Alitalia e decreto rilancio


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leerit

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La nuova Alitalia potrebbe decollare a metà settimana. Oltre due mesi dopo l’annuncio su Facebook nel quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presentava i vertici della newco — l’amministratore delegato Fabio Maria Lazzerini e il presidente Francesco Caio — sono giorni di contatti continui tra i quattro ministeri coinvolti nel dossier (Economia, Trasporti, Sviluppo economico e Lavoro) chiamati a firmare il decreto di costituzione, mentre in parallelo proseguono i «colloqui» con i candidati che siederanno al consiglio di amministrazione che sarà composto con ogni probabilità da cinque membri oltre l’ad e il presidente.



L’audizione di mercoledì
È la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ad annunciare il cambio di passo, parlando di «questione di qualche giorno» interpellata al margine del Forum Ambrosetti. «Spero davvero di avere novità verso la metà della settimana» aggiunge la ministra. Non è un caso: mercoledì 9 settembre — all’ora di pranzo — la ministra riferirà alla nona commissione della Camera «sulla situazione economico-finanziaria e sulle prospettive di sviluppo di Alitalia». De Micheli — spiegano fonti ministeriali al Corriere — lavora da giorni per presentarsi annunciando l’avvio ufficiale della nuova società. Anche perché al varco l’attende l’opposizione che si prepara a chiedere conto a lei dei ritardi nella costituzione della newco.





«Un dossier complesso»
Ma è la stessa ministra, al Forum Ambrosetti, a ricordare come quello del vettore tricolore — in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 — non sia «un dossier semplice: appare una cosa quasi scontata ormai, invece, come sapete, basta che vi guardiate indietro rispetto alla storia di Alitalia, è una cosa molto complessa che però credo vedrà la luce nei prossimi giorni». La newco — ha sottolineato De Micheli — non avrà debiti (a partire dagli 1,3 miliardi di prestito oggetto di una doppia indagine della Commissione europea) e parte con un capitale di 20 milioni di euro, ma in realtà può contare su 3 miliardi.


Il ruolo dello Stato
Un altro ministro, Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) spiega che anche se parte come società pubblica «lo Stato nelle grandi trasformazioni dei settori produttivi deve esserci e deve essere guida» e per questo proprio «lo Stato non potrà stare in Alitalia per 20 anni: entra per affrontare una crisi aziendale e ne accompagna l’uscita». Secondo De Micheli nel piano industriato della newco «ci saranno una serie di previsioni di discontinuità e alcune scelte strategiche che è la vera grande questione che alla fine ci ha convinto a rilanciare in questo modo sul futuro del traffico aereo italiano».

La newco
Come rivelato dal Corriere la newco dovrebbe partire subito operativa consentendo all’amministratore delegato Lazzerini di costituire una prima squadra — 7-8 profili — per iniziare ad affrontare tutte le questioni che non possono essere delegate agli attuali advisor (Deloitte, Grimaldi e Oliver Wyman) come il network, le vendite, le alleanze internazionali, il legale, le finanze, la flotta. Soprattutto serve qualcuno che si occupi del personale e delle relazioni industriali per negoziare il nuovo contratto di lavoro con i sindacati.


«Si è perso tempo»
Diversi esperti ricordano che non c’è più tempo. Anzi: si sono perse diverse settimane e questo avrà conseguenze anche sui conti della newco. Secondo loro, infatti, la nuova Alitalia avrebbe potuto — e dovuto — iniziare a lavorare sui contratti ad aprile, nel bel mezzo del lockdown, trovandosi in una posizione di vantaggio nel 2021 almeno sui contratti di fornitura del kerosene. «Cinque mesi fa — dice uno degli analisti — il barile per il jet fuel ha toccato i 17 euro, oggi siamo attorno ai 38-40 euro. Facendo il fuel hedging ad aprile Alitalia avrebbe potuto strappare 25-30 euro al barile per i prossimi anni». Il fuel hedging è la «copertura del carburante», strumento che i vettori utilizzano per ridurre la loro esposizione a costi fluttuanti del kerosene. Nel 2019 il 27% dei costi operativi era costituito dal consumo di carburante.

lberberi@corriere.it
 

Farfallina

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La nuova Alitalia potrebbe decollare a metà settimana. Oltre due mesi dopo l’annuncio su Facebook nel quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presentava i vertici della newco — l’amministratore delegato Fabio Maria Lazzerini e il presidente Francesco Caio — sono giorni di contatti continui tra i quattro ministeri coinvolti nel dossier (Economia, Trasporti, Sviluppo economico e Lavoro) chiamati a firmare il decreto di costituzione, mentre in parallelo proseguono i «colloqui» con i candidati che siederanno al consiglio di amministrazione che sarà composto con ogni probabilità da cinque membri oltre l’ad e il presidente.



