanza velocemente. Uno sguardo alla mia carta d'imbarco per sincerarmi che, si, sono sempre nella penultima fila a bordo. Dietro di me, in pratica, ci sono solo i gabinetti e la coda.


Vi ricorderete del mio compare OX1, professione senior autista sull'A350 biancorossobblù. Bene, OX1 ha deciso che un viaggiatore del mio calibro non può non volare 'davanti'. Quel 49B non s'ha da fare, ha deciso, e di sua sponte ha deciso di contattare i suoi colleghi autisti per far modo che, dalla piccionaia, io venga trasferito in un luogo più consono a una persona del mio calibro. Il messaggello arriva poco prima dell'imbarco, con l'invito a salire per ultimo. Tutti sanno già tutto, e mi aspettano.

Salgo a bordo e va come pensavo che sarebbe andata: vengo subito riconosciuto e accompagnato in First, dove mi aspetta una boccia di Laurent-Perrier Grand Siècle e una mezza forma di toma della Valle Elvo ignorato com'è giusto che sia, i cioccolatini che ho portato finiscono imboscati dalla capocabina e prendo posto al 49B assegnatomi, dietro a due Punjabi di uno zarrume a livelli mai visti fuori dalla discoteca Parhasar di Trofarello (uno ha un Kalashnikov tatuato sull'avambraccio) e dall'altro lato del corridoio rispetto al deportee di turno, un tizio in manette circondato da quattro nerboruti e un poliziotto di Scotland Yard. Chissenefrega di First, questo è l'ambiente che fa per me.


Inizia il pushback. Intorno a me si sente solo musichina indiana e un qualche rutto sparso.


Decolliamo e non appena siamo sopra l'Europa il cielo torna a farsi sereno.


C'è il wi-fi e, come annunciato dalla capocabina, l'incoronazione di Re Carletto è in whitelist, per cui possiamo vederla. Siccome ho scelto questa settimana apposta per non vedere nè sentire nulla di His Sausage Fingerness faccio solo uno screenshot per beneficio d'inventario e, invece, spendo quei 4.99 copechi [cit.] per poter dar fastidio ad amici e vicini su Whatsapp.


Inizia il servizio; non avendo ancora mangiato decido di prender parte. Una dignitosissima Brewdog, ovviamente sans bicchiere perchè se si è barboni è bene esserlo fino in fondo.


Ad allietarmi c'è l'ottimo libro della Samantha nazionale. Una meraviglia, consigliatissimo.


Capitolo rancio. Le opzioni sono o pollo alla cacciatora, o pasta. Non ricordo se c'era o meno il curry. Sia come sia, quando arriva il mio turno per essere servito - ultimerrimo, persino il deportato ha ricevuto il vassoio prima di me - è rimasto solo il pollo, per cui pollo sia.




Nel frattempo OX1 mi chiede come sta andando, e devo passare una buona mezz'oretta a rassicurarlo che non gliene vorrò. Onestamente, questo è un volo daytime, non ho nessuno seduto di fianco a me e mi sto francamente divertendo. Un flat bed è totalmente inutile.

Fuori scorre la campagna ungaro-romena. "Era tutta grande Ungheria!" borbotterebbe mio suocero.


Il tempo passa abbastanza in fretta; il volo è più lungo di quanto non pensassi, causa Russia, e ci troviamo a sorvolare la Georgia. Siamo sulla verticale di Borjomi, che vuol dire solo una cosa: l'acqua preferita da Stalin. Va detto, in materia di acque minerali - e solo quello - c'aveva ragione Baffone.


Momento amarcord per la vista di Bukhara. Vi risparmio la foto dal finestrino, immonda, ma mentirei a non ammettere che la mente corre subito a Dancrane e al finissimo calcio che colà vedemmo.


Poco dopo arriva uno snack pre-arrivo, una specie di wrap al gusto di glutammato monosodico e poliuretano espanso.


