[miniTR] Daytrip (o quasi) all'Imperial War Museum di Duxford


I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Le chat di Whatsapp, si sa, sono un luogo pericolosissimo; oltre che per adescare minorenni, reclutare terroristi e organizzare i meet-up dei Cinque Stelle, sono anche il luogo preferito dove loschi personaggi ogni tanto si svegliano dal loro torpore e propongono idee bizzarre come andare a Hong Kong in giornata per cena, bersi una chacha a Tbilisi o organizzare un daytrip a Lappeenranta.

Sta di fatto che, ogni tanto, e sottolineo ogni tanto, hanno pure qualche idea meno bislacca, come fare un salto nella comodamente raggiungibile L'ondra per andare a vedere uno dei più importanti musei aeronautici del vecchio continente. Che, nel nostro caso, è l'Imperial War Museum di Duxford, ridente sobborgo della placida Cambridge che, durante la guerra fredda, era un importante scalo militare della RAF.

L'aeroporto, non più considerato strategico a partire dagli anni '60, venne in seguito usato come campo volo per la scuola di volo dell'Università, e infine ceduto alla fondazione che gestisce l'Imperial War Museum, che qui ospita una delle sue collezioni più ricche.

Lanciata l'idea, si prenota nel giro di poche ore; qualcuno prenoterà anche l'auto presso uno dei più rinomati autonoleggi bulgaro-britannici di tutto l'orbe.

Fast forward a gennaio (sì, il report è un po' in ritardo...). Qualcuno sì aviopirla, ma con più sale in zucca degli altri, pensa bene che alzarsi alle 4 del mattino per un volo da Bergamo il sabato all'alba sia un po' eccessivo, e ha prenotato il volo il venerdì sera, con Ryanair, da Bergamo (o da Ciampino, per qualche buzzicone).




I più puristi del daytrip inorridiranno all'idea volo venerdì sera - ma le levataccie mattutine non sono più il mio forte. Oh, non sapete cos'è un aviopirla...:

aviopirla: dicesi di persona fissata con aerei, aeroporti e aviazione, in modo quasi compulsivo, tanto da fare cose che un normale essere umano non farebbe, es.:

"Sai, Gian va a New York questo weekend; per arrivarci farà tre scali, passando per Abu Dhabi, Da Nang e Hong Kong invece che prendere il volo diretto" "Ah, è proprio un aviopirla!"

Arrivare la sera prima ha diversi vantaggi: il primo è poter fare una sana cena nel pub dell'hotel, un modesto ma pulito e confortevole Premier Inn che, non ho capito bene per quale motivo, attira l'ironia del pingue nicolap; il secondo è potersi godere un paio di birre fino a tardi senza il rischio, la mattina dopo, di perdere il volo.




La mattina dopo, raccattati i pazzi che hanno preferito svegliarsi alle 4 del mattino per prendere il volo delle 7 da Bergamo, andiamo subito verso il museo. L'ingresso, a differenza di molti musei britannici, è a pagamento - 20 sterline, nondimeno; ma sono davvero ben spese considerando il carattere assolutamente no-profit dell'organizzazione, l'esposizione maestosa e gli ingenti costi di manutenzione e restauro che vengono sostenuti annualmente.


L'esposizione principale, ovvero gli aerei, sono disposti in tre hangar principali (AirSpace, Flying Aircraft e American Air Museum) e in una mostra statica esterna per una mezza dozzina di aeromobili civili. L'ingresso include un enorme shop dove potrete trovare qualsiasi cosa desideriate, dalle spillette ai modellini, passando per le magliette, le cartoline, i magneti, e il cielo solo sa cos'altro.




La mappa del museo, che si può scaricare come pdf dal sito di IWM.

Appena si entra nell'AirSpace hangar, non si può non emozionarsi: si inizia con uno spazio schermato dove un Vickers Viscount V701, solitamente parcheggiato nella statica esterna, attende le amorevoli cure dei restauratori prima di essere rimesso in esposizione.



Il Viscount G-ALWF in attesa del check-up. Online vi sono foto più evocative di questa! Pochi metri e decine di velivoli, tra i più iconici mai prodotti e che abbiano mai volato, ci attendono: Concorde, Vulcan, Spitfire... per un appassionato è come essere in paradiso. Un appunto negativo va però fatto: gli aerei sono piuttosto ammassati ed è molto difficile avere una buona visione d'insieme, una critica che purtroppo mi trovo spesso a fare nei musei aeronautici.