L’audizione di mercoledì
È la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ad annunciare il cambio di passo, parlando di «questione di qualche giorno» interpellata al margine del Forum Ambrosetti. «Spero davvero di avere novità verso la metà della settimana» aggiunge la ministra. Non è un caso: mercoledì 9 settembre — all’ora di pranzo — la ministra riferirà alla nona commissione della Camera «sulla situazione economico-finanziaria e sulle prospettive di sviluppo di Alitalia». De Micheli — spiegano fonti ministeriali al Corriere — lavora da giorni per presentarsi annunciando l’avvio ufficiale della nuova società. Anche perché al varco l’attende l’opposizione che si prepara a chiedere conto a lei dei ritardi nella costituzione della newco.





«Un dossier complesso»
Ma è la stessa ministra, al Forum Ambrosetti, a ricordare come quello del vettore tricolore — in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 — non sia «un dossier semplice: appare una cosa quasi scontata ormai, invece, come sapete, basta che vi guardiate indietro rispetto alla storia di Alitalia, è una cosa molto complessa che però credo vedrà la luce nei prossimi giorni». La newco — ha sottolineato De Micheli — non avrà debiti (a partire dagli 1,3 miliardi di prestito oggetto di una doppia indagine della Commissione europea) e parte con un capitale di 20 milioni di euro, ma in realtà può contare su 3 miliardi.


Il ruolo dello Stato
Un altro ministro, Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) spiega che anche se parte come società pubblica «lo Stato nelle grandi trasformazioni dei settori produttivi deve esserci e deve essere guida» e per questo proprio «lo Stato non potrà stare in Alitalia per 20 anni: entra per affrontare una crisi aziendale e ne accompagna l’uscita». Secondo De Micheli nel piano industriato della newco «ci saranno una serie di previsioni di discontinuità e alcune scelte strategiche che è la vera grande questione che alla fine ci ha convinto a rilanciare in questo modo sul futuro del traffico aereo italiano».

La newco
Come rivelato dal Corriere la newco dovrebbe partire subito operativa consentendo all’amministratore delegato Lazzerini di costituire una prima squadra — 7-8 profili — per iniziare ad affrontare tutte le questioni che non possono essere delegate agli attuali advisor (Deloitte, Grimaldi e Oliver Wyman) come il network, le vendite, le alleanze internazionali, il legale, le finanze, la flotta. Soprattutto serve qualcuno che si occupi del personale e delle relazioni industriali per negoziare il nuovo contratto di lavoro con i sindacati.


«Si è perso tempo»
Diversi esperti ricordano che non c’è più tempo. Anzi: si sono perse diverse settimane e questo avrà conseguenze anche sui conti della newco. Secondo loro, infatti, la nuova Alitalia avrebbe potuto — e dovuto — iniziare a lavorare sui contratti ad aprile, nel bel mezzo del lockdown, trovandosi in una posizione di vantaggio nel 2021 almeno sui contratti di fornitura del kerosene. «Cinque mesi fa — dice uno degli analisti — il barile per il jet fuel ha toccato i 17 euro, oggi siamo attorno ai 38-40 euro. Facendo il fuel hedging ad aprile Alitalia avrebbe potuto strappare 25-30 euro al barile per i prossimi anni». Il fuel hedging è la «copertura del carburante», strumento che i vettori utilizzano per ridurre la loro esposizione a costi fluttuanti del kerosene. Nel 2019 il 27% dei costi operativi era costituito dal consumo di carburante.

lberberi@corriere.it
La storia del fuel hedging non ha senso! Un contratto di copertura non è una percentuale fissa in aggiunta sul prezzo attuale e quindi ha senso farlo quando il prezzo è basso per una crisi shock (e di durata comunque temporanea) ma è una "assicurazione" in base a cosa di prevede possa avvenire nel periodo "coperto". Impensabile trovare una copertura a 25-30 dollari quando già ora con operativi ancora molto ridotti siamo a 38-40 dollari. Il fuel hedging copre fluttuazioni anomali e non prevedibili del prezzo, nessuno stipula un contratto per fare beneficenza come pare da questo articolo.
 