Manca oramai davvero poco, e atterriamo in una torbida notte subcontinentale a Delhi. Sono le ore 23:50 e qualcosa, la temperatura esterna è di 28 gradi celsius, frotte di zanzare aspettano di pasteggiare col mio sangue e sono arrivato, per la prima volta, in India.


A seguire!
 

nicolap

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Il Ladakh è da sempre una delle mie mete in programma. Non vedo l'ora di vedere il seguito!
 

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Capitolo II - DEL-IXL

Sbrigate le formalità migratorie, presa una SIM card (che o non funzionerà, o non è abilitata per il Ladakh, in ogni caso per cui spreco qualche rupia), si sono fatte le una della notte. Il volo successivo, preso chiaramente in coincidenza fai-da-te, è alle 6:45; l'idea di un hotel non si pone nemmeno, ora che vai e torni passano meno di tre ore, per cui l'opzione è una sola: quella di dormirsela rigorosamente per terra.

Per andare al piano-partenze occorre uscire e poi rientrare. Anche all'una di notte il Delhi international è affollato, i clacson risuonano felici come se fossero le 9 di mattina.


Faccio un breve controllo dei documenti e sono di nuovo all'interno del Terminal 3.


Parlando del T3, devo ammettere di esserne un accanito fan: enorme, pulito, se non fosse pullulante di zanzare sarebbe pure meglio. L'altra cosa strana è il wi-fi: per connettersi con un numero non indiano occorre avere un voucher che solo delle macchinette ben mimetizzate (pensate a Rambo nella foresta) rilasciano. Vallo a capire.


Non sono l'unico a trovare T3 bello. Menzione d'onore per l'uso di Epitomizing, che non leggevo da un buon lustro.


Vado airside nella zona dei voli nazionali e, per dirla come la fumna della pubblicità della Ferrero d'antan, provo un certo languorino. Trovo quindi un complice ristorantello, ordino un butter chicken e una Kingfisher familiare, e faccio amicizia con un paio di altri viaggiatori diretti nei vari angoli della nazione più popolosa del mondo. La disponibilità a fare due chiacchere sarà una costante.


Un esempio di vertical integration che Harvard Business School levati: davanti a ogni saletta fumatori c'è un complice rivenditore di tabacchi. Effettivamente, la cosa ha senso: vuoi andare a incatramarti i polmoni ma putacaso hai lasciato a casa le siga? Beh, l'aeroporto di Delhi è a disposizione!


Rifocillato e sciacquato nel limite del possibile non resta che provare ad addormentarsi. Levo le Salomon, arrotolo in giù le maniche della camicia, metto lo zaino in modalità cuscino, audiobook di Neil Gaiman in cuffia e mi addormento prima di capire di cosa tratti "Sandman". Mi risveglio alle cinque e mezza e conto non meno di sedici punture di zanzare su mani, collo e faccia.

Fortunatamente l'imbarco inizia dopo poco. Air India ha una puntualità pazzesca: partiremo per Leh con dieci minuti di anticipo. L'emozione è tanta: volevo volare AI da anni, adoro la sua livrea.


L'aereo è un A320Neo, ergo nuovo o quasi, ma gli interni sono di un demodé delizioso. Le poltrone di business sembrano quelle del Regionale Veloce MI-TO di Trenitalia dei primi anni '00.


La Barbon, invece, ha le solite panche Recaro multicolore.


Spazio ce n'è, grave lacuna è la mancanza di una qualsivoglia tasca portaoggetti. La bottiglia d'acqua rimane in mano o, se non li, sul pavimento. In più il tappeto sotto ai miei piedi si muove parecchio. La sensazione di newranza è fortissima.




Ma al Marajah si perdona tutto.


Il volo è pieno; oltre a me solo due altri visi pallidi, per il resto turisti indiani da ogni angolo del paese. I miei vicini di posto sono una coppia del Tamil Nadu. Stacchiamo, come dicevo, con larghissimo anticipo.