Per me è particolarmente emozionante poter vedere dal vivo uno degli unici due esemplari mai completati del BAC TSR.2, una delle vittime eccellenti della stupidità inglese che già verso la fine degli anni '50 iniziava a palesarsi, fino a diventare endemica con cose tipo la Brexit e Boris Johnson.

Decisamente uno degli aerei più belli del periodo caldo della Guerra Fredda, rigorosamente dipinto nel bianco antiflash dei velivoli destinati a trasportare - e consegnare, con più precisione e velocità di Amazon Prime Now - il deterrente nucleare britannico.



Un breve profilo di questa specifica macchina, XR222, è visibile qui.

Un'altra chicca è la presenza di uno dei due unici esemplari di pre-produzione del Concorde (il gemello è esposto presso l'aeroporto parigino di Le Bourget): G-AXDN. Entrambi i velivoli furono usati per raffinare l'aerodinamica del supersonico anglo-francese, soprattutto nella forma dell'ala e delle prese d'aria.



Immagino sia chiaro il signifcato della scritta! Gli interni sono ragionevolmente ben conservati, anche grazie agli efficacissimi stratagemmi tecnologici implementati per evitarne l'usura:



La tecnologia di quell'epoca era... voluminosa, come ben si può vedere da questo scatola nera:




Oppure dai computer utilizzati per monitorare l'accumulo del ghiaccio e il sistema di de-icing sulle ali:




Da un oblò aperto posso dare un'altra occhiata al mio preferito - il TSR2, con l'altro mio favorito, il Vulcan in livrea mimetica, appena dietro:



Il culmine è il tunnel che porta alla cabina di pilotaggio: due muri di levette, pulsanti, lucine che ricordano più un sottomarino che un aereo in grado di volare a Mach 2. Anche l'odore greve degli oli e solventi usati per mantenere le superfici pulite e in uno stato di conservazione accettabile, ricordano quello di musei polverosi e dicono che, purtroppo, questa magnifica bestia non volerà più, imbalsamata qui a nostro uso e consumo.




Non si può che uscire in religioso silenzio. Ahimè, tra gli altri pezzi iconici assolutamente infotografabili, pure con un grandangolo, vi sono il magnifico Vulcan, uno dei miei aerei preferiti e un altro dei simboli della guerra fredda.


Va un po' meglio con il Comet, il primo aviogetto civile, dalla storia tanto rivoluzionaria quanto sfortunata, costellata da un numero elevatissimo di incidenti; ma la posizione è ancora piuttosto infelice, e lo spettacolo si gode meglio dal vivo che non in foto. È notevole vedere come il muso filante venga oggi ripreso dal 787 e dal 350, dopo anni in cui la tendenza era quella di avere un parabrezza accentuato.




Il Lightning non è un velivolo così raro nei musei inglesi; qui è però completo di un missile a testata IR de Havilland Firestreak installato lungo la fusoliera.




Un ultimo sguardo d'insieme prima di lasciare l'hangar AirSpace:




Il secondo hangar è dedicato agli apparecchi in condizione di volo; non necessariamente di proprietà del museo: gli appassionati possono usare gli spazi (immagino a pagamento) per compiere la manutenzione su apparecchi storici, con decine di proprietari, appassionati ed esperti al lavoro sulle macchine qui ospitate.


Siamo accolti da una gentile puella intenta a farsi bella - degna rappresentazione di quel che avviene qui:




Il motore di questo Fiat CR.42 Falco riporta 1933 come anno di costruzione; dato che il primo volo del modello è stato nel 1938, il motore sarà stato recuperato da altra fonte. Immaginate, ad esempio, una lavatrice Haier durare fino al 2105...





E poi c'è lei. Sally B, l'ultimo B-17G in condizione di volo in tutta Europa, qui sotto le amorevoli cure dei tecnici di Duxford.









Usciamo nuovamente. Duxford ha ancora una pista di volo attiva, usata durante gli air show e, raramente, per far atterrare qualche nuovo mezzo da aggiungere alle mostre. Esternamente è anche presente una fantastica serie di aerei di linea che meriterebbe maggiore valorizzazione; su molti è possibile salire, ma non oggi.