Qantaslink

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La nuova Alitalia potrebbe decollare a metà settimana. Oltre due mesi dopo l’annuncio su Facebook nel quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ... leerit

Sono anni che si parla di mesi o settimane .
 

leerit

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Botta e risposta Scaramella - Business Inside Italia


Piano industriale Alitalia. Le contestazioni di Roberto Scaramella al nostro articolo. E la risposta di Business Insider




Roberto Scaramella. Imagoeconomica
Riceviamo e pubblichiamo la replica e le contestazioni dell’Ing. Roberto Scaramella al nostro articolo Quante volte paghiamo il piano industriale di Alitalia? E, soprattutto, quanto sono già costate le varie versioni? Per la Cub decine di milioni relativo al (o ai?) piano industriale per la NewCo Alitalia.

In calce la nostra replica.





Egregi Signori,

Vi scrivo con riferimento all’articolo “Quante volte paghiamo il piano industriale di Alitalia? E soprattutto, quanto sono già costate le varie versioni? Per la Cub decine di milioni” pubblicato oggi sul sito web Business Insider Italia a firma di Andrea Sparaciari.
L’articolo presenta contenuti falsi e calunniosi nei confronti del sottoscritto che richiedono una immediata smentita ed il ritiro altrettanto immediato dell’articolo. L’estensore infatti cita come principale fonte di informazione un articolo de Il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2019 a firma di Daniele Martini, per il quale il sottoscritto ha prontamente chiesto e già ottenuto le opportune smentite e rettifiche sia su carta stampata sia sul sito web della testata, e che allego alla presente.
Quanto affermato nell’articolo ha contenuto diffamatorio nei miei confronti ancor più grave se si consideri che la pubblicazione dell’articolo non è stata anticipata dal men che minimo controllo circa l’attendibilità/esistenza della fonte (il ritirato articolo de Il Fatto). Ad ogni buon conto ritengo opportuno precisare che:
  • La società Oliver Wyman non ha ricevuto “5 o 12 milioni di euro” per l’incarico avuto da Ferrovie dello Stato. La società di cui faccio parte è stata selezionata da FS a fronte di una procedura ufficiale e gli importi non solo non corrispondono assolutamente alle cifre indicate ma sono conformi agli standard di mercato.
  • Non conosco assolutamente l’entità della spesa sostenuta da FS per il progetto Alitalia, cifra che viene indicata dal giornalista tra i “25,3 milioni e i 32,3 milioni di euro” ed attribuita ad “indiscrezioni” che a quanto riportato dal giornalista stesso non sono state confermate da FS. Di certo invece smentisco categoricamente quanto affermato in modo assolutamente diffamatorio e calunnioso dal giornalista e dalle sue fonti che “una buona parte dei soldi sarebbero finiti nelle mie tasche”. Questo commento è talmente assurdo da apparire in prima battuta ridicolo, ma merita invece un’adeguata difesa del sottoscritto di natura sia civile che penale nelle opportune sedi e per la quale chiederò adeguato supporto legale, evidentemente tutto a spese del suo giornale.
  • Il piano Alitalia per Ferrovie fu redatto da un pool di primari consulenti incaricati dal gruppo Ferrovie, al quale sono stato onorato di poter contribuire. Tale piano fu approvato all’unanimità dal CDA di Ferrovie e da quello di Delta e non fu oggetto di alcuna “sonora bocciatura” – tantomeno considerato “carta straccia” – come riferito dal giornalista in modo diffamatorio. Il piano industriale che il potenziale socio Atlantia definì non sostenibile è invece il diverso piano elaborato per conto della stessa Atlantia da un’altra società di consulenza.
  • L’incarico di advisor industriale del MEF che è stato conferito alla società Oliver Wyman è il risultato di una gara indetta dallo stesso Ministero ed alla quale hanno partecipato primarie società di consulenza. L’assegnazione, che è stata fatta come da bando sulla base delle proposte tecniche ed economiche presentate, riguarda l’elaborazione delle linee guida strategiche di una nuova iniziativa nel trasporto aereo italiano che – risulta abbastanza evidente – non può in minima parte assomigliare al “vecchio piano per FS” visto che negli ultimi mesi il covid ha causato una radicale trasformazione in particolare nel mondo del trasporto aereo nazionale ed internazionale e visto che i presupposti del piano di rilancio sono radicalmente diversi da quelli del piano ipotizzato da FS e Delta.
  • I miei rapporti con Meridiana e con il suo azionista AKFED sono riportati in modo falso, diffamatorio e volto a creare discredito come infatti è già stato riconosciuto attraverso la pubblicazione di smentita dal giornale a cui l’estensore dell’articolo fa riferimento. Non sono stato per “quattro anni alla guida di Meridiana accumulando centinaia di milioni perdite”, bensì sono stato amministratore delegato di Meridiana per poco meno di due anni nel 2013 e parte del 2014; ho riportato l’azienda da perdite strutturali degli anni precedenti alla mia gestione ad un ebitda di breakeven già nel corso del primo anno della mia gestione e mi sono poi dimesso per motivi personali e per divergenze con l’azionista sulle prospettive di rilancio e sul piano di rinnovo della flotta. Le perdite riportate da Meridiana nel periodo successivo alla mia gestione riguardano altri amministratori delegati e riguardano ingenti svalutazioni sul valore della flotta obsoleta che infatti avevo proposto di rinnovare.
  • I commenti gratuiti e privi di fondamento che l’autore dell’articolo fa sulla mia persona “consulente-manager dal curriculum non proprio brillante nel settore aeronautico, ma dalle robuste amicizie politiche” sono chiaramente diffamatori e volti a screditare la mia persona. Sono laureato con lode in ingegneria, lavoro da 29 anni nel settore privato e la breve parentesi di 1 anno e mezzo nel settore pubblico come Presidente di Enav è stata a fronte di una selezione svolta da primari head hunter internazionali sulla base delle mie competenze tecniche, manageriali e internazionali. Evidentemente ricondurre, come fa il giornalista, la mia nomina a relazioni personali dimenticando le procedure e le competenze in questione è funzionale all’obiettivo aprioristicamente scelto di screditare la mia figura professionale.
Tutto quanto precede – così come quanto già illustrato nella lettera allegata – testimonia purtroppo come si sia voluto incomprensibilmente attaccarmi e diffamarmi senza motivo alcuno. Vi invito pertanto a provvedere immediatamente alla pubblicazione delle opportune rettifiche con le modalità del caso ed a provvedere da subito alla immediata eliminazione del suddetto articolo dal sito web Business insider Italia, anticipandoVi che, in difetto, darò corso ad ogni più opportuna azione giudiziale per la tutela dei miei diritti con ulteriore aggravio di spese a Vostro carico. Di tutto quanto precede infine mi riservo di informare tutte le competenti Autorità, per quanto di loro competenza.
Roberto Scaramella
La replica di Business Insider
Gentile Ing. Scaramella,
riceviamo e pubblichiamo la sua diffida al nostro articolo, ma siamo costretti a rispondere alle sue puntualizzazioni:

  • Il tema dell’articolo – evidentemente – riguardava non il suo ruolo – seppur attivo e continuativo – nelle vicende che hanno contraddistinto i diversi piani di rilancio di Alitalia, bensì i costi che tali piani hanno comportato per le casse pubbliche ;
  • Il piano che a suo dire Atlantia avrebbe bocciato è indubbiamente il “Piano Delta”, quello pagato da Ferrovie dello Stato, come si evince chiaramente dagli atti parlamentari che abbiamo allegato all’articolo. Anche perché sarebbe stato quantomeno curioso che Atlantia incaricasse (e pagasse) una terza società per redigere un piano economico per poi presentarsi in Parlamento sostenendo che: “Nonostante i cospicui sforzi intrapresi da Atlantia volti a mitigare le criticità ed a rinforzare il Piano Delta, tale scenario è stato considerato inadeguato (…) L’approccio proposto da Delta per il rilancio di Alitalia è risultato strutturalmente insufficiente (…) e non sostenibile nel lungo periodo”.
  • Sul suo ruolo ai vertici di Meridiana, ci limiteremo a citare il suo curriculum vitaeDal 2010 al 2014 è stato direttore del settore dell’aviazione commerciale del Fondo per lo Sviluppo Economico Aga Khan (AKFED), oltre ad essere membro dei consigli di amministrazione di Meridiana Holding, Geasar, Meridianafly, Air Italy, Air Uganda, Air Mali, Air Burkina e Air Cote d’Ivoire”.
  • Circa i risultati economici ottenuti dalla compagnia in quel quadriennio, crediamo che le abbia abbondantemente risposto il dottor Gaetano Intrieri, nonché i numerosi colleghi che di lei hanno scritto e che lei ha minacciato di querela.
  • Circa la frase “una buona parte dei soldi sarebbero finiti nelle mie tasche”, come si evince dall’articolo, è stata immediatamente cambiata a poche ore dalla pubblicazione.
  • Resta infine la questione più spinosa, quella dei soldi pubblici spesi da FS per il Piano Delta. Ancora oggi si ignora la cifra sborsata, né si sa chi l’abbia incassata. E questo è intollerabile. Probabilmente ing. Scaramella, sarebbe utile e proficuo che fosse lei stesso a fare luce, rivelando cifre, date e nomi. Del resto, da uomo anche delle istituzioni, la chiarezza sull’utilizzo dei fondi pubblici dovrebbe essere suo dovere e sua preoccupazione.
Andrea Sparaciari