I gates al T3 hanno questi motivi etno-culturali dipinti sul node, che immagino possano servire ad orientare i piloti nel taxiing. Già mi immagino la Torre che fa "Prosegui fino al gate di Lourdes"


Oppure "gira a destra dopo il gate con Bisteccone danzante"


Il taxi è breve, ma non dimeno interessante. Per il ciclo "cimitero degli elefanti", un 77W di Jet Airways oramai in condizioni tremebonde. E pensare che vedevo Jet tutti i giorni a LHR. C'erano pure all'HUB sempiterno e conclamato, senza dubbio a respirare l'aria della brughiera carica di yields e stive piene. Sic transit gloria mundi, dicevano i romanodonti.


Pure Go Air ha un po' di aerei al prato. La compagnia aveva annunciato chiusura qualche giorno prima, facendo causa a PW per problemi derivanti dai motori.


Un 787 AI con coda diversa dal solito.


Ilyushin da trasporto in grigioverde. Ne vedrò parecchi nei prossimi giorni.


E poi via, nella bella arietta che gira sopra la valle del Gange.






Il volo dura un'ora, è previsto un mini-snack che decido di non prendere. Fuori ci sono solo nuvole e nuvole, ma la vista delle istruzioni di sicurezza è qualcosa di bellissimo, comprendente donne-giraffe e uomini che volano nel vuoto.


Il capitano annuncia l'inizio della discesa e, infatti, fuori si vede qualcosa. Inconcepibile l'eccitazione a bordo: i miei vicini di posto non hanno mai visto la neve e sono, praticamente, in braccio a me.






C'infiliamo nella valle dell'Indo, seguendone il percorso mentre perdiamo progressivamente quota.


Passiamo il monastero di Hemis, dove ritornerò.






"Oh, ecco la pista", fa il mio vicino di posto appollaiatosi sul mio orecchio. E... come ci arriviamo?


Semplicemente passiamo oltre, facciamo un 180 gradi con avvitamento a cavatappi che chiamerei "circling" se solo sapessi cos'è, ci abbassiamo vertiginosamente e andiamo ad infilarci tra una montagna e una collina. In scioltezza.






















Ed eccoci.


Continua.
 

Seaking

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inizia il pushback. Intorno a me si sente solo musichina indiana e un qualche rutto sparso
Tu sei un poeta moderno, e lo dico seriamente!

Anche la descrizione del delizioso démodé della C di AI merita una menzione!

Comunque alla scena del pasto che ti hanno servito dopo il deportato, mi sono commosso…
 

Azeta

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Noooo,…questa devo assolutamente scriverla nel 3d di Red Ronnie. Mai sentito parlare in vita mia di Trofarello (e onestamente non credo di aver perso molto), mai nemmeno immaginato dove cavolo fosse, stasera per puro caso mi trovo a dormire a Trofarello, e cosa leggo in questo TR? Trofarello! Caro Red Ronnie haI assolutamente ragione!
 

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Il Ladakh è da sempre una delle mie mete in programma. Non vedo l'ora di vedere il seguito!
Merita davvero!

Mi hai abbandonato all’interregionale bissauiana, pèntiti e cerca adeguata forma di redenzione. E continua col TR!
Continuo continuo!

Eccallà... Mo' vedrai che spiegone...
:ROFLMAO:

Tu sei un poeta moderno, e lo dico seriamente!

Anche la descrizione del delizioso démodé della C di AI merita una menzione!

Comunque alla scena del pasto che ti hanno servito dopo il deportato, mi sono commosso…
Va detto, per essere cibo di economy non era per niente male. Pure il dolce non è più quello schifo da diabete.

