La manipolazione viene fatta da un partito di minoranza che 'ricatta' il Likud. Il rabbinato centrale ha troppi poteri, manovra la politica e tante decisioni sono prese dietro la spinta di gruppi ultra ortodossi con a capo personaggi non proprio puliti. Questa, secondo me, e' manipolazione.
Vero, ma fino a un certo punto. Netanyahu e il Likud non sono estranei a tutto questo. Il premier ha personalizzato la politica, ed è caduto preda delle frange più radicali del confessionalismo perchè aveva bisogno disperato di sostegno. Che non trova certo tra gli intellettuali, i militari e gli uomini dotati di senso dello Stato. Una caricatura di Trump (se mai possibile).
Tecnicamente nel 2018 fu stabilita la supremazia della lingua, non della religione. Anche ammettendo che Israele sia uno stato confessionale, cristianesimo (in tutte le sue forme) e l'Islam sono liberamente praticati.
Questo proprio no. La questione linguistica è meramente accessoria nel processo di trasformazione del 2018.
La Knesset ha votato per la creazione dello "Stato-nazione del popolo ebraico", con 65 voti a favore e 55 contrari. E' stato adottato il calendario ebraico, dichiarata Gerusalemme capitale di Israele (ribadito, più che dichiarato) mentre la lingua araba ha perso lo status di lingua ufficiale.
Dalle parole del premier: "lo Stato vede lo sviluppo dell'insediamento ebraico con valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere il suo consolidamento"[...] "gli insediamenti ebraici sono nell'interesse nazionale" [...] "abbiamo incastonato in una legge il principio base della nostra esistenza. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, che rispetta i diritti individuali di tutti i suoi cittadini. Questo è il nostro stato. Lo stato ebraico".
Che il cristianesimo e l'Islam siano liberamente praticati ne siamo tutti ben felici, definendosi Israele una democrazia. Non ti dimenticare che non è questo un parametro sufficiente tuttavia. In Iran, che di Israele è il babau, i cristiani, gli ebrei e gli zoroastiani non solo praticano liberamente, ma esprimono anche dei propri deputati. Al contrario, nei paesi con i quali firma accordi di gioiosa amicizia le cose vanno un pochino diversamente.
Il video mi sembra abbastanza 'pacato'.
Middle East Eye, il cui editore non credo possa essere tacciato di antisemitismo, è uno dei più autorevoli giornali di approfondimento sul Medio Oriente.
Vorrei aggiungere pero' che nessuno parla mai della responsabilita' degli Arabi nella questione palestinese. Durante lo stesso periodo ci sono state altri grossi trasferimenti di popolazione, alcuni con un fortissimo spargimento di sangue (vedi la separazione India/Pakistan), altri un po' meno (gli Italiani di Istria e Dalmazia, i Tedeschi migrati a ovest dopo il trasferimento di una parte del territorio tedesco alla Polonia). I profughi sono stati tutti assorbiti dai rispettivi paesi. Solo palestinesi residenti in paesi Arabi da almeno tre generazioni non hanno la cittadinanza e diventano pedine. (Basta vedere le espulsioni dei palestinesi dai paesi del Golfo, compreso il Qatar, perche' in Palestina avevano inneggiato all'invasione del Kuwait da parte di Saddam).
Premesso che sono paragoni poco calzanti e che rischiano di apparire come una excusatio non petita, tutti gli esempi che fai si riferiscono a comunità che sono state poi accolte (più o meno bene) nella loro nazione d'origine. I palestinesi, al contrario, una nazione d'origine non l'avevano più.
Dici poi che nessuno cita le responsabilità arabe per ciò che è accaduto dal 1948 in poi, mentre al contrario c'è una imponente letteratura sull'argomento, anche regionale. Il dibattito sull'argomento è vivacissimo tra gli studiosi.