 

Farfallina

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Piano industriale Alitalia. Le contestazioni di Roberto Scaramella al nostro articolo. E la risposta di Business Insider




Roberto Scaramella. Imagoeconomica
Riceviamo e pubblichiamo la replica e le contestazioni dell’Ing. Roberto Scaramella al nostro articolo Quante volte paghiamo il piano industriale di Alitalia? E, soprattutto, quanto sono già costate le varie versioni? Per la Cub decine di milioni relativo al (o ai?) piano industriale per la NewCo Alitalia.

In calce la nostra replica.





Egregi Signori,

Vi scrivo con riferimento all’articolo “Quante volte paghiamo il piano industriale di Alitalia? E soprattutto, quanto sono già costate le varie versioni? Per la Cub decine di milioni” pubblicato oggi sul sito web Business Insider Italia a firma di Andrea Sparaciari.
L’articolo presenta contenuti falsi e calunniosi nei confronti del sottoscritto che richiedono una immediata smentita ed il ritiro altrettanto immediato dell’articolo. L’estensore infatti cita come principale fonte di informazione un articolo de Il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2019 a firma di Daniele Martini, per il quale il sottoscritto ha prontamente chiesto e già ottenuto le opportune smentite e rettifiche sia su carta stampata sia sul sito web della testata, e che allego alla presente.
Quanto affermato nell’articolo ha contenuto diffamatorio nei miei confronti ancor più grave se si consideri che la pubblicazione dell’articolo non è stata anticipata dal men che minimo controllo circa l’attendibilità/esistenza della fonte (il ritirato articolo de Il Fatto). Ad ogni buon conto ritengo opportuno precisare che:
  • La società Oliver Wyman non ha ricevuto “5 o 12 milioni di euro” per l’incarico avuto da Ferrovie dello Stato. La società di cui faccio parte è stata selezionata da FS a fronte di una procedura ufficiale e gli importi non solo non corrispondono assolutamente alle cifre indicate ma sono conformi agli standard di mercato.
  • Non conosco assolutamente l’entità della spesa sostenuta da FS per il progetto Alitalia, cifra che viene indicata dal giornalista tra i “25,3 milioni e i 32,3 milioni di euro” ed attribuita ad “indiscrezioni” che a quanto riportato dal giornalista stesso non sono state confermate da FS. Di certo invece smentisco categoricamente quanto affermato in modo assolutamente diffamatorio e calunnioso dal giornalista e dalle sue fonti che “una buona parte dei soldi sarebbero finiti nelle mie tasche”. Questo commento è talmente assurdo da apparire in prima battuta ridicolo, ma merita invece un’adeguata difesa del sottoscritto di natura sia civile che penale nelle opportune sedi e per la quale chiederò adeguato supporto legale, evidentemente tutto a spese del suo giornale.
  • Il piano Alitalia per Ferrovie fu redatto da un pool di primari consulenti incaricati dal gruppo Ferrovie, al quale sono stato onorato di poter contribuire. Tale piano fu approvato all’unanimità dal CDA di Ferrovie e da quello di Delta e non fu oggetto di alcuna “sonora bocciatura” – tantomeno considerato “carta straccia” – come riferito dal giornalista in modo diffamatorio. Il piano industriale che il potenziale socio Atlantia definì non sostenibile è invece il diverso piano elaborato per conto della stessa Atlantia da un’altra società di consulenza.
  • L’incarico di advisor industriale del MEF che è stato conferito alla società Oliver Wyman è il risultato di una gara indetta dallo stesso Ministero ed alla quale hanno partecipato primarie società di consulenza. L’assegnazione, che è stata fatta come da bando sulla base delle proposte tecniche ed economiche presentate, riguarda l’elaborazione delle linee guida strategiche di una nuova iniziativa nel trasporto aereo italiano che – risulta abbastanza evidente – non può in minima parte assomigliare al “vecchio piano per FS” visto che negli ultimi mesi il covid ha causato una radicale trasformazione in particolare nel mondo del trasporto aereo nazionale ed internazionale e visto che i presupposti del piano di rilancio sono radicalmente diversi da quelli del piano ipotizzato da FS e Delta.
  • I miei rapporti con Meridiana e con il suo azionista AKFED sono riportati in modo falso, diffamatorio e volto a creare discredito come infatti è già stato riconosciuto attraverso la pubblicazione di smentita dal giornale a cui l’estensore dell’articolo fa riferimento. Non sono stato per “quattro anni alla guida di Meridiana accumulando centinaia di milioni perdite”, bensì sono stato amministratore delegato di Meridiana per poco meno di due anni nel 2013 e parte del 2014; ho riportato l’azienda da perdite strutturali degli anni precedenti alla mia gestione ad un ebitda di breakeven già nel corso del primo anno della mia gestione e mi sono poi dimesso per motivi personali e per divergenze con l’azionista sulle prospettive di rilancio e sul piano di rinnovo della flotta. Le perdite riportate da Meridiana nel periodo successivo alla mia gestione riguardano altri amministratori delegati e riguardano ingenti svalutazioni sul valore della flotta obsoleta che infatti avevo proposto di rinnovare.
  • I commenti gratuiti e privi di fondamento che l’autore dell’articolo fa sulla mia persona “consulente-manager dal curriculum non proprio brillante nel settore aeronautico, ma dalle robuste amicizie politiche” sono chiaramente diffamatori e volti a screditare la mia persona. Sono laureato con lode in ingegneria, lavoro da 29 anni nel settore privato e la breve parentesi di 1 anno e mezzo nel settore pubblico come Presidente di Enav è stata a fronte di una selezione svolta da primari head hunter internazionali sulla base delle mie competenze tecniche, manageriali e internazionali. Evidentemente ricondurre, come fa il giornalista, la mia nomina a relazioni personali dimenticando le procedure e le competenze in questione è funzionale all’obiettivo aprioristicamente scelto di screditare la mia figura professionale.
Tutto quanto precede – così come quanto già illustrato nella lettera allegata – testimonia purtroppo come si sia voluto incomprensibilmente attaccarmi e diffamarmi senza motivo alcuno. Vi invito pertanto a provvedere immediatamente alla pubblicazione delle opportune rettifiche con le modalità del caso ed a provvedere da subito alla immediata eliminazione del suddetto articolo dal sito web Business insider Italia, anticipandoVi che, in difetto, darò corso ad ogni più opportuna azione giudiziale per la tutela dei miei diritti con ulteriore aggravio di spese a Vostro carico. Di tutto quanto precede infine mi riservo di informare tutte le competenti Autorità, per quanto di loro competenza.
Roberto Scaramella