Noooo,…questa devo assolutamente scriverla nel 3d di Red Ronnie. Mai sentito parlare in vita mia di Trofarello (e onestamente non credo di aver perso molto), mai nemmeno immaginato dove cavolo fosse, stasera per puro caso mi trovo a dormire a Trofarello, e cosa leggo in questo TR? Trofarello! Caro Red Ronnie haI assolutamente ragione!
A Trofarello c'era uno degli epicentri dello zarrume della bassa piemontese, la discoteca Parhasar (gli altri capisaldi erano lo Shock di Paesana e il Due di Cigliano). Tempi andati, oramai, un po' come buona parte della clientela che ci girava...
 

Seaking

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Noooo,…questa devo assolutamente scriverla nel 3d di Red Ronnie. Mai sentito parlare in vita mia di Trofarello (e onestamente non credo di aver perso molto), mai nemmeno immaginato dove cavolo fosse, stasera per puro caso mi trovo a dormire a Trofarello, e cosa leggo in questo TR? Trofarello! Caro Red Ronnie haI assolutamente ragione!
Il vero mistero è come tu sia finito a Trofarello!
 

maclover

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TR eccelso come sempre, soprattutto perché di posti non mainstream per restare in tema Red Ronnie

ps: trofarello e tutto l’hinterland sono in gran voga in questi giorni…. A Torino non c’è un posto libero da nessuna parte per via del Salone del libro che sta facendo numeri pazzeschi
 

Jambock

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Che piacere leggerti!
Come ha detto Seaking, sei un vero poeta.

Come sempre, grazie per il racconto, le foto e le emozioni
 

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Capitolo III - Hemis Gompa

In Ladakh si vaper dei motivi ben precisi: se si e' soldati indiani, per tenere un occhio su Cina e Pakistan (almeno tre guerre e una mezza dozzina di risse sono scoppiate da queste parti, e la presenza militare e' capillare); per tutti gli altri, trekking e cultura. Non ho tantissimo tempo, per cui decido di mixare uno e l'altro. Trekking e cultura, intendo.

La valle del fiume Indo, che scorre verso il Pakistan, e' punteggiata di monasteri buddisti; ce ne sono a bizzeffe nell'intera regione, testimonianza della capillarita' di questa religione giunta, via Tibet, dall'India. Non ho mai capito esattamente cosa sia il buddismo; da ragazzino l'avevo definito come la religione di Roby Baggio, e tant'era. Prima di venire da queste parti ho fatto un minimo di ricerca, se non altro per capire dove stavo andando a parare, e son finito col riempire qualche pagina di taccuino con disegni e note varie.


Eccovi la mappa del tesoro. L'idea iniziale era di andare dal basso verso l'alto, partendo da Chemre e Hemis, per poi risalire verso Stakna, Matho, Thiksey, Spitok e infine tornare indietro a Leh. I piani, che ve lo dico a fare, andranno leggerissimamente diversamente.

Comunque, arrivato a Leh decido di camminare fino alla guesthouse dove ho preso una camera. Le prime impressioni sono un misto di Cile e Tajikistan, piu' un traffico veramente sostenuto. Auto, moto e una caterva di mezzi militari - possibilmente i mezzi piu' mefitici di tutti, un convoglio di 15 camion con annessi cannoni a rimorchio mi fa fare una dieci minuti di apnea. La citta' e' vivace e molto variopinta, ma ci ritorneremo. Il giorno e' stranamente coperto, con temperatura a stento sopra lo zero. Mi limito a fare un giro alla Shanti Stupa vicino alla guesthouse, prendo un piatto di zuppa ladakhi chiamato "Chuta Gyi" (mia reinterpretazione, immagino che si scriva diversamente) e bevo all'incirca sette ettolitri di te'. Siamo a 3600 metri, fare le cose in fretta e' stupido.




Il giorno dopo decido di prendere un bus per Karu. Cammino fino alla stazione dei bus, e una faccia da galera mi chiede se voglio un taxi. Dico di no, sto cercando il bus per Karu, e questo mi accompagna da un'altra faccia da galera - che si rivela essere il bigliettaio - e per sessanta rupie ho un posto a bordo di un bus elettrico lasciato qui in eredita' del G20 conclusosi questo aprile. L'onesta' e la gentilezza dei Ladakhi inizia a farsi vedere.