L'Airspeed Ambassador è uno degli esemplari esposti - una rarità, con soli 23 esemplari prodotti. Fu costruito unicamente per la British European Airlines, prima che Airspeed venisse acquisita da de Havilland, e i successivi progetti cancellati.




Un impennaggio verticare a mezzaluna... sarà mica...




... un VC-10 della BOAC?




Non ci facciamo mancare neppure un BAC 1-11 in livrea British Airways.




Tira un vento dannato e, visto che qualcuno che non ha proprio la capigliatura di Branduardi, si è scordato il cappellino, siamo costretti a rientrare in una delle strutture al chiuso. Che poi tanto male non è, visto che l'ultimo hangar che visitiamo è l'American Air Museum, costruito principalmente per celebrare la presenza dell'USAF in Inghilterra. Sir Norma Foster ci ha messo il suo zampino, et voilà il risultato:




Ma quel che conta è l'interno, giusto? E l'interno è da sbavo, per quella che è la più completa collezioni di velivoli militari americani al di fuori degli Stati Uniti.




Poter passeggiare sotto e sopra un B-52 non è proprio una cosa usuale.





Ma occhi e cuore sono tutti per lui:




L'SR-71 Blackbird, frutto di quella mente geniale che fu Kelly Johnson, è uno di quegli oggetti che trascende l'uso per cui è stato creato (per inciso, la ricognizione aerea) ed è l'esempio di quel sogno americano che si è un po' appannato ultimamente. Una macchina straordinaria, ritirata dal servizio prematuramente e irresponsabilmente.




Finito il giro, il resto del programma prevede sfondarci le viscere con sano cibo inglese da pub. Ne troviamo uno non lontano dal museo, The Ickleton Lion; ovviamente, da buoni italiani, arriviamo che la cucina sta ormai chiudendo - saranno le quattro del pomeriggio, orario in cui i civili inglesi iniziano a bere, mica a mangiare.







Usciamo che ormai il crepuscolo avanza, gonfi di birra scura e di bread & butter pudding affogato in una salsa alla vaniglia così densa da poterla usare come malta.




Mi chiedo ancora come siamo arrivati sani e salvi all'autonoleggio, dove hanno provato, per la seconda volta, a fregare il buon Falkux. Ritorniamo in aeroporto dove bighelloniamo alla meno peggio finché i vari voli che ci riportano nei tre angoli del Belpaese, non ripartono dai rispettivi gate.

Evito di mettere foto (che non ho) dei voli, e spero che il report incentrato sul solo museo sia di interesse :)

DaV
 
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nicolap

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Io trovo più sorprendente che l'intero gruppo ne sia uscito sulle proprie gambe e non in ambulanza, con le rotule spezzate da una mazza chiodata made in Sofia.
Diciamo che prima della mazzata, il rischio più concreto era quello della leptospirosi per chi era entrato negli uffici.
 

londonfog

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Bello, noto pero' che il Comet non e' uno dei primi modelli, i finestrini sono tondi.

Piccola nota (dolente) di colore, sono abbastanza "diversamente giovane" per aver volato su tutti gli aerei civili fotografati tranne l'Airspeed. Volo su un COmet Dan-Air, charter studentescio fine anni sessanta.
 

Namurese

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È anche possibile andare da Stansted a Duxford in treno, cambiando treno a Bishop Stortford o Audley's End si arriva alla stazione di Whittlesford Parkway, a mezz'ora a piedi dal museo. È meglio acquistare il biglietto d'ingresso in anticipo su Internet, poiché a volte c'è una lunga fila alla cassa all'ingresso. A Duxford, tempo permettendo, puoi volare in un vecchio Dragon Rapid di Classic Wings, è divertente.
Ho volato con il Britannia G-AOVT e l'Ambassador G-ALZO che sono ora in mostra a Duxford. Tempus fugit !
 

I-DAVE

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6 Novembre 2005
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a Taiwan, nel cuore e nella mente
Scusate, un errata corrige all'esempio portato per la definizione di aviopirla:

"Sai, Gian va a New York questo weekend; per arrivarci farà tre scali, passando per Abu Dhabi, Da Nang e DOHA
invece che prendere il volo diretto" "Ah, è proprio un aviopirla!"

DaV
 
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AlicorporateUK

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9 Marzo 2009
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Sarajevo
Molto interessante e senz’altro un’idea per la prossima volta che capito in sede con un weekend di mezzo. By all means, well done and many thanks for sharing.

G