Gentile Ing. Scaramella,
riceviamo e pubblichiamo la sua diffida al nostro articolo, ma siamo costretti a rispondere alle sue puntualizzazioni:

  • Il tema dell’articolo – evidentemente – riguardava non il suo ruolo – seppur attivo e continuativo – nelle vicende che hanno contraddistinto i diversi piani di rilancio di Alitalia, bensì i costi che tali piani hanno comportato per le casse pubbliche ;
  • Il piano che a suo dire Atlantia avrebbe bocciato è indubbiamente il “Piano Delta”, quello pagato da Ferrovie dello Stato, come si evince chiaramente dagli atti parlamentari che abbiamo allegato all’articolo. Anche perché sarebbe stato quantomeno curioso che Atlantia incaricasse (e pagasse) una terza società per redigere un piano economico per poi presentarsi in Parlamento sostenendo che: “Nonostante i cospicui sforzi intrapresi da Atlantia volti a mitigare le criticità ed a rinforzare il Piano Delta, tale scenario è stato considerato inadeguato (…) L’approccio proposto da Delta per il rilancio di Alitalia è risultato strutturalmente insufficiente (…) e non sostenibile nel lungo periodo”.
  • Sul suo ruolo ai vertici di Meridiana, ci limiteremo a citare il suo curriculum vitaeDal 2010 al 2014 è stato direttore del settore dell’aviazione commerciale del Fondo per lo Sviluppo Economico Aga Khan (AKFED), oltre ad essere membro dei consigli di amministrazione di Meridiana Holding, Geasar, Meridianafly, Air Italy, Air Uganda, Air Mali, Air Burkina e Air Cote d’Ivoire”.
  • Circa i risultati economici ottenuti dalla compagnia in quel quadriennio, crediamo che le abbia abbondantemente risposto il dottor Gaetano Intrieri, nonché i numerosi colleghi che di lei hanno scritto e che lei ha minacciato di querela.
  • Circa la frase “una buona parte dei soldi sarebbero finiti nelle mie tasche”, come si evince dall’articolo, è stata immediatamente cambiata a poche ore dalla pubblicazione.
  • Resta infine la questione più spinosa, quella dei soldi pubblici spesi da FS per il Piano Delta. Ancora oggi si ignora la cifra sborsata, né si sa chi l’abbia incassata. E questo è intollerabile. Probabilmente ing. Scaramella, sarebbe utile e proficuo che fosse lei stesso a fare luce, rivelando cifre, date e nomi. Del resto, da uomo anche delle istituzioni, la chiarezza sull’utilizzo dei fondi pubblici dovrebbe essere suo dovere e sua preoccupazione.
Andrea Sparaciari

Ma questi battibecchi, con risvolti che vanno spesso sul personale (e sempre sul filo della querela) personalmente penso sia meglio lasciarli da parte.
 