Partiamo con su solo io, il bigliettaio e l'autista. Fatta una curva ed ecco la prima fermata, dove salgono sessanta lavoratori migranti nepalesi. Dopo un'oretta gli ultimi rimasti ed io scendiamo a Karu, localita' che - malgrado le assonanze langarole - non contiene ne' vigneti, ne' agnolotti ne' tantomeno leggende della Dama Blu. Infatti si compone di un paio di guesthouses dall'aria non molto buona, un troiaio di laboratori di falegnameria, un deposito di mattoni e una caterva d'installazioni militari. In quest'ameno luogo posso aggiungere un nuovo "claim to fame" che fara' inorridire i miei colleghi indiani, nonche' una nuova prova della cortesia della gente di questo enorme paese. In parole povere, entro per sbaglio in una base dell'esercito indiano. A Leh m'avevano detto di una cooperativa che offriva posti letto, e m'avevano messo un 'pin' su Google per spiegare dov'era. Seguendolo, vedo una zona con degli edifici bassi, indicazioni per uno 'staff shop', un museo, e parcheggi. C'e' anche una cancellata, ma non ci sono guardie. Dall'altro lato della strada, invece, ci sono due soldati armati che mi salutano con un cortese "namaste". Siccome mi piacerebbe sbolognare lo zaino prima di mettermi a camminare, entro. La faccio breve, dopo un po' che girovago vengo fermato da due galantuomini in divisa che mi informano, in modo molto cortese, del seguente fatto "You are trespassing on an Indian Army installation". Appurato che il pin su Google l'ha messo un ignorante decido di darmela a gambe e provo a salire verso Chemrey.

Fatti un quattro-cinque km in salita, smadonnando contro il mio zaino decisamente troppo pesante, vengo fermato da un posto di blocco del suddetto esercito indiano. La strada per Chemrey porta alla 'zona di contatto', dove Cina ed India si guardano in cagnesco, per cui mi immagino qualche controllo. No, viene fuori che la strada e' chiusa causa frana. Torno indietro con le pive nel sacco, e allora vado a Hemis.

Altri 4 km in discesa, poi l'Indo, e poi 5 in salita.

Hemis, dicono i miei appunti, e' uno dei monasteri piu' ricchi di tutto il Ladakh, con 200 monaci in residenza. L'abate, chiamiamolo cosi', e' una reincarnazione del primo lama ma, al momento, il suo sedile e' vuoto. L'attuale lama e' "ospite" della Repubblica Popolare Cinese, essendo stato trattenuto in Tibet dove s'era recato per andare a seguire degli studi. Cari sinofili di questo forum, sappiate che con questa visita il mio astio verso la PRC, Xi Jinping ed il Partito Comunista Cinese e' aumentato ancora di piu'. Comunque sia, a meta' strada spunta questa meravigliosa stupa.


E poi un portale.


La in fondo si intravede il monastero ed annesso villaggio.


Uno sguardo verso la valle. Prima ero dietro alla collina che si vede in primo piano, con Chemrey piu' in fondo. Vedo i primi chorten, versione tibetana dello stupa; funzionano da reliquiario, cappella, segnavia e 'faro guida' nel nulla delle steppe d'alta quota. A me, dopo un paio d'ore di camminata con uno zaino da 20kg e l'aria sottile, ricordano delle splendide Delizie al limone di Amalfi. La fame si fa tanta.


Cammino di buzzo buono, ascoltandomi dei podcast sul Giro che mi sono scaricato in anticipo, e vengo sorpassato da un paio di furgoni di turisti. Alla fine, dopo un'oretta circa, sono a Hemis villaggio, dove i cani mi guardano con sospetto.