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EdoC

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Scusate sapete quando Alitalia tornerà a volare in Brasile?
Attualmente hanno rivisto lo schedule per GRU con 2 voli alla settimana dal 15 Dicembre 2020. Cancellata completamente la GIG, e ridotta all' osso la GRU. Avranno delle previsioni molto negative sul booking altrimenti non avrebbero cancellato tutto con tanto preavviso.
 

londonfog

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Londra
Attualmente hanno rivisto lo schedule per GRU con 2 voli alla settimana dal 15 Dicembre 2020. Cancellata completamente la GIG, e ridotta all' osso la GRU. Avranno delle previsioni molto negative sul booking altrimenti non avrebbero cancellato tutto con tanto preavviso.
A prescindere da disposizioni governative varie su quarantene, mi sa che vista la situazione attuale in Brasile viaggia solo chi non puo' rimandare.
 

EdoC

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A prescindere da disposizioni governative varie su quarantene, mi sa che vista la situazione attuale in Brasile viaggia solo chi non puo' rimandare.
Infatti i voli dovrebbero riprendere a ridosso delle feste di Natale dove si può supporre un aumento del traffico delle persone che tornano a casa o di familiari che si muovono. Il traffico business e quasi completamente fermo su quella direttrice.
 

gidsc

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anche sulla MIA-FCO la riapertura sembrerebbe il 15 dicembre, credo per lo stesso motivo citato da te citato. Io ho un volo da MIA il 17 dicembre, vedremo....
 

AC143

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Qualcuno ha news sul FCO-DEL? (anche vista la disastrosa situazione contagi in India)
Per la primavera i biglietti li stanno vendendo...
 

13900

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Alitalia, al via test a Fiumicino: da domani tampone veloce alla partenza per due voli Roma-Milano
La fase sperimentale
Dura un mese, da domani al 16 ottobre e riguarderà il volo giornaliero delle 13.30 e quello delle 17.30, attivo dal lunedì al venerdì. La tratta scelta è Roma-Linate, grazie alla collaborazione di Aeroporti di Roma e della Regione Lazio. Potrenno imbarcarsi soltanto i passeggeri che effettueranno un tampone antigenico rapido a Fiumicino o che porteranno con sé i risultati di un tampone (antigenico o molecolare) effettuato non oltre 72 ore prima. Nel primo caso i passeggeri dovranno presentarsi da 72 a 2 ore prima del loro volo al drive in del parcheggio lunga sosta o fino a 1,5 ore prima al Presidio sanitario al Terminal 3, area Arrivi, porta 4. Per poter effettuare il test bisogna mostrare - oltre al biglietto di uno dei due voli sperimentali - la tessera sanitaria e l'autocertificazione dell'isolamento domiciliare, scaricabile sul sito della compagnia. Il risultato del tampone sarà disponibile in 30 minuti e il viaggiatore è tenuto e non allontarsi. Chi non volesse sottoporsi a test (né a portarne di fatti autonomamente) deve chiedere il cambio volo gratuito almeno un'ora prima della partenza (06.65859458). I bambini fino a 6 anni sono esentati, a meno che non lo chiedano espressamente i genitori.
Il resto qui: https://www.repubblica.it/salute/me...0146/?ref=RHPPTP-BH-I267317207-C12-P2-S4.4-T1
 

AC143

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Purtroppo (o per fortuna, secondo alcuni...) temo che questa diventerà la regola. E lo step 2 potrebbe essere niente viaggi internazionali senza vaccino (cosa che spero vivamente non accada).

Ma in ogni caso, un dubbio: chi paga per questi test rapidi? Metteranno una tassa in più nelle fares? I viaggiatori a parte? Pantalone? La compagnia?
 

Farfallina

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Purtroppo (o per fortuna, secondo alcuni...) temo che questa diventerà la regola. E lo step 2 potrebbe essere niente viaggi internazionali senza vaccino (cosa che spero vivamente non accada).

Ma in ogni caso, un dubbio: chi paga per questi test rapidi? Metteranno una tassa in più nelle fares? I viaggiatori a parte? Pantalone? La compagnia?
Personalmente vedrei favorevolmente una fee che comprenda il test e magari una assicurazione medica di rimborso viaggi in caso di COVID19.

Inoltre, mi dispiace per i no vax, ma non vedo come il vaccino non debba essere reso obbligatorio appena disponibile. Abbiamo centinaia di migliaia di morti e un danno incredibile per l'economia mondiale che si tramuterà in morti e sofferenze incredibili perché l'economia mondiale non è solo i banchieri e i grandi imprenditori (che cadono comunque in piedi) ma miliardi di persone che portano a casa quanto serve per dare da mangiare alla propria famiglia.
 

13900

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Purtroppo (o per fortuna, secondo alcuni...) temo che questa diventerà la regola. E lo step 2 potrebbe essere niente viaggi internazionali senza vaccino (cosa che spero vivamente non accada).

Ma in ogni caso, un dubbio: chi paga per questi test rapidi? Metteranno una tassa in più nelle fares? I viaggiatori a parte? Pantalone? La compagnia?
Finira' come per la febbre gialla, il cui vaccino e' obbligatorio per certe destinazioni. Sinceramente se questo e' il prezzo da pagare... son gia' dal medico con la manica arrotolata.
 

AC143

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Finira' come per la febbre gialla, il cui vaccino e' obbligatorio per certe destinazioni. Sinceramente se questo e' il prezzo da pagare... son gia' dal medico con la manica arrotolata.
Anche perché la febbre gialla si trasmette solo via zanzara (che vive a certe latitudini, entro una certa altitudine, etc.)... qui basta respirare e potenzialmente chiunque è portatore del virus.

Personalmente non sono assolutamente no-vax nè un complottista di quelli che paventano la famigerata dittatura sanitaria. Però vorrei avere il diritto di scegliere se fare o no il vaccino per potermi muovere, almeno nel mondo occidentale. Poi chiaro se diventa obbligatorio per tutti non è che si possa fare diversamente...
 

13900

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Personalmente non sono assolutamente no-vax nè un complottista di quelli che paventano la famigerata dittatura sanitaria. Però vorrei avere il diritto di scegliere se fare o no il vaccino per potermi muovere, almeno nel mondo occidentale. Poi chiaro se diventa obbligatorio per tutti non è che si possa fare diversamente...
Non sono d'accordo. Se fosse un problema solo e soltanto tuo - ossia se ti becchi il Covid te lo prendi solo tu - allora ci starebbe anche, ma siccome e' una malattia altamente contagiosa io spero ardentemente che no vaccino = no volo. Perche' cosi facendo tu, non vaccinandoti, metti a rischio degli altri.
 

magick

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Non sono d'accordo. Se fosse un problema solo e soltanto tuo - ossia se ti becchi il Covid te lo prendi solo tu - allora ci starebbe anche, ma siccome e' una malattia altamente contagiosa io spero ardentemente che no vaccino = no volo. Perche' cosi facendo tu, non vaccinandoti, metti a rischio degli altri.
Però se molti altri si vaccinano, anche senza viaggiare, a livello tale da raggiungere la famigerata immunità di gregge, se lui parte e si becca il Covid il problema a quel punto sarebbe davvero soltanto suo.
 

londonfog

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Londra
Però se molti altri si vaccinano, anche senza viaggiare, a livello tale da raggiungere la famigerata immunità di gregge, se lui parte e si becca il Covid il problema a quel punto sarebbe davvero soltanto suo.
Non e' pero' una strategia a breve, pensa a quanti anni ci sono voluti per sradicare polio e vaiolo
 

13900

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Però se molti altri si vaccinano, anche senza viaggiare, a livello tale da raggiungere la famigerata immunità di gregge, se lui parte e si becca il Covid il problema a quel punto sarebbe davvero soltanto suo.
Se fosse solo AC143 - che di sicuro e' un bravo ragazzo e non un somaro, lo uso solo per fare un esempio - allora certo. O comunque un gruppo di persone ristretto. Ma purtroppo al giorno d'oggi e' PIENO di anti-vaxxers come li chiamano dalle parti dove vivo. Ho amici di famiglia con una figlia immunocompromessa (per via di una leucemia) che non ha potuto seguire l'anno scolastico 2018/19 per colpa di una famiglia veramente detestabile, di quelli che usano i cristalli e il veganismo per curare qualunque cosa da fratture alla TBC.... E siccome la loro figlia non e' vaccinata a nulla ecco che la mia amica non e' potuta andare a scuola. Io sono dell'idea che il vaccino debba essere obbligatorio se si vuole viaggiare.
 
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