Il monastero, dicevamo, e' molto florido e si trova in fondo al villaggio, incuneato al termine del vallone. Eccovi un disegnino fatto da me con enorme dispendio di energie e un uso della prospettiva cosi' sbagliato che, da qualche settimana, i fantasmi di Brunelleschi e Leon Battista Alberti stanno infestandomi la casa tipo poltergeist.


Gia' che ci siamo, breve excursus sui monasteri buddisti tibetani, nel caso interessi a qualcuno. Hanno forme e posizioni che, alle nostre latitudini, sarebbero piu' adatti a delle fortezze che a luoghi di culto; in alcuni casi, come fatto notare da quella mente fine che e' mio fratello, sembrano simili al Forte di Bard in Val d'Aosta. Le forme e le dimensioni cambiano spesso, ma ci sono alcune strutture-base: il cortile, la sala di preghiera/assemblea chiamata Dukhang, preceduta da una serie di affreschi chiamati Lokpalas, e poi ci sono vari templi chiamati Lokhang in cui trovare Buddha e Bodhisattva di varia natura. Un'altra peculiarita' e' il tempio chiamato Gonkhang, 'camera degli orrori', in cui sono esposte divinita' di chiara provenienza indu' come Yamantaka. Hemis, essendo particolarmente danaroso, ha due Dukhang e, si dice, anche una stanza dei tesori chiamata Dzonag in cui un esploratore tedesco afferma esserci un manoscritto che dettaglia il viaggio di Gesu' in India. Altri refutano questa idea e considerano il tedesco di cui sopra un asino. Personalmente, io non ho visto niente ma, alla fin fine, non stenterei a credere nell'ipotesi: il turismo israeliano in India non e' cosa nuova.


Bando alle ciance; passo attraverso il villaggio (parte bassa per il popolo, parte alta - queste case - per il clero):


Ed entro nel monastero. Ora, nella maggior parte delle stanze e' proibito fotografare causa turisti cretini. Va detto che i pochi intorno a me, per lo piu' indiani in bus, sono estremamente ben educati e rispettosi.

Sopra di noi veglia un Sakyamuni Buddha.


In cortile sventolano le bandiere e volano i corvi di montagna. E' difficile spiegare quanto sia bello star qui.


I due portali che si intravedono in questa foto conducino ai due dukhang; ci entreremo in un secondo, ma sempre niente foto.


Il Dukhang Chenmo e' sostanzialmente deserto, tolto un monaco che canta mantra con l'aiuto di un tamburello. Decido di lasciarlo in pace, e torno - sempre a piedi scalzi - nell'altro Dukhang, e qui l'atmosfera e' totalmente diversa.

Immaginatevi una sala alta un tre-quattro piani, sostenuta da una foresta di colonne di legno dipinte di rosso scuro. L'atmosfera e' abbastanza buia, illuminata soltanto da un lucernario e qualche bulbo fluorescente. In mezzo alla sala, che in alcune parti ha un soffitto invero molto basso, c'e' un enorme Buddha di rame, e dietro di lui un chorten alto quattro metri. I muri sono coperti di dipinti. Buddha seduti, altre divinita', bodhisattva... non c'e' un centimetro libero. Dal soffitto pendono delle garlande di cotone, dipinte di rosso ed oro. Il pavimento e' in legno, coperto qui e li da tappeti. La stanza e' organizzata come una specie di parlamento, con un emiciclo di cuscini tipo futon piazzati su due file, separati da un corridoio stretto e da dei tavolini bassi su cui stanno libri scritti in tibetano. Di sotto un esempio da un altro monastero dove era consentito fotografare.




Il Dukhang Bharma e' pieno. Ogni sedile e' occupato da un monaco, e l'aria e' piena di rumore. Ci sono monaci che leggono ad alta voce, monaci che cantano, monaci che discutono tra di loro animatamente e, nelle file in fondo, ci sono i novizi che fanno cio' che fanno i ragazzini: scherzano tra di loro, provano a leggere, ma sostanzialmente fanno casino. L'aria profuma di legno antico, incenso e di un odore dolce ed erbastro allo stesso tempo: andando a naso scopro che viene dalle lampade alimentate a burro. Mi metto in un angolo e passo un paio di minuti ad ammirare questa scena. Da quanti secoli va avanti cosi? Tolte le lampadine elettriche, l'orologio al polso di un monaco, e il fiore di loto girevole sull'altare, potremmo essere nel medioevo. E' affascinante.

Dopo qualche minuto decido di uscire. Cammino su e giu' per il monastero, scoprendo porte chiuse e terrazze, e poi finisco col sedermi nel cortile, a guardare questo posto cosi' diverso da tutto cio' che ho conosciuto fin'ora. Volevo andare in Tibet da quando, da bambino, ho letto come Vipero "Sette Anni in Tibet". Ora ci sono.




In fondo al cortile c'e' un ragazzino, un novizio, che gioca a cricket da solo. Lancia la palla contro il muro, la riprende, la rilancia. Ancora, ancora ed ancora.


Mi distraggo per scrivere due note, e quando torno a guardare scopro che ha trovato un compagno di giochi.


E' il momento di lasciare Hemis; i km sono tanti, devo trovare un posto dove dormire, e domani mi aspettano due altri monasteri. Eccoli qui.


Continua!
 
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Il vero mistero è come tu sia finito a Trofarello!
Alla fine tutti si finisce a Trofarello.

TR eccelso come sempre, soprattutto perché di posti non mainstream per restare in tema Red Ronnie

ps: trofarello e tutto l’hinterland sono in gran voga in questi giorni…. A Torino non c’è un posto libero da nessuna parte per via del Salone del libro che sta facendo numeri pazzeschi
Grazie! Parlando di salone del libro, sai se ci sono le solite polemiche circa possibili traslochi dai bauscia? Ai miei tempi se non c'era un articolo della Busiarda non era Salone!

Che piacere leggerti!
Come ha detto Seaking, sei un vero poeta.

Come sempre, grazie per il racconto, le foto e le emozioni
Grazie a te per leggere Jambock!
 

Seaking

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In Ladakh si vaper dei motivi ben precisi: se si e' soldati indiani, per tenere un'occhio su Cina e Pakistan (almeno tre guerre e una mezza dozzina di risse sono scoppiate da queste parti, e la presenza militare e' capillare); per tutti gli altri, trekking e cultura. Non ho tantissimo tempo, per cui decido di mixare uno e l'altro. Trekking e cultura, intendo.
Sappi che siamo appena stati contattati dall'accademia della crusca, è molto stato imbarazzante! :LOL:

Battute a parte, sei riuscito a farci respirare l'atmosfera del Tibet, grazie a descrizioni ed immagini sempre molto accurate e mai scontate.
Molto belli i tuoi appunti con le mappe disegnate a mano, che resteranno un ricordo prezioso quando sarai meno giovane ed i tuoi nipoti ti chiederanno di raccontargli tutti i viaggia che hai fatto in giro per il mondo.

Apro una piccola parentesi sul buddismo: io trovo i suoi templi sempre estremamente affascinanti e l'atmosfera che vi si respira di rara spiritualità. Segnalo per gli appassionati del genere il tempio dei 10.000 Buddha a Hong Kong, che merita di essere visitato se non altro per vedere con i propri occhi la fantasia che i creatori hanno messo nel plasmare 10.000 statue tutte diverse tra loro che rappresentano il Buddha nelle sue varie pose o in situazioni specifiche legate ad episodi della sua vita.

Sappiate che i 10.000 Buddha sono collocati lungo una lunghissima scalinata, quindi se ci andate in visita in estate con 40 gradi e 90% di umidità, portatevi il defribillatore.
 

WB

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TR splendido, il Ladakh lo sogno da bambino.
E concordo con i gusti sovietici, l'acqua Borjomi, così come il villaggio, ha un gusto